Dallo scorso 25 agosto è disponibile su Netflix la miniserie tv Clickbait, creata da creata da Tony Ayres e Christian White.
Clickbait si concentra sui rischi dell’utilizzo senza freni dei social media. Ne scaturisce un prodotto crime-thriller molto godibile e ricco di colpi di scena.
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La trama
Il protagonista della vicenda è Nick Brewer (Adrian Grenier), fisioterapista sportivo ma anche padre di famiglia, amico di tutti e fratello carissimo.
Un giorno però sparisce nel nulla, per ricomparire poco dopo in un video che viene diffuso nel web in cui l’uomo è ferito e ha in mano dei cartelli in cui c’è scritto: “Io abuso le donne. A 5 milioni di visualizzazioni morirò”.
Sarà una vera minaccia o solo uno sporco gioco della rete? O le due cose si mescolano tra loro? A cercare risposte non sarà solo la polizia, ma anche la sorella Pia (Zoe Kazan), la moglie Sophie (Betty Gabriel) e i due figli.
Clickbait – La recensione
Otto episodi complessivi, ognuno della durata di 50 minuti circa, in cui Clickbait mette in scena una vera e propria ricerca della verità che non coinvolge solo i protagonisti ma anche gli spettatori.
Appare molto azzeccata da questo punto di vista la scelta di costruire ogni puntata come il punto di vista di un personaggio diverso. Tutte figure chiave attorno alle quali si compone la storia, il mistero, l’indagine e la realtà dei fatti.
La realtà viene dunque raccontata, poi smontata, poi analizzata di nuovo e poi proposta sotto occhi nuovi ogni volta. Ciò contribuisce ad aumentare la tensione, ad accumulare i colpi di scena, a costruire una ragnatela nella quale, capiamo, di essere finiti anche noi. Tra ricordi, flashback, cambio di sguardi e di opinioni, questa scomposizione della storia sembra funzionare alla perfezione.
Oltre al thriller e al crime, poi, c’è una concentrazione su alcune tematiche perfettamente attuali: il cickbaiting appunto, l’utilizzo non controllato dei social media, la gestione dell’intimità e dell’aspetto pubblico, i legami familiari messi a rischio.