Il matematico che sfidò Roma

Il matematico che sfidò Roma – Francesco Grasso

Non è stato facile leggere Il matematico che sfidò Roma di Francesco Grasso, e non perché fosse lungo o mal scritto, anzi. È stato quasi difficile perché, dall’inizio alla fine, non sapevo esattamente cosa stessi leggendo. Come nell’interazione con l’altro sesso negli anni più spinosi dell’adolescenza, ogni messaggio viene frainteso: i più chiari diventano indecifrabili e gli inesistenti interpretati con convinzione.

 Siete qui, però, per leggere la recensione di un romanzo e non le mie personali vicissitudini di, mi duole dirlo, tanti anni addietro.

Il matematico che sfidò Roma (0111 Edizioni) narra, in prima persona, le vicende di Dinostrato, il servo di Archimede. Il racconto è sorprendentemente scorrevole e nonostante l’ambientazione classica, non risulta mai lento, né artificialmente veloce. Così come il servo impara a conoscere Archimede, così il lettore impara a conoscere quell’epoca misteriosa, così vicina nello spazio e lontana nel tempo. Con la giusta dose di dettagli, la narrazione apre una timida finestra sul mondo di uno dei più famosi e celebrati geni di tutto il tempo. Come prevedibile, la finestra diventa poi una porta spalancata e la figura del vero protagonista, lo scienziato siracusano, diventa sempre più affascinante, interessante e ricca. Francesco Grasso descrive quasi perfettamente la transizione di Dinostrato da semplice schiavo e confidente di Archimede e, così facendo, accompagna il lettore oltre il fiume dell’apparenza, un passaggio dopo il quale le stranezze dello scienziato smettono di essere tali perché se ne comprende la causa alla base.

Alla descrizione di Archimede, dei suoi ragionamenti logici e delle sue invenzioni rivoluzionarie, si affianca il racconto di vita vissuta nella Siracusa pre-Romana, con poche ma sincere gioie e tanti cocenti dolori. Una società dove la vita (di uno schiavo) non ha valore e dove la differenza tra aristocrazia e popolino scuote forte il lettore che vorrebbe invece idealizzare il periodo classico. Le vicissitudini di Dinostrato si intrecciano con l’evento che ha un amaro sapore da fine del mondo. L’assedio della crescente potenza continentale, così come la battaglia contro le truppe e contro le navi di Roma, danno l’occasione per sfoggiare l’aspetto più pratico della genialità di Archimede, mentre quello più filosofico è lasciato alle riflessioni del servo/confidente. L’alternanza fra queste realtà, la vita di tutti i giorni e le manovre politiche, i furtarelli e le battaglie, la scienza e la filosofia, la vita e la morte, è presentata da Grasso con maestria. Il cerchio si chiude sul finale, dove gli insegnamenti dello scienziato dimostrano la loro realtà pratica.

Perché allora un romanzo non lungo (meno di 180 pagine), ben scritto, con personaggi interessanti, con una buona trama e dignitose sottotrame, in un contesto storico affascinante, dovrebbe risultare tale da far venire in mente sensazioni dell’adolescenza che, senza dubbio, sarebbe meglio dimenticare? La confusione nasce da una piccola ma importante scritta sulla copertina del romanzo: “giallo storico”. Quello che mi immaginavo era, quindi, un giallo storico. E quello che avevo tra le mani era, da diversi punti di vista, un… giallo storico, ma un giallo il cui colpevole si rivela alla terza pagina.

Il matematico che sfidò Roma non è, assolutamente, il classico giallo con una vittima, un investigatore e un colpevole inaspettato. La componente “gialla” risiede nell’esito dell’assedio delle truppe latine e, seppure questo sia un evento storico documentato, è senza dubbio meno conosciuto di altri grandi assedi della storia. Il lettore sarebbe scusato per non conoscerne l’esito e il libro avrebbe avuto tutt’altra forza se, oltre alle sue già descritte qualità e profondità, avesse avuto questo elemento aggiuntivo. Rivelando immediatamente l’esisto dell’assedio, Grasso ha trasformato e limitato i frangenti che raccontano la battaglia in uno sfoggio delle capacità creative di Archimede, privando il lettore di una suspence che sembrava fatta apposta per arricchire la storia. Questo, quindi, è il fulcro del fraintendimento iniziale. La copertina e il titolo pubblicizzano un romanzo “facile” e accessibile. Ci si aspetta un giallo dove un Archimede “supereroe” sfida con qualche diavoleria tecnologica l’esercito Romano, il tutto condito da intrighi di personaggi in toga. Ci si ritrova a leggere, invece, un libro che racconta di come una delle più grandi menti di sempre intendesse la vita stessa, della folle crudeltà che gli uomini impongono ai loro simili e l’inutilità della guerra.

copertina
Autore
Francesco Grasso
Casa editrice
0111 Edizioni
Anno
2014
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
180
ISBN
9788863077292
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diLuca Ruggiero

Pugliese (non convinto) per nascita e castigliano (non completo) per caso, ho difficoltà a spiegare la mia identità, quindi lascio che sia la burocrazia a farlo per me. Sono cresciuto a Lecce ma da diversi anni vivo a Madrid, dove lavoro nel mondo delle traduzioni e dei videogiochi. Sono appassionato di storia moderna e contemporanea, mi interesso di motorsport e qualche tempo fa ho autopubblicato il mio primo romanzo: "Le ballerine rosse". Una spystory frutto di troppi thriller letti in gioventù e mai abbastanza saggi letti da adulto.