Neanche i cani è un libro affascinante e intrigante. Oltre quella prima riga – «Sfondano la porta a fine dicembre e portano via il corpo» – c’è una potenza di scrittura che attrae come un vortice, in cui si precipita e da cui si è incapaci di venir fuori.
L’unica via d’uscita in Neanche i cani è continuare ad andare avanti, fino alla fine, attraversando la vita convulsa, spasmodica e affannata dei protagonisti, Robert, Yvonne e Laura.
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La trama
Il cadavere di un uomo viene scoperto in casa: è la scena da cui si parte per scoprire un passato fatto di dolori e delusioni, di vite spinte al limite. La straordinarietà di questo libro sta nel modo in cui la storia ci viene presentata: esiste un “noi narrante” che, con il suo sguardo, ci accompagna lungo il romanzo, in ogni angolo della storia.
Noi seguiamo i personaggi mentre si muovono tra le stanze della casa, e sempre noi siamo insieme al cadavere dal suo ritrovamento fino alla cremazione finale. Un punto di vista costante, che assomiglia ad una sceneggiatura, con il lettore che dirige e nello stesso tempo si lascia dirigere dalla macchina da presa di questa sorta di presenza invisibile.
Grazie a questi occhi facciamo salti indietro nel tempo per sbirciare l’intimità dei protagonisti e scavare nel loro passato, imparando a convivere con il caos dell’alcolismo, della droga. Scopriamo l’errare a vuoto di ragazzi che, più che vivere, sopravvivono a stento nel mondo della tossicodipendenza.
Neanche i cani – La recensione
L’autore di Neanche i cani è in grado, nelle cinque lunghe parti che compongono il libro, di regalarci frammenti quanto mai diretti e inesorabili su percorsi che sono tutti simbolicamente contenuti nel cammino del cadavere di Robert verso l’obitorio e la cremazione, verso la distruzione finale.
Colpisce l’immagine della casa di Robert e Yvonne vista attraverso gli occhi del “noi narrante”: la presenza costante della muffa sulle pareti che logora pian piano le strutture porta a pensare al lento logorarsi di ogni personaggio e di ogni identità.
Poi c’è il ritmo frenetico che McGregor riesce a dare a questa storia, fregandosene della punteggiatura, dei dialoghi, dei normali schemi narrativi: conta essere dentro il libro, soffrire e farsi trascinare dal caso, nel caos. Nella terza parte del romanzo, poi, si condensa la bravura dello scrittore nello scavare l’animo umano senza cadere nella retorica o nella banalità.
«Guarda caso, siamo proprio bravi ad aspettare. Ci siamo allenati un sacco. Abbiamo tempo. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo». I nostri occhi dietro a scene piene di dolore, ad attese disperate di ritorni mai avvenuti. Il tempo accompagna nella solitudine, dentro piccoli dolori che diventano grandi storie, proprio come questa.
Jon McGregor
Casa editrice
ISBN Edizioni
Anno
2012
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
189
ISBN
9788876382178