Gregorio Magini è un autore interessante da scoprire, che oltre a scrivere coordina un interessante progetto di Scrittura Industriale Collettiva. Il suo nuovo romanzo, Cometa (NEO Edizioni), è la storia di ragazzi dei nostri giorni, incapaci di trovare un loro posto nel mondo. In questa intervista l’autore ci parla del suo libro e di cosa vuol dire essere giovani ed eroi nella realtà di oggi.
Gregorio Magini, sei coordinatore del progetto Scrittura Industriale Collettiva. Che cos’è? Ce ne vuoi parlare?
SIC è un progetto di scrittura collettiva che usa un metodo, appunto, di scrittura “industriale” per produrre racconti e romanzi. Lo ideammo Vanni Santoni ed io nel 2008. Ci abbiamo realizzato diversi racconti e un romanzo a cui hanno partecipato un totale di 115 autori. In territorio nemico, uscito per minimum fax nel 2013. Attualmente il progetto è in sonno criogenico. Ci sono moltissimi materiali sul nostro sito, www.scritturacollettiva.org.
Nel tuo nuovo romanzo, Cometa, è evidente la difficoltà del protagonista a trovare una sua collocazione nel mondo. Che cosa vuol dire oggi essere giovani?
Oggi non sono sicuro di saperlo perché non sono più giovane. Racconto una gioventù degli anni Novanta e Zero, gli anni prima della crisi che in fondo, rispetto alla situazione di oggi, si possono quasi considerare un periodo felice per i giovani italiani. Parlo relativamente, per situare certi parametri, non per mitizzare i decenni passati. Molti giovani se la passavano meglio dei loro corrispettivi odierni perché erano meno tartassati dalla necessità di studiare per lavorare e poi lavorare, e perché c’era semplicemente più libertà di movimento, meno controllo sociale. Abbiamo vissuto, noi che avevamo vent’anni allo scadere del millennio, l’ultimo scorcio di benessere diffuso (spesso più una mitologia che un dato di fatto, sì, ma la mitologia contribuiva in sé al benessere) e la sua disintegrazione. Abbiamo subìto il dileguarsi delle prospettive di futuro, che non erano tanto economiche, quanto soprattutto prospettive di un futuro alternativo, e ci siamo trovati a diventare adulti in una realtà distopica. È naturale se non ci sentiamo a casa. Come dovrebbero sentirsi i più giovani, che non hanno nemmeno mai visto niente di meglio?
I protagonisti del tuo libro passano da una storia all’altra, da una vita all’altra. È ancora possibile oggi vivere esperienze a pieno, senza irrequietezza o superficialità?
È possibile vivere appieno? Tutto è possibile. La cosa veramente impossibile è vivere appieno e poi scriverci un libro.
Gregorio Magini, che influenza ha il mondo social in Cometa e nei suoi protagonisti? Quanto conta nella vita di tutti noi? E che importanza ha oggi nel mondo della letteratura?
Mah, guarda, è un peccato perché ero riuscito a tenermi lontano da Facebook, l’avevo chiuso tra il 2013 e il 2017 perché mi davano noia le altre persone. L’ho dovuto riaprire proprio per via del libro e poi sai, da cosa nasce cosa, adesso ci passo un sacco di tempo sui social. E che penso? Che mi sento meno solo di prima perché ormai conoscere qualcuno fuori dai social è diventato imbarazzante. Però mi sento anche un po’ più solo di prima perché ho costantemente davanti queste rappresentazioni delle vite degli altri, mi viene voglia di farne parte di più, vederli più spesso, andarci a cena fuori insieme, ma come si fa? Per quanto riguarda la letteratura, non vedo l’ora che qualcuno inventi questa nuova forma letteraria interamente digitale in rete collettiva e distribuita, così la smettiamo di penare coi romanzi.
Ho parlato del tuo libro come di un “romanzo selvaggio, non addomesticato”. Come definiresti il tuo stile di scrittura? In quale forma narrativa ti senti più a tuo agio?
Ho problemi nel mantenere la concentrazione e la continuità emotiva che serve per scrivere non dico un romanzo o un capitolo, ma spesso una pagina, quindi riscrivo continuamente e ricomincio da capo ogni tre frasi. Ne risulta una stratificazione, dove l’ho letto? che lo stile si comprende solo come risultato di tutto ciò che resta escluso. Non so se è vero per tutti gli stili, ma nel mio caso sì. Proprio per questo motivo mi trovo più al sicuro con i racconti. Col romanzo, sento che i miei limiti sono testati più duramente, è faticoso.
In Cometa è forse possibile ritrovare un paradigma dell’eroe contemporaneo. Chi sono per Gregorio Magini gli eroi oggi? Quali prove devono affrontare? Quali le ricompense?
Credo nel 2003 scrissi una “Tipologia eroica a tema” in cui descrivevo cosa succede “nel caso in cui un eroe scorga all’altro lato del viale la sua amata, e stia passando un autobus”, confrontando diverse tipologie di eroi: l’eroe classico, il dongiovanni, l’antieroe, ecc. Il penultimo era l’eroe postmoderno, che si perde nell’analisi della complessità della situazione e non compiccia nulla. L’ultimo era l’eroe del futuro, così descritto: “L’eroe del futuro come sempre sa già, e trascende.” (Oggi al penultimo posto ci aggiungerei un eroe digitale che manderebbe un cuoricino alla sua amata o qualcosa del genere, ma vabbè.) Con Cometa in fondo ho fatto un esempio di quelle due categorie. In futuro non vorrei continuare ancora a muovermi su di esse. Diciamo che per fare una proposta positiva mi serve ancora del tempo. Diciamo per il prossimo libro, vorrei riuscire a pensare una figura eroica convincente, al di là di ogni discorso ironico, metaironico, ecc. Sicuramente non sarà un maschio.