Oxygen

Oxygen: claustrofobia e nuovi mondi

Oxygen è un film poco adatto a chi soffre di claustrofobia. Un prodotto che unisce thriller e fantascienza proiettando l’uomo ai confini della scoperta.

Un luogo chiuso da cui non è possibile uscire è l’ambiente in cui si svolge Oxygen, con il regista Alexandre Aja che decide di inserire rimandi non troppo velati ad altri capolavori del genere.

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La trama

Dal nulla, all’improvviso, una donna si risveglia all’interno di una capsula. In preda al panico più totale, scopre di essere intrappolata in una speciale rete e collegata ad elettrodi. Degli aghi ed alcune sonde, poi, la alimentano in maniera artificiale.

La donna non riesce a capire dove si trova, come sia finita lì e neppure la sua identità. Niente che possa aiutarla a decifrare la situazione. Però può parlare con il computer di bordo. Così pian piano scopre di chiamarsi Elizabeth Hansen.

Una scienziata che, non si sa ancora come, è intrappolata in una capsula criogenica di ultima generazione. Per proseguire in questo percorso di scoperta personale dovrà scavare nei suoi ricordi, nel suo passato e nella sua storia.

Il problema però è che i danni che ha subito la capsula hanno ridotto drammaticamente le riserve di ossigeno. Inizia così una corsa contro il tempo per non morire soffocata.

Oxygen – La recensione

Oxygen è un film che può essere analizzato da più punti di vista. Il primo è certamente quello del film di genere thriller, girato interamente in un unico luogo, che risulta essere la “prigione” del/della protagonista. Alexandre Aja sotto questo aspetto non crea nulla di originale, rifacendosi ad alcuni grandi classici come Buried – Sepolto.

Semmai la novità in un certo senso sta nell’unione di questo sottogenere con il più grande universo della fantascienza e della conquista spaziale (ma non diciamo di più per non svelare troppo della trama). Oxygen però, a ben vedere, non è un film così “statico” nel suo sviluppo. I continuo richiami al passato e i movimenti di Elizabeth all’interno della cabina rendono più fluida la pellicola, anche grazie alla scelta di spostare continuamente il punto di vista dello spettatore con cambi di inquadrature decisi.

Nel rapporto tra uomo e macchina (o tecnologia) sta un altro aspetto di analisi. I dialoghi tra la scienziata e il computer di bordo sono asettici, scarni, essenziali. Proprio come quelli di 2001: Odissea nello Spazio, che già preannunciavano la fine dei rapporti umani e l’inizio dell’era digitale. Contro tutto ciò Elizabeth deve contrapporre i ricordi e i sentimenti, la memoria umana per arrivare alla soluzione del problema.

In generale sembra comunque che il cinema degli ultimi periodi guardi con particolare interesse alla soluzione finale di colonizzare lo spazio, di guardare oltre la terra e oltre il genere umano per sopravvivere alla fine, qualunque essa sia. E nel farlo si pone il problema di che strada prendere, di quali scelte compiere, persino di quali sistemi e tecniche utilizzare.

copertina
Regia
Alexandre Aja
Genere
Drammatico
Anno
2021
Attori
Mélanie Laurent - Mathieu Amalric -
Durata
100 minuti
Paese
USA
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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.