Il processo ai Chicago 7

Il processo ai Chicago 7: la legge non è uguale per tutti

Il processo ai Chicago 7 è un film che ha avuto e sta avendo molto successo. La pellicola di Aaron Sorkin, tra alti e bassi, racconta la storia di sette persone che finiscono sotto processo per l’interruzione della convention democratica nel 1968 a Chicago.

Il processo ai Chicago 7 ha fatto il pieno di candidature ad importanti premi cinematografici: 5 candidature a Premi Oscar, 5 candidature e vittoria di un premio ai Golden Globes, 3 candidature a BAFTA, 6 candidature e vittoria di 2 Satellite Awards, 6 candidature e vittoria di 2 Critics Choice Award, 3 candidature a SAG Awards, 1 candidatura a Writers Guild Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, Il film è stato poi premiato a AFI Awards, e ha ottenuto 1 candidatura a ADG Awards.

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La trama

Nel 1968, in pieno conflitto del Vietnam, si tiene la convention del Partito Democratico. Nel corso dell’evento, Chicago è terreno di violentissimi scontri tra manifestanti e polizia.

Alcuni esponenti della controcultura giovanile di sinistra, vengono fermati e letteralmente scelti come capro espiatorio per la violenta repressione delle proteste che in quel momento avviene non solo a Chicago, ma in tutti gli Stati Uniti.

Con loro viene ingiustamente accusato anche Bobby Seale, co-fondatore del movimento delle Pantere Nere, che a Chicago era stato solo per 4 ore.

Nel corso del processo sono molte le testimonianze di poliziotti infiltrati nella protesta, e così l’esito si indirizza subito verso la condanna. Il giudice, poi, è talmente di parte da prendere decisioni bizzarre e da pilotare il verdetto della giuria.

Il processo ai Chicago 7

Il processo ai Chicago 7 – La recensione

Il processo ai Chicago 7 non è solo il racconto degli eventi e delle proteste avvenute nel corso della convention, ma è il ritratto di un certo modo di pensare del tempo, negli Stati Uniti e nel mondo.

Protagonista è la controcultura di sinistra, che Aaron Sorkin decide di guardare con ironia, con forse troppa leggerezza, mai troppo in profondità. Il titolo, d’altronde, parla chiaro. Il film quindi si concentra sul processo in sé, un po’ sulle violenze della polizia, ma forse poco sui motivi della protesta, sulle radici del movimento.

Non era forse il compito del regista, ma la scelta di imbottire il film di battute, di rapidità e brillantezza, di personaggi esilaranti, rende forse la struttura drammatica un po’ debole, lasciando il pathos maggiore solo al personaggio e alla vicenda di Bobby Seale.

Per il resto Il processo ai Chicago 7 funziona bene, con un cast di livello altissimo, la satira che pian piano prende il posto dell’indignazione e della rabbia per un processo ormai chiaramente manomesso dal giudice.

Un pezzo di storia portata sullo schermo dunque, per un racconto che colpisce, fa pensare, ammalia, ma forse manca di qualcosa per giustificare tutto questo clamore. Nell’anno della pandemia la qualità è complessivamente scesa, e anche per questo siamo certi che Il processo ai Chicago 7 avrà ancora molto successo e porterà a casa altri premi.

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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.