Filosofia della maternità, il nuovo libro di Selena Pastorino

La filosofa genovese Selena Pastorino torna ancora a scrivere per la casa editrice Il melangolo. Dopo la pubblicazione di “Filosofia della danza” (2020) ci regala lo splendido “Filosofia della maternità” (2021): i due testi vanno così a formare un dittico inscindibile, legati dal comune argomento del sentire del corpo.

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Mettere il sentire del corpo in parole

Selena Pastorino (Genova, 1986) è Dottoressa di ricerca in Filosofia e docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Mazzini di Genova. Si occupa di pensiero nietzscheano (Prospettive dell’interpretazione, ETS, 2017; Per la dottrina dello stile e Da quali stelle siamo caduti?, il melangolo, 2018), pop-filosofia (Black Mirror con Fausto Lammoglia, Mimesis, 2019) e filosofia del corpo (Filosofia della danza, il melangolo, 2020). Nel 2018 è diventata mamma e dalla sua esperienza di vita nasce  il nuovo libro, scritto in un momento particolare, cioè durante la quarantena di inizio 2020.

Come abbiamo già scritto, Selena Pastorino mette su carta il sentire del corpo, impresa assai ardua perché si tratta di tradurre e comunicare un’esperienza individuale e al contempo umana che non trova facilmente spazio nella nostra società, così presa da tutto ciò che è immagine e dal corpo inteso come oggetto da mostrare, nascondere, modificare, mortificare, sottoposto al giudizio costante di chiunque.

I richiami diretti ai filosofi sono pochi: vengono citati Lévinas, Nietzsche, Heidegger, Arendt e Derrida. Tutto il resto lo si trova scorporato dal testo, in un più che esaustivo apparato di note in chiusura del libro. Questo rende la lettura del libro più intima e scorrevole, in un dialogo davvero molto personale e al contempo diretto. Non ci sono metafore né giri di parole: qui si parla di carne, cuore, stomaco e placenta, di pelle e seno, dunque di un vissuto che diventa un percorso in piccoli capitoli intensi e molto profondi.

Da questo sorprendente, palpitante viaggio di un corpo, che può essere vissuto anche da chi legge con grande partecipazione, entrano ed escono persone care (le famiglie d’origine, la nuova famiglia, la nuova vita nata da questa, gli amici di sempre), professionisti (si parla di violenza ostetrica e di medicalizzazione del parto), la società tutta (con la retorica della colpa, con la guerra che ogni donna deve combattere in un mondo che non è costruito per lei e che non perde occasione per ricordarglielo – quindi la guerra si combatte, silente, anche nella veste di madre di un’altra donna).

Il nuovo libro di Selena Pastorino – La recensione. La filosofia deve ripartire dal corpo (e dalle donne)

Si sa più dei mari che navighiamo che della maternità, come giustamente recita in apertura del libro la citazione da Nato di donna di Adrienne Rich. La storia della filosofia occidentale ha tagliato fuori l’esperienza corporea, la prospettiva personale, l’unicità e la specificità del corpo, che è sempre di qualcuno. La filosofia, così disincarnata, ha voluto fare astrazione del corpo, non partire dal pensiero incarnato in generale e dal corpo materno in particolare. Solo in pochi lavori, spiega Pastorino, alcune autrici sono state capaci di partire dal proprio corpo per riflettere di maternità. E invece qui si parla proprio della mia carne, com’è scritto nel titolo del capitolo iniziale. La filosofa aggiunge anche che mai come nel caso di una maternità il personale è politico.

Scrive quindi Pastorino: «il corpo è ciò che la ragione non si aspetterebbe di dover apprendere, credendo di trovarselo già a disposizione»; il momento in cui il corpo dei figli si scinde da quello materno, è di nuovo l’avvio della ricerca di un equilibrio tra ragione e corpo, «per fare intero intorno alla novità di una mancanza, al compimento di una presenza piena».

Davvero molto interessanti le riflessioni sulla voce come ampliamento della presenza fisica del corpo e sul crescere inteso come accettazione del fatto che si deve morire, con la cruda consapevolezza che «se leasciarsi crescere significa accettare la propria morte, lasciar crescere gli altri significa accettare l’altrui morte».

Il percorso di far accadere la crescita non si conclude ma il libro si chiude con una dichiarazione d’amore a quel tu / te che è la figlia dell’autrice, sempre presente tra le pagine anche senza essere mai esplicitamente citata: «Si è fatto tutto così chiaro e luminoso che mi sembra quasi ridicolo. Ed è da questo ridere che traggo ogni forza, per ogni difficoltà» scrive Selena Pastorino «come la responsabilità che, da quando ci sei, sento di dover esercitare nei confronti del mondo, quasi che ne fossi stata ammessa come parte integrante solo con te, dopo aver vissuto per anni dietro le quinte. Mi hai ancorata a me stessa, mi hai resa corporea davvero».

copertina
Autore
Selena Pastorino
Casa editrice
Il Melangolo
Anno
2021
Genere
saggistica
Formato
Brossura
Pagine
238
ISBN
9788869833038
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diMarta Lilliù

Sono nata ad Ancona nel 1985 e sono cresciuta ad Osimo. Sono laureata in Lettere (Università degli Studi di Macerata) con una tesi in Storia Moderna sulle Suppliche del XVIII sec. dell’Archivio Storico di Osimo. Sono diplomata in Pianoforte e in Clavicembalo (Conservatorio “G.Rossini” di Pesaro).
Dal 2012 abito e lavoro in Liguria, dove ho approfondito l’ambito della didattica musicale (abilitandomi all’insegnamento del Pianoforte presso il Conservatorio “N.Paganini” di Genova) e della didattica speciale, cioè rivolta al Sostegno didattico ad alunni con disabilità (Università degli Studi di Genova). Ho vissuto a Chiavari e Genova. Attualmente vivo a Sestri Levante, dove annualmente si svolgono il Riviera International Film Festival e il Festival Andersen.
Sono docente di Pianoforte a tempo indeterminato a Levanto, Monterosso e Deiva Marina.
Abbandono talvolta la Liguria per muovermi tra le Marche e Londra, città in cui ricopro ufficialmente il ruolo di...zia!