Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano – Jude Ellison Sady Doyle

Ci piace guardare una donna crollare. Ci piace vedere la sua vulnerabilità, essere “sempre spettatori del naufragio di qualcun altro”. In particolare, amiamo osservare e commentare con minuziosa cattiveria ogni dettaglio della caduta di donne giovani, belle, famose, competenti e di successo.

Di questo parla Spezzate, un saggio potente che ci presenta celebrità di ogni epoca – da Charlotte Brontë a Miley Cyrus, da Mary Wollstonecraft a Taylor Swift, da Britney Spears a Hillary Clinton – come donne che hanno pagato la colpa di aver infranto i limiti imposti dalla cultura patriarcale, spaventosamente solida e sempre uguale a sé stessa attraverso i secoli.

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Il libro

Spezzate è il primo libro di Jude Ellison Sady Doyle, autore che lo scorso anno ha catturato i lettori italiani con Il mostruoso femminile, diventato in breve tempo un piccolo cult. Il testo risale infatti al 2016 ma viene ora pubblicato per la prima volta in Italia da edizioni Tlon, nella collana Numeri primi, con la Prefazione dell’autore aggiornata ai giorni nostri. La traduzione è di Laura Fantoni e Andrea Salomone. Lo splendido progetto grafico è sempre a cura di Caterina Ferrante e richiama la copertina “gemella” de Il mostruoso femminile.

Il titolo originale dell’opera è Trainwreck. The women we love to hate, mock, and fear…and why.

Trainwreck significa disastro ferroviario e indica sia il fatto in sé (un treno, una persona in questo caso, che esce dai binari), sia la morbosità con cui gli spettatori osservano i resti dell’incidente.

Il fenomeno riguarda eclusivamente le donne. Gli uomini famosi, infatti, finiscono al centro di campagne d’odio quando compiono gesti davvero eclatanti (mentre alle donne basta essere percepite come quella «arrogante, antipatica, che sembra voler piacere a ogni costo») e hanno più possibilità di riscatto (Steven Tyler, Keith Richards, Henry Miller, i Led Zeppelin per fare solo alcuni nomi di uomini che hanno ripristinato con facilità la loro reputazione).

E qui arriva una prima grande verità: «finché esiste una sfera pubblica, esistono donne che tentano di accedervi e che sono punite per questo. L’ardire di essere ascoltate è ciò che accomuna tutte le trainwreck».

Le donne hanno un posto assegnato e possono seguire una determinata narrazione; nel momento in cui questa diventa “sbagliata”, si ha una donna che infrange le regole della sua femminilità e va punita. In questo senso, secondo Jude Ellison Sady Doyle, la trainwreck è l’icona femminista più potente di tutte.

Spezzate – La recensione

La prima parte del libro si concentra sui presunti errori commessi dalla trainwreck. Quattro sono le donne di cui si parla nei rispettivi capitoli: Mary Wollstonecraft, Charlotte Brontë, Valerie Solanas e Billie Holiday. Ognuna di loro è stata punita, in vita o poco dopo, per la condotta inadeguata ai costumi dei suoi tempi (le epoche sono tante ma accomunate da una discreta misoginia).

La seconda parte di “Spezzate” riguarda invece le scelte, le opzioni che una trainwreck ha nel momento (e nel contesto storico-sociale) in cui inizia a essere additata come tale. Può stare zitta, come Harriet Jacobs, autrice di Vita di una ragazza schiava, un romanzo autobiografico ritenuto scritto da un’altra persona; può alzare la voce, come Sylvia Plath; può incarnare il capro espiatorio, come è accaduto sia a Hillary Rodham Clinton sia a Monica Lewinsky. Infine, può diventare una rivoluzionaria ed è questo il caso di Théroigne de Méricourt e dell’insospettabile Maria Antonietta (l’unica donna anon aver scritto romanzi o saggi tra quelle citate nelle “anatomie” delle trainwreck).

Se questo libro avesse visto la luce oggi sarebbe molto diverso, come scrive lo stesso autore nella prefazione, perché le celebrità contemporanee di cui parla hanno attraversato alti e bassi nel frattempo, si sono trasformate da vittime a carnefici, e viceversa. Lo stesso Jude Ellison Sady Doyle è diverso rispetto al 2016 (ha intrapreso un percorso di transizione e chiede l’uso dei pronomi he/they, quindi del maschile in italiano).

Una cosa è certa: se si parla ancora oggi di diffusione della sindrome dell’impostore soprattutto tra le donne di successo o del divario di autostima/ambizione tra uomini e donne, evidentemente la strada da percorrere è ancora lunga.

Come afferma Jude Ellison Sady Doyle, però, deve essere chiaro che «le donne non meritano di essere libere perché sono buone. Spesso, anzi, non lo sono affatto. Le donne meritano di essere libere perché sono esseri umani. Per nascondere questa verità, abbiamo costruito attorno a loro un edificio antico, gigantesco e crudele: la cultura della trainwreck».

copertina
Autore
Jude Ellison Sady Doyle
Casa editrice
Tlon
Anno
2022
Genere
saggistica
Formato
Brossura
Pagine
297
ISBN
9788831498654
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diMarta Lilliù

Sono nata ad Ancona nel 1985 e sono cresciuta ad Osimo. Sono laureata in Lettere (Università degli Studi di Macerata) con una tesi in Storia Moderna sulle Suppliche del XVIII sec. dell’Archivio Storico di Osimo. Sono diplomata in Pianoforte e in Clavicembalo (Conservatorio “G.Rossini” di Pesaro).
Dal 2012 abito e lavoro in Liguria, dove ho approfondito l’ambito della didattica musicale (abilitandomi all’insegnamento del Pianoforte presso il Conservatorio “N.Paganini” di Genova) e della didattica speciale, cioè rivolta al Sostegno didattico ad alunni con disabilità (Università degli Studi di Genova). Ho vissuto a Chiavari e Genova. Attualmente vivo a Sestri Levante, dove annualmente si svolgono il Riviera International Film Festival e il Festival Andersen.
Sono docente di Pianoforte a tempo indeterminato a Levanto, Monterosso e Deiva Marina.
Abbandono talvolta la Liguria per muovermi tra le Marche e Londra, città in cui ricopro ufficialmente il ruolo di...zia!