Febbre è il primo libro di Jonathan Bazzi. Pubblicato esattamente un anno fa da Fandango Libri, è candidato al Premio Strega 2020. La copertina è opera di Elisa Seitzinger.
Leggere Febbre durante la pandemia da Covid-19 significa parlare di virus e in generale di malattia con una rinnovata consapevolezza.
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La trama
Il libro presenta la storia di Jonathan Bazzi, nato a Milano ma cresciuto a Rozzano/Rozzangeles, il Bronx del Nord dove si trova la gigantesca torre della Telecom.
La narrazione della storia autobiografica parte dal gennaio 2016, dalla comparsa di una misteriosa febbre che non se ne andrà mai più via. Una febbre fastidiosa, sconosciuta, debilitante e continua, come continuo è il filo del racconto che tiene insieme tanti pezzi di vita, dalla nascita al presente.
Il lettore si ritrova a seguire le vicende di Jonathan bambino, della sua famiglia che oggi si definirebbe quantomeno disfunzionale, della crescita di un diverso in un contesto non semplice.
Nord e sud Italia si mescolano nel sangue, nei caratteri e negli stili di vita spesso violenti, spesso melodrammatici, sotto una pretesa forma esteriore di normalità.
Jonathan è omosessuale e tra le pagine, dopo infinite insistenze con dottori non sempre all’altezza del loro ruolo, scopre di essere positivo al virus dell’HIV.
Tra continui flaskback, troviamo gli incontri con altri uomini, i personaggi di famiglia ampiamente descritti in interi capitoli, le tante scuole frequentate, i coetanei, i lavori, l’università, il fidanzato Marius, la scoperta graduale di una malattia tabù così diffusa ma di cui nessuno parla, nessuno sa.
Ci sono tanti ingredienti in questo libro e tra loro colpisce l’amore per lo studio e per la conoscenza che, forse, è la vera unica salvezza di un ragazzo fra tanti nella periferia. E questo amore non glielo ha trasmesso nessuno, infatti nessuno considera particolarmente importante il percorso di istruzione di Jonathan: lui può essere il migliore della scuola, invidiato, competitivo, portato come esempio dai professori ma in casa tutto questo non conta, non è rilevante, non è visibile.
Jonathan Bazzi. Febbre – La recensione
Questa non è solo la storia di Jonathan Bazzi: c’è un pezzetto di Italia berlusconiana, tra Milano Tre e personaggi telesivi dei canali Mediaset anni Novanta e Duemila; ci sono i luoghi, come Rozzano o come il S.Raffaele, che più che uno sfondo sono un sentimento e un contenitore di storie che sono solo storie, né belle né brutte – non c’è edulcorante, non c’è giudizio, c’è solo la descrizione di una realtà così com’è.
Febbre si divide in tanti piccoli capitoli: un continuo, costante andirivieni tra il presente e il passato.
Tutto è scritto al presente, con frasi spesso brevi e lapidarie. Perché la persona è la stessa, perché gli anni passano ma la costruzione e la scoperta di sé è continua, nonostante o forse proprio grazie ai tanti cambiamenti, ai ripensamenti sul proprio progetto di vita e alle difficoltà.
La dedica che apre tutto è ai bambini invisibili, perché quello che accade all’interno delle famiglie e in generale nel mondo degli adulti (ma anche dei coetanei, così distanti) lo sanno davvero solo il bambini invisibili. Quelli che osservano tutto, quelli costretti al silenzio da situazioni paradossali, inadeguate, inaccettabili. Quelli che provano ad alzare la voce, provano a privare gli altri anche solo dello sguardo o del saluto ma che comunque non contano. Quelli che poi regalano il loro bellissimo mondo a tutti noi.
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Jonathan Bazzi
Casa editrice
Fandango Libri
Anno
2019
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
328
ISBN
9788860446060