Ijeoma Oluo – E così vuoi parlare di razza?

La casa editrice Tlon ha pubblicato a marzo il best-seller americano “So you want to talk about race” (2019) di Ijeoma Oluo. Uscito nella collana Numeri Primi, tradotto in italiano da Carlotta Mele, “E così vuoi parlare di razza?” è un libro quanto mai attuale e utile, se si vogliono affrontare con crescente consapevolezza conversazioni in cui si finisce purtroppo assai spesso per pensare “Eh ma che esagerati!” o “Non si può più dire niente!” o peggio ancora “Io non sono razzista”.

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Siete razzisti perché…

“Siete razzisti perché siete nati e cresciuti nella società razzista del suprematismo bianco. Il razzismo necessario a tenere in piedi questo sistema è intessuto in ogni aspetto delle nostre vite. È impossibile ereditare il privilegio bianco alla nascita, apprendere la storia del razzismo a scuola, vedere film razzisti che lo sostengono, lavorare in un posto razzista che lo sostiene, votare per governi razzisti che lo sostengono… e non essere razzisti”. Ijeoma Oluo è una scrittrice e giornalista americana, cresciuta a Seattle. È anche una donna nera di razza mista, figlia di una donna bianca e di un immigrato nigeriano. Scopo del libro è fornire strumenti a bianchi e a persone di colore (termine che in italiano non si usa ma è qui inteso come POC – people of color cioè persone afroamericane, ispanoamericane, asioamericane, nativo americane ecc.) per avere conversazioni basate sulla consapevolezza di ciò che si sta dicendo; di più, l’ambizione di questo prezioso testo è proprio quella di motivare e guidare azioni reali, al di là delle parole, per decostruire pezzo per pezzo il suprematismo bianco, che tanti danni continua a fare. Il percorso di Ijeoma Oluo, in tal senso, nasce quando il successo è ormai assodato. Così, il suo blog di cucina si trasforma in uno spazio su di lei, pieno di domande su ciò che riguardava lei come donna nera e la sua famiglia e comunità. Si sa, quando ci si espone, non sempre si va bene a tutti, in questo caso agli amici bianchi. Ma il potere e la libertà dati da internet hanno fatto capire a tanti bianchi che fin lì si erano persi qualcosa, che potevano e volevano saperne di più, e a tante persone di colore che le loro voci ed esperienze erano tutt’altro che isolate. Parlare di razzismo oggi significa andare a scovare il modo subdolo, quasi impercettibile, in cui esso si è nascosto nella quotidianità. Come scrive Ijeoma Oluo, “si possono perdere amicizie, rovinare vacanze, perdere il lavoro” ma “dobbiamo parlare di razza. La razza è ovunque. Ignorarla non la fa scomparire. Non tenerla in considerazione ha effetti davvero nocivi sulle vite degli altri, per esempio nei consigli scolastici, nelle politiche comunitarie, negli enti locali”.

Il razzismo sistemico è una macchina

La macchina del razzismo sistemico “funziona indipendentemente dal fatto che tiriamo o meno le leve e, lasciandola in funzione, siamo responsabili di ciò che produce. Dobbiamo proprio smantellare la macchina se vogliamo un cambiamento”. Quello che sempre più spesso facciamo, invece, è rispondere “di pancia”, in base al sentimento del momento (paura, senso di colpa, confusione) e a come esso viene abilmente manipolato da chi non ha interesse a cambiare lo status quo. Ma i problemi creati dal razzismo sono così tanti e sistemici (economia, educazione, carceri, scarsa o nulla rappresentanza politica) che “non possiamo risolverli su un piano puramente emotivo, dobbiamo guardare il quadro generale”. Capitolo dopo capitolo, Ijeoma Oluo ci conduce in una selva intricatissima, dissipando ogni nebbia, che si tratti di privilegio, intersezionalità, police brutality, azione positiva, school-to-prison pipeline, parola con la n, capelli, appropriazione culturale o anche del mito della minoranza modello. Quest’ultimo aspetto, purtroppo, vede le popolazioni di origine asiatica schiacciate nell’immagine di minoranza ideale per il suprematismo bianco: a loro si affibbiano gli stereotipi di successo scolastico, economico, educativo (educazione rigida) che isolano quei giovani che non aderiscono a tali oneri e aspettative.

E così vuoi parlare di razza – La recensione: Manuale, autobiografia, saggio

“E così vuoi parlare di razza?” è uno di quei libri da tenere sempre a portata di consultazione, tanto è denso di informazioni preziose per tutti. Si tratta di un testo anche molto originale, capace di mescolare momenti di conversazione (pone domande dirette a chi legge, con tono colloquiale) a pagine legate all’infanzia e in generale alla vita vissuta dall’autrice; scoprirete come le storie di personaggi come Martin Luther King e Malcolm X sono state recepite e tramandate all’interno della stessa comunità nera; troverete anche riflessioni su fatti di cronaca, con le persone uccise (anche in tenera età, purtroppo) dalla polizia senza alcun motivo, per il solo fatto di non essere bianche. Il libro è anche un manuale, ricco di elenchi e suggerimenti per affrontare concretamente certe discussioni e situazioni, in base al punto di vista dei bianchi e del resto del mondo.

“Ogni giorno avete l’occasione di rendere il mondo un posto migliore, sentendovi un po’ a disagio e chiedendovi: “Chi non ha le stesse opportunità e libertà che ho io adesso?”. E’ con queste interazioni quotidiane che si mantengono i sistemi oppressivi, ma è con la consapevolezza che si possono abbattere”.

copertina
Autore
Ijeoma Oluo
Casa editrice
Edizioni Tlon
Anno
2023
Genere
saggistica
Formato
Brossura
Pagine
266
Traduzione
Carlotta Mele
ISBN
9788831498814
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diMarta Lilliù

Sono nata ad Ancona nel 1985 e sono cresciuta ad Osimo. Sono laureata in Lettere (Università degli Studi di Macerata) con una tesi in Storia Moderna sulle Suppliche del XVIII sec. dell’Archivio Storico di Osimo. Sono diplomata in Pianoforte e in Clavicembalo (Conservatorio “G.Rossini” di Pesaro).
Dal 2012 abito e lavoro in Liguria, dove ho approfondito l’ambito della didattica musicale (abilitandomi all’insegnamento del Pianoforte presso il Conservatorio “N.Paganini” di Genova) e della didattica speciale, cioè rivolta al Sostegno didattico ad alunni con disabilità (Università degli Studi di Genova). Ho vissuto a Chiavari e Genova. Attualmente vivo a Sestri Levante, dove annualmente si svolgono il Riviera International Film Festival e il Festival Andersen.
Sono docente di Pianoforte a tempo indeterminato a Levanto, Monterosso e Deiva Marina.
Abbandono talvolta la Liguria per muovermi tra le Marche e Londra, città in cui ricopro ufficialmente il ruolo di...zia!