Il gabbiano di Sándor Márai è un libro che parla della vita a un ritmo che non appartiene, per natura, alla vita stessa: è un romanzo che dilata il tempo, sospendendo l’istante in cui tutto accade per analizzarlo e sviscerarlo come a noi uomini normalmente non è concesso di fare.
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La trama
La storia di questo romanzo di Sándor Márai, semplice ed eccezionalmente paradossale, è quella di un uomo, un funzionario di Stato, la cui metodica vita viene improvvisamente sconvolta da un incontro curioso e inatteso. L’uomo ha appena controfirmato un documento che sancisce, di lì a poche ore, l’entrata in guerra del Paese, quando alla sua porta bussa Aino Laine – nome che in finlandese vuol dire “Unica Onda” – una giovane e affascinante insegnante proveniente dal Nord Europa, sfuggita alla guerra e partita alla ricerca di una nuova patria e un permesso di soggiorno.
Nel guardarla, l’uomo capisce che la vita gli sta giocando uno scherzo beffardo e perverso: la giovane, infatti, somiglia incredibilmente a Ilona, la donna che lui ha amato e che è scomparsa mesi prima, morta suicida per amore di un altro uomo.
Il gabbiano di Sándor Márai – La recensione
Alla soglia dei quarantacinque anni, dunque, proprio quand’egli inizia a sentire su di sé il peso incombente della vecchiaia, ecco che la vita sembra offrirgli un’altra occasione, uguale ma al contempo diversa dall’altra, ricca di sfumature uniche e difficili da cogliere. Ma chi è davvero Aino Laine, la giovane e bella donna che aldilà della scrivania lo fissa con i suoi incantevoli occhi grigioverdi, così simili a quelli dei gabbiani? Per scoprirlo, non gli resta che invitarla a teatro quella sera stessa, dando così inizio a un’interminabile notte di enigmi e domande, atteggiamenti indecifrabili e riflessioni ad alta voce.
All’alba, sia l’uomo che il lettore continueranno a interrogarsi sul senso della vita, pur avendo capito quale sia la miscela che ne rivela l’essenza: il mescolarsi di ossessiva ripetizione del passato, uguale e immutabile nei rituali e nelle esperienze, e sfumature uniche, dettagli che rendono il presente magicamente irripetibile, impossibile da catturare.
Il gabbiano (Adelphi) è un romanzo complesso e interessante, che offre notevoli spunti di riflessione perfino ai lettori più distratti; uno dei più interessanti, a mio parere, è la scomparsa dell’individualità nella moderna società di massa, fatta di uomini e donne che si imitano tra loro, frequentano gli stessi posti e amano le stesse cose, individui che sanno tutto senza conoscere davvero nulla e che hanno perso la loro unicità per trasformarsi in meri numeri, sostituibili e perfettamente intercambiabili. Uomini e donne soli anche se in coppia, morbosamente affetti da noia e mancanza di consapevolezza, con cui il destino si diverte a giocare mescolando frammenti di vita in combinazioni sempre nuove, riaccendendo passioni che sembravano sepolte e torturando gli animi con enigmatiche e sconcertanti casualità.
Come viene giustamente fatto notare nel risvolto di copertina, ancora una volta, dopo Le braci e Divorzio a Buda, al centro di un romanzo di Sándor Márai c’è un triangolo amoroso fatto di mistero ed emozioni inespresse, destinato a cambiare le vite dei protagonisti con quel tocco beffardo che solo un fato consapevole e dispettoso riesce a mettere in atto. E il nome “unica onda” altro non è se non metafora di ogni istante dell’esistenza umana: un eterno, seppur irripetibile, ritorno.

Sándor Márai
Casa editrice
Adelphi
Anno
2011
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
176
ISBN
9788845925955