M. Il figlio del secolo (Bompiani, 2018) non è un saggio, ma nemmeno è solamente un romanzo. E’ il primo, corposo volume, come annunciato dall’autore Antonio Scurati, di una trilogia di romanzo storico, dedicata a rivivere gli anni del fascismo, attraverso gli uomini e primariamente lui, il Duce che ne furono gli artefici.
Vincitore del premio Strega 2019, M. Il figlio del secolo è un romanzo storico che percorre gli anni della storia italiana dal 1919 al 1924. Attraverso una struttura da diario e una narrazione romanzata, da dietro le quinte, ripercorre il periodo dagli esordi del movimento fascista, la graduale affermazione del partito. Dettagli tra vita privata e pubblica di Mussolini. Dalla sua cacciata da parte dei socialisti, fino ad assurgere a uomo del potere, Duce del fascismo e dell’Italia.
Leggi anche – Premio Campiello 2020. Ecco la cinquina finalista
La trama
Anni e accadimenti raccontati attraverso le storie di tante figure. Quelle favorevoli, sostenitrici del partito, ma anche i contrari, anche all’interno del partito stesso. Fino alla fiera opposizione di quel Giacomo Matteotti, che ritorna più volte nel racconto storico. E proprio con il suo l’assassinio l’autore pone fine al romanzo.
Un lavoro enorme quello di Scurati, che alterna citazioni, estratti di documenti ufficiali, lettere, telegrammi, diari, stralci di discorsi che costituiscono la parte saggistica del libro e al tempo stesso rappresentano memoria e testimonianza dei fatti. Reperti che compendiano capitoli dai quali si dipana una narrazione romanzata dei fatti.
Una struttura che convince. Così come l’intercalare tra storicità e immaginazione stimola il lettore, lo coinvolge in una sorta di avvincente commistione tra realtà e fantasia dove si perde il limite.
Benito Mussolini è ovviamente il fulcro di tutta la narrazione. In M. Il figlio del secolo l’autore non interviene, non lascia trasparire il proprio giudizio. Condannare, giustificare, né tantomeno assolvere la figura del Duce è lo scopo di Antonio Scurati.
Ne ripercorre bensì i momenti di vita privata, diviso tra moglie e amanti, figli legittimi e bastardi, bordelli e prostitute. Nel privato ne esce la figura di un uomo quasi ossessionato dal sesso. Un uomo che consuma l’atto e subito dopo la sua attenzione viene attratta da altro ed è smanioso di essere altrove. Ma soprattutto, M. Il figlio del secolo, ripercorre i momenti salienti della vita pubblica dell’uomo politico, da direttore di un piccolo giornale in un fetido ufficio, fino al potere assoluto.
Il figlio del secolo. La recensione
Ed è sotto questo aspetto che ci viene consegnato un uomo che fa del bipensiero e dell’opportunismo la sua arma migliore. Intelligente, intuitivo, capace di interpretare e di cavalcare l’umore del popolo. Un politico furbo e avveduto che parla per slogan e affida l’azione e il rischio ad altri più o meno famosi. Tra tutti Gabriele D’Annunzio il sommo poeta che lo incita continuamente ad esporsi, a scendere in campo, alla lotta in prima persona.
“A Bologna, la grande madre, l’aper regina, lui non è il padre del fascismo, è soltanto il suo fuco”.
Il figlio del secolo non completa, non aggiunge nulla a ciò che già non si sappia del periodo fascista e di Benito Mussolini.
Antonio Scurati cataloga e interpreta.
Un’opera che ha fatto discutere, a partire dalle accuse di opportunismo nello scegliere l’argomento del libro da presentare in concorso al premio Strega.
E’ stato anche apertamente attaccato da Ernesto Galli della Loggia per gli errori presenti nella prima edizione. Errori che sono espressione del non essere in grado di orientarsi nella storia culturale italiana della prima metà del Novecento.
Resta il fatto che M. Il figlio del secolo è un romanzo storico che non esalta e non entusiasma, ma è piacevole.
Un lettore attento non può e non lo deve ignorare.
Poi, come per quanto riguarda tutti i fatti della vita, ognuno si farà la propria opinione.

Antonio Scurati
Casa editrice
Bompiani
Anno
2018
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
840
ISBN
9788845298134