Georges Simenon – L’assassino

L’assassino, di Georges Simenon, di certo non deluderà gli appassionati di questo prolifico scrittore belga, le cui opere vengono pubblicate da Adelphi sin dal 1985. Si tratta di un romanzo breve, dallo stile accattivante e leggero, da bersi proprio come un drink, tutto d’un fiato in una calda sera d’estate.

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La trama

È questo sostanzialmente ciò che accade al buon Kuperus, medico di provincia dalla vita monotona e sempre uguale, la cui esistanza un giorno qualunque viene sconvolta da una lettera anonima che lo informa dei tradimenti della moglie. La consorte, cosa ancor più fondamentale per lui, non lo tradisce però con un uomo qualunque: il suo amante, infatti, il conte Schutter, è l’uomo più in vista del paese, quello più ricco, con la casa più bella, il maggiordomo in livrea e un’infinità di donne a disposizione; è l’uomo che Kuperus invidia di più, l’antagonista per eccellenza nella corsa all’ambito posto di presidente dell’Accademia del Biliardo, prestigiosa istituzione locale della quale ogni anno, inevitabilmente, Schutter viene nominato presidente, senza alcun merito se non il suo prestigio. È su di lui, molto più che sulla moglie, semplice comparsa di una vita medio-borghese, che si concentra l’odio del protagonista: Kuperus li ucciderà entrambi con un colpo di pistola, poi tornerà a casa, da Neel, la domestica scialba e annoiata che desidera da tempo, ma che non ha mai trovato il coraggio di sfiorare.

Da quel momento in poi, i due diventeranno amanti, ma questo non procurerà all’uomo alcuna soddisfazione, né egli riuscirà a gioire della sua segreta vendetta e del fatto che essa resterà impunita, non avendo gli inquirenti abbastanza prove per incriminarlo. Sopraffatto dal peso della colpa, ossessionato dai cocci della sua vecchia, ordinata e prevedibile esistenza, Kuperus finirà per diventare sempre più strano e inviso agli occhi dei suoi vecchi amici e concittadini: tenterà invano di riportare in vita quel passato di cui aveva ardentemente desiderato disfarsi, accorgendosi ben presto che ciò non è possibile, che egli non è in grado di riempire né di gestire in alcun modo il vuoto profondo e totale di cui è in balia.

L’assassino, di Georges Simenon – La recensione

Come per magia – magia della letteratura, s’intende – dopo le prime venti pagine il lettore tenderà a staccarsi dalle vicende che coinvolgono Hans Kuperus, il protagonista, per entrare nella sua testa, nei meccanismi insoliti e stranianti che l’omicidio scatena in un uomo che diventa assassino per sbaglio, non certo per vocazione; meccanismi in cui riecheggiano reminescenze letterarie classiche, perché tra le pagine di Simenon spunta sempre – evocato più o meno consapevolmente – il fantasma del Dostoevskij, che per primo, in Delitto e castigo, indagò il tormento e la follia in cui viene trascinato un animo colpevole incapace di reggere il peso di tale colpevolezza.

Architettando il duplice omicidio, infatti, Kuperus aveva pianificato ogni dettaglio, tranne il modo in cui si sarebbe ricostruito una nuova esistenza dopo aver distrutto la vecchia.

Aveva previsto ogni conseguenza, tranne quel vuoto spaventoso, colmabile solo da un’incombente follia.

copertina
Autore
Georges Simenon
Casa editrice
Adelphi
Anno
2011
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
153
ISBN
9788845926020
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