La casa editrice indipendente Tlon pubblica da anni una collana chiamata Numeri Primi, una serie di testi che sono come dei mattoni fondanti per orientarsi su tematiche del contemporaneo quali attivismo, studi di genere, razzismo, percezione del corpo. Spesso sono anche i primi saggi di giovani autori e autrici, professionisti già noti che scrivono per testate di vario genere e sono attivi sui social come divulgatori. Si è sempre fatto così – Spunti per una pedagogia di genere è il primo saggio di Alessia Dulbecco, pedagogista, formatrice e counsellor specializzata nel contrasto alla violenza di genere.
Il libro
Parlare oggi di pedagogia, in Italia, significa ancora addentrarsi in qualcosa dai contorni indefiniti. E se la scienza è poco nota, figurarsi il mestiere: cosa fa il pedagogista? In che modo attua il suo intervento, in quale contesto? Chi sono i destinatari del lavoro del pedagogista?
Ciò premesso, va da sé che scrivere un intero libro sulla pedagogia di genere è impresa ancora più ardua, se l’obiettivo è raggiungere un pubblico di persone non specializzate. Alessia Dulbecco riesce pienamente nell’intento, utilizzando un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti; Si è sempre fatto così è pensato in particolare per genitori, educatori e docenti che vogliono contribuire a quel cambiamento che è già in atto nella nostra quotidianità, anche se non mancano gli ostacoli – perfino in ambito accademico, dove la pedagogia di genere è entrata (se è entrata) solo di recente.
Si è sempre fatto così – La recensione
Dunque perché mettere in discussione, con la pedagogia di genere, i cosiddetti stereotipi (immagini fisse, radicate, limitate e limitanti) se si tratta di bambini e bambine? Perché, scrive Dulbecco, “educare maschi e femmine attraverso modelli più liberi e consapevoli permetterà loro di crescere nel pieno rispetto delle proprie capacità”. Pensiamo a una bambina che indossa una felpa azzurra: nessun problema. Pensiamo a un bambino che indossa una maglietta rosa (ma anche a un ragazzo che ama la moda e non è interessato al calcio): qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire (anche attraverso insulti e aggressioni fisiche). Certo, è difficile decostruire qualcosa che viene dato per naturale. Finché non si scopre che di naturale c’è ben poco e che in nessun modo “si è sempre fatto così” – basta dare un’occhiata ai ritratti dei sovrani europei di qualche secolo fa: calze, tacchi, boccoli e colori rosa addosso agli uomini erano la normalità. A fine Ottocento, ci racconta ancora Dulbecco, il modello romantico entra in crisi e viene soppiantato dallo stile di vita tipico dell’era dell’industrializzazione: l’uomo si deve mostrare forte, eroico, impermeabile alle emozioni. Da qui, tutta una serie di implicazioni che ancora oggi regolano le nostre vite in tutto il mondo. La naturalità, in tutto questo, non esiste; certo, sussistono le differenze biologiche ma queste non possono in alcun modo giustificare le disparità di genere. Oggi abbiamo tutte le conoscenze e le possibilità per modificare tale diseguaglianza.
Come per tanti temi di attualità, anche qui va evitata in ogni modo l’ottica emergenziale: solo l’educazione di genere e un cospicuo investimento statale (al momento scarso o assente) possono portare alla prevenzione della violenza di genere, diffusa in modo capillare in tutta Italia. Dulbecco, dopo anni di esperienza nei centri antiviolenza, afferma infatti che la violenza non esplode quasi mai all’improvviso e ha a che fare con la disparità di potere tra chi la agisce e chi la subisce. Ecco perché la pedagogia di genere non si occupa, come molti pensano, solo di infanzia ma anche di adolescenza e età adulta, proprio le tre grandi sezioni in cui si divide il libro. Scoprirete, leggendolo, che ciò che apprendiamo in ambiente domestico o scolastico può fare la differenza nelle nostre relazioni e nella fine della violenza di genere.

Alessia Dulbecco
Casa editrice
Edizioni Tlon
Anno
2023
Genere
saggistica
Formato
Brossura
Pagine
178
ISBN
9791255540182