Tratto dall’omonimo racconto dello svedese John Ajvide Lindqvist, il regista danese di origine iraniana Ali Abbasi porta sullo schermo Border – Creature di confine (2018).
DOLOR Y GLORIA, IL NUOVO FILM DI PEDRO ALMODOVAR – LEGGI LA RECENSIONE
La pellicola narra la vicenda di Tina, una donna dall’estetica ambigua che lavora alla dogana portuale con una capacità capacità di fiutare l’odore delle emozioni delle persone. Un giorno Tina incontra una persona molto simile a lei, Vore. Da questo punto lo spettatore entra di diritto dentro ad un sottile confine, tra reale e immaginario, tra creature umane e animali. Dalla dogana ci spostiamo nella foresta. La storia mette in rilievo la perdita di equilibro e di identità di Tina, un dramma personale accentuato dal desiderio di libertà, di scoperta, di ritorno all’origine (sconosciuta). Tina e Vore rappresentano un mondo primitivo, antico, estraneo, un’ibridazione particolare tra animale ed essere umano. Piano piano che la storia scorre i confini divengono labili, da un lato gli uomini civilizzati, dall’altro le “creature selvagge” e ad un tratto essi cortocircuitano, si rovesciano, quasi un capovolgimento naturale dove i civili diventano selvaggi, mentre le creature acquistano un’umanità. Chi sono davvero Tina e Vore, qual è il confine identitario, quel bordo che separa natura e cultura, uomini e animali?
Ali Abbasi con Border tenta di superare i confini, decostruendo i bordi e tenendo il pubblico sempre in attesa di qualcosa di imprevedibile, addirittura perturbante, dentro e fuori la realtà. L’essere umano si trova nel limen (soglia) in cui si costruisce la sua realtà (la propria percezione) e le sue infinite sfumature, ibridazioni, sconfinamenti che spesso fa fatica ad accettare. Border disegna in maniera terribilmente perfetta un territorio su cui la costruzione identitaria diviene pericolosa. Tina si confronta continuamente con gli umani con le loro differenzazioni ed estrazione sociali, dai colleghi della dogana, ai cortesi vicini di casa, al suo ragazzo sciatto con cui convive, persino con il presunto padre che si trova malato e che sembra nascondere qualcosa di importante riguardo il suo passato. Allo stesso tempo Tina sente e vive una forte empatia con gli animali del bosco dove abita per poi esplodere carnalmente e sessualmente con Vore e tutta la sua oscurità. Umani non umani, troppo umani, troppo disumani, addirittura mostruosi.
Border nel suo essere fuori dalle regole esprime un dramma personale che mescola creature magiche, fantastiche con la pericolosità dell’essere umano. La pellicola nella sua prepotenza di sconfinamento, dopo aver conquistato la giuria nella sezione Un certain regard a Cannes, interroga e sorprende lo spettatore con una storia fuori dal comune, nell’incertezza dei generi e nelle transizioni dilaganti.
Ali Abbasi, con il suo secondo lungometraggio (dopo Shelley, 2016) si conferma pronto sempre a superare i confini e restituire allo spettatore un cinema nord-europeo coraggioso, potente e profondo dove l’ambiguità dell’essere umano si confonde sempre più dentro l’animale e nell’intimo del mostruoso.
Ali Abbasi
Genere
Fantastico
Anno
2018
Attori
Eva Melander - Eoro Milonoff -
Durata
108 minuti
Paese
Svezia