Il romanzo d’esordio di Stefano Bonazzi, A bocca chiusa (Fernandel), è un racconto a tinte noir che porta il lettore a scavare pian piano nella vita del protagonista, disegnando un percorso di perdizione che porta inevitabilmente verso un finale tragico e spiazzante.
A bocca chiusa sembrerebbe quasi un invito a tacere dopo aver preso coscienza dell’infanzia di un ragazzino di dieci anni che in un caldo agosto è costretto a stare chiuso in casa con suo nonno, una sorta di belva umana che come un leone in gabbia sfoga la sua rabbia e la sua violenza sul nipote, inerme.
Lui, il ragazzino, è solo contro il mostro, non può vedere gli altri bambini, non riesce a superare la barriera della casa per proiettarsi nel mondo esterno. Così Stefano Bonazzi inizia a plasmare quei tratti di animale solitario che poi appiccica nel vero senso della parola al ragazzo, che comincia a crescere introiettando la violenza del nonno, a cui somiglia sempre di più.
Il racconto quindi è un passaggio dall’adulto al ragazzino del seme del male, e mentre il passaggio avviene non ci sono parole per descriverlo, ma solo momenti infiniti per covare questo seme, appunto, A bocca chiusa. Dopo la morte del nonno (che è aguzzino e carnefice) il ragazzino ormai cresciuto deve per forza trovare qualcun altro su cui scagliare e sfogare la sua rabbia, nata e alimentata nel tempo insieme al desiderio di vendetta.
A bocca chiusa è la genesi di un assassinio; non il resoconto minuzioso dei fatti che precedono il delitto, non la ricerca del colpevole, non le indagini serrate e i colpi di scena. In questo viaggio seguiamo i deliri del protagonista, e vediamo nascere l’istinto rabbioso che porterà poi alla morte, in un susseguirsi di violenze, privazioni, diseducazione sentimentale.
Stefano Bonazzi
Casa editrice
Fernandel
Anno
2019
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
220
ISBN
9788898605910