Elisa Emiliani ha avuto molte esperienze nella vita. Classe 1986, dopo gli studi ha collezionato una serie di lavori precari e sottopagati, prima di un’esperienza oltremanica con un contratto a tempo indeterminato. Il senso di irrequietezza era però troppo forte, e così ha lasciato il lavoro per il volontariato.
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Solo Radio Wild (Dalia edizioni) è il suo terzo romanzo. Sonia, la protagonista, è una ragazza in piena crisi esistenziale.
La trama
Sonia, un’artista millennial in crisi di ispirazione, si trova a fare i conti con la precarietà della sua vita. La morte improvvisa di Telma, sua mentore e direttrice della scuola d’arte in cui lavora, la proietta in una profonda solitudine che amplifica il suo senso di inadeguatezza.
Una nuova trasmissione su Radio Wild, dedicata ai millennial in burnout, sembra parlare a quelli come lei… o forse proprio a lei? La rubrica Burnout generation diventa un’ossessione e Sonia si convince che Telma le stia indicando la strada da seguire attraverso le frequenze della radio.
Accompagnata da un ex fidanzato fedifrago, un eccentrico coinquilino e un’estrosa life-coach, Sonia dovrà affrontare il suo futuro e trovare la forza per intraprendere il viaggio verso la realizzazione di un sogno.
Solo Radio Wild – La recensione
Per comprendere davvero Solo Radio Wild, il terzo romanzo di Elisa Emiliani, occorre prima capire il significato di due concetti che stanno alla base della storia, e forse anche del nostro tempo.
Chi sono i millennials di cui tanto si parla? Sono persone tendenzialmente giovani, nate tra il 1980 e il 1994, che vivono quindi nella vita quel periodo di confine tra la giovinezza ormai passata e la piena maturità, con tutte le responsabilità annesse e connesse.
Al concetto di millennials si unisce quello di Burnout, definito come uno stato di stress cronico che conduce a un esaurimento fisico ed emotivo. Ad un certo punto ci si sente esausti, incapaci di portare a termine dei compiti, con l’idea che si debba sempre lavorare. Aumentano le difficoltà (affitto, lavoro, relazioni) e crescendo arrivano le cose della vita: matrimoni, lutti, funerali.
Il problema del burnout per i millennial è, oggi, un problema serio, che Elisa Emiliani decide di affrontare con una storia semplice ma non banale, ironica e profonda al tempo stesso. Decide di ambientarla nella provincia romagnola, tra persone “normali”, nelle quali ognuno di noi può rispecchiarsi.
Sì perché la crisi di ispirazione di Sonia, la protagonista, è un po’ la crisi che abbiamo attraversato anche noi, incapaci ad un certo punto di resistere alla precarietà della vita e con il rischio di incappare in quello che Elisa Emiliani chiama “vomito cardiaco”: espulsione di sentimenti per eccesso di incertezza. La gente ama o odia l’amore, insomma, l’amore è una parte fondamentale della vita, non perché sia importante in sé, ma perché tutti amiamo o odiamo l’amore.
Allora si mescolano le paure e i desideri, i pianti e le risate di gioia, la solitudine e l’affollamento, dei corpi e della mente. “Si può trasferire l’infranto di un cuore?”. In questa domanda, che dà il titolo ad uno dei capitoli del libro, c’è racchiuso a mio avviso tutto il senso del romanzo.

Elisa Emiliani
Casa editrice
Dalia Edizioni
Anno
2024
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
192
ISBN
9788899207717