Dal 4 novembre è in tutte le librerie Fat shame. Lo stigma del corpo grasso di Amy Erdman Farrell, tradotto in italiano da Dorothea Teodoli per Tlon edizioni.
Amy Erdman Farrell è esperta in studi culturali e femminismo ed è docente al Dickinson College di Carlisle, in Pennsylvania. Il suo libro arriva ora in Italia ed è il primo di questo genere ad essere pubblicato dalla casa editrice.
L’illustrazione in copertina è di Chiara Meloni (www.chiaralascura.com) e la bellissima prefazione è del progetto e associazione Belle di faccia, ovvero la stessa Chiara Meloni e Mara Mibelli (www.belledifaccia.it).
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La trama
Le Belle di faccia hanno contribuito ad aprire in Italia un dibattito sulla fat acceptance, movimento nato negli anni Sessanta e secondo cui tutti i corpi sono validi; nella prefazione al libro, le due attiviste mettono subito in chiaro di cosa stiamo parlando: «Tutto è lecito: additarci al pubblico ludibrio, renderci il cattivo esempio, il prima di un dopo», ricevere «consigli, assistenza, dritte […] tanto che noi stesse non mettevamo in discussione il fatto che i nostri corpi fossero argomento di conversazione e che comunque dovessero essere in qualche modo corretti». La grassofobia impedisce infatti di mettere in discussione standard e modelli fittizi, che poco hanno a che fare con la salute fisica e molto con l’esperienza sociale.
Farrell stessa, infatti, sottolinea subito come lo stigma culturale si nasconda spesso dietro le preoccupazioni per la salute individuale ma «le connotazioni del grasso e della persona grassa – pigra, insaziabile, avida, immorale, senza controllo, stupida, brutta e senza forza di volontà» sono ben precedenti alla scoperta dei pericoli che comporta l’obesità.
Molto interessante è l’esplorazione storica del legame tra corpo e status sociale, indagine compiuta in dieci anni e con accuratezza da Amy Erdmann Farrell, che ad esempio aggiunge al testo anche vignette storiche e pubblicità d’epoca. Infatti il pregiudizio contro le persone grasse può essere brutale e diretto o sottile e sfuggente ma, nelle sue molteplici forme, contribuisce sempre a creare gerarchie sociali, intrecciandosi con la discriminazione razziale, di classe e di genere e finendo per costruire un’immagine di corpo giusto e “civile” a cui solo è riconosciuto un pieno diritto di cittadinanza. Ma lo stigma sociale del corpo grasso in una cultura che lucra sul corpo magro riguarda anche i bambini, la loro autostima, il bullismo che devono subire, come anche gli adulti, magari discriminati nella ricerca del lavoro perché considerati candidati non idonei.
Fat shame – La recensione
Amy Erdmann Farrell sa che Fat shame va in controtendenza rispetto all’opinione imperante in fatto di corpi grassi e rispetto alla fiorente industria pubblicitaria, consumistica e delle diete di moda da fine Ottocento in poi; ma sa anche che c’è tutto un movimento, il fat activism, che vede tante persone coinvolte e che merita testi di riferimento, merita una voce e merita soprattutto ascolto.
La casa editrice Tlon porta per prima in Italia un libro che parla di grassofobia e aggiunge così un importante tassello a un dibattito che va affrontato.
La filosofa Maura Gancitano scrive: «Il nostro corpo dovrebbe essere un territorio di libertà, scoperta e autodeterminazione, ma la società in cui viviamo stabilisce canoni e misure che portano a considerarlo semplicemente “giusto” e “normale” oppure no. Se il nostro è un corpo non conforme, la società ci fa capire che abbiamo qualcosa che non va, qualcosa di cui dovremmo vergognarci e cercare di cambiare a tutti i costi. Fatshame è il primo saggio sulla grassofobia a uscire in Italia, e ha quindi il compito di aprire una riflessione, spiegando l’origine di questa cultura, mostrando quanto siano profondi i pregiudizi nei confronti delle persone grasse e spingendo a cambiare finalmente lo sguardo sul proprio corpo e su quello degli altri».
Amy Erdmann Farrell
Casa editrice
Edizioni Tlon
Anno
2020
Genere
saggistica
Formato
Brossura
Pagine
368
Traduzione
Dorothea Teodoli
ISBN
9788831498197