Un giorno di pioggia a New York

Un giorno di pioggia a New York – Woody Allen

Alle soglie degli 85 anni Woody Allen torna al cinema con Un giorno di pioggia a New York. Il regista si diverte e ci fa divertire dentro una commedia scoppiettante, sensibile ed ineffabile.

PINOCCHIO DI MATTEO GARRONE – LEGGI LA NOSTRA RECENSIONE

Tutto inizia con l’idea di un romantico weekend a Manhattan tra Gatsby Welles (l’emergente ventenne Timothée Chalamet) e la  sua fidanzata Ashleigh (Elle Fanning), approfittando di un’intervista che lei dovrà fare per il giornale dell’università ad un regista famoso ma in piena crisi “esistenziale” Roland Pollard (Liev Schreiber). Allen con grande disinvoltura attiva meccanismi narrativi tra comicità e sorriso amaro. Il tempo si sgretola, sgambetta, e arrivano i primi imprevisti e singhiozzi a sconvolgere il bel piano romantico tra i due innamorati. La città prenderà ad un tratto il sopravvento, dall’idea di quell’iniziale weekend appassionato, si trasformerà ben presto in un rocambolesco set dove qualsiasi cosa può succedere.

Ashleigh rispecchia la classica ragazza biondina di provincia (Tucson, Arizona) ingenua e timida con i suoi affidabili maglioni color pastello. Gatsby invece si presenta come un rampollo “altolocato” con il cuore da bohemienne dell’Upper East Side. Woody Allen ci accompagna con ritmo sincopato per l’intera pellicola al suono di swingin’ (Everything Happens To Me, Tom Adair, Matt Dennis, Art Pepper Quartet) recuperando a tratti l’atmosfera di quella pellicola così geniale che era Manhattan (1979).  Così come il jazz sa improvvisare sui toni, Allen improvvisa e consegna all’imprevisto la sua tonalità cromatica. La New York di Wood Allen si srotola lungo le strade, i quartieri e il côté dell’Upper East Side newyorkese. Occorrono novantadue minuti per far si che il  regista ci catapulti nuovamente nella sua città amata, incorniciando e raccogliendo un atlante psicologico ed umano di archetipi cinematografici partendo dal divo Diego Luna (Francisco Vega), passando per lo sceneggiatore infedele Jude Law e il regista depresso Schreiber, nonché la figura materna di Gatsby (scoprendone “altarini” di un passato che lo stravolgerà). Allen ama giocare con le disfunzioni sentimentali e comportamentali, aggiungendo riferimenti letterari e musicali sullo scorrere delle note di Eroll Garner, Irving Berlin, Michael Ierace. Il quarantanovesimo film di Woody Allen è un quasi ritorno alle origini. La pioggia dona un differente fascino alla città di New York.

Un giorno di pioggia

Se per Gatsby camminando con l’acqua sul viso tra le vie del Greenwich Village (epicentro del movimento della controcultura), la pioggia è semplicemente romantica, per Ashleigh invece la pioggia conserva momenti di tristezza profonda, preferendo perdersi dentro la metropoli di Downtown e Soho.

Un giorno di pioggia a New York si veste piano piano nei panni di un noir esistenziale, da un lato si evocano i “dolori del giovane Werther” (Gatsby), dall’altro Ashleigh tremendamente timida ed ingenua si ritrova nella trottola “stereotipata” del mondo del cinema convenzionale tra un attore famoso alla ricerca di sesso e un regista impegnato che affoga la sua depressione nell’alcool. Woody Allen è clinico nelle sue battute, mentre la sceneggiatura resta spiritosa ed intelligente e  la fotografia di Vittorio Storaro è deliziosa. É il destino, il filo rosso che lega tutta l’intera pellicola, il tempo impazzisce nel walzer degli imprevisti e in quello di Gatsby che incontra Shannon (Selena Gomez) dentro ad un set cinematografico. Proprio vero: sono queste le cose per cui vale la pena di vivere. Un giorno di pioggia a New York recupera il capolavoro alleniano Manhattan (1979) che torna dopo quarant’anni nella sua bellezza odierna con un diverso respiro “colorato”, dove questa volta è proprio il rumore della pioggia che regala a Gatsby l’epifania, inseguendo la bellezza e la speranza.

Un giorno di pioggia a New York è stato girato nell’autunno del 2017, il film sarebbe infatti dovuto uscire in sala nel 2018. Come noto la pellicola è rimasta a lungo bloccata dalla causa tra Woody Allen e Amazon Studios (che l’avevano prodotto e dovevano distribuirlo) e ha subito l’onta delle scuse pubbliche di Timothée Chalamet per aver lavorato con Woody Allen, in seguito alle accuse di molestie sessuali. Dopo le  polemiche sferrate da Mia Farrow, ex-moglie del regista americano, che rilanciano contro Allen le accuse di molestie alla figlia adottiva Dylan Farrow, dalle quali il regista fu assolto molti anni fa, ha spinto Amazon Studios, detentore dei diritti di distribuzione del film, a ritirarne l’uscita nell’agosto del 2018 e a sospenderla a tempo indeterminato. Tra i pochi coinvolti nella produzione a dichiarare pubblicamente che si trattava di un peccato e di un errore, l’inglese Jude Law. Nel gennaio 2019 una serie di intellettuali italiani hanno firmato un appello affinché il film potesse avere “la più ampia circolazione possibile”, e nel febbraio dello stesso anno Allen ha fatto causa ad Amazon Studios per 68 milioni di dollari. Il 20 maggio, la società ha restituito al regista i diritti di distribuzione del film.

copertina
Regia
Woody Allen
Genere
Commedia
Anno
2019
Attori
Timothée Chalamet - Elle Fanning - Selena Gomez - Jude Law -
Durata
92 minuti
Paese
USA
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diGiorgio Cipolletta

Artista e perfomer italiano, studioso di estetica dei nuovi media. Dopo una laurea in Editoria e comunicazione multimediale, nel 2012 ho conseguito un dottorato di ricerca in Teoria dell’Informazione e della Comunicazione. Attualmente sono professore a contratto per corso di Fotografia e nuove tecnologie visuali presso Unimc. La mia prima pubblicazione è una raccolta di poesie “L’ombra che resta dietro di noi”, per la quale ho ricevuto diversi riconoscimenti in Italia. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo saggio Passages metrocorporei. Il corpo-dispositivo per un’estetica della transizione, eum, Macerata. Attualmente sono vicepresidente di CrASh e collaboro con diverse testate editoriali italiane e straniere. Amo leggere, cucinare e viaggiare in modo “indisiciplinato” e sempre alla ricerca del dono dell'ubiquità.