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Intervista a Stefano Bonazzi: una storia A bocca chiusa

Stefano Bonazzi è un grafico di professione, che ha iniziato una carriera di artista fatta di composizioni e fotografie ispirate al surreale. A bocca chiusa (Fernandel) è il suo romanzo d’esordio, la storia di un ragazzino e della sua infanzia difficile che porta ad un finale tragico. Lo abbiamo intervistato per capire meglio i suoi personaggi e le sfumature del suo racconto.

Stefano Bonazzi, è il tuo esordio letterario. Raccontaci come nasce l’idea di questa storia.
Il romanzo nasce da una sorta di sfogo personale. Avevo dei fantasmi da esorcizzare e ho pensato di usare la penna come forma di terapia. Quando iniziai a scrivere le prime pagine non avevo idea di che piega avrebbe preso la storia, non sapevo nemmeno se avrebbe avuto uno sbocco editoriale: avevo solo una manciata di luoghi, delle sequenze di azioni e dei personaggi molto definiti nella mia testa, ma gran parte della struttura è stata sviluppata in corso d’opera, lavorando per suggestioni. La mia priorità principale era mantenere un climax di tensione e un senso di claustrofobia crescente.

a bocca chiusaIl protagonista del tuo romanzo è un ragazzino, che ha un rapporto particolare con suo nonno. Come descriveresti il ragazzo? Quali sono i suoi tratti distintivi?
È un ragazzino privo di nome e di personalità ma dotato di una fantasia estremamente sviluppata. Come la maggior parte dei ragazzi alla sua età, spesso si limita ad assorbire le reazioni e le imposizioni degli adulti senza poter disporre di un punto di vista obbiettivo che possa permettergli di valutare ciò che è giusto e ciò che non lo è. Io me lo immaginavo come una sorta di Candido, un ingenuo sognatore che usa la sua immaginazione per rifugiarsi in un mondo parallelo quando si sente minacciato dalla realtà ma, questa sua capacità di rifugio, che inizialmente si rivelerà un’ancora di salvezza, ben presto sfocerà in una forma di isolamento malata e morbosa.

Ad un certo punto sembra ci sia una distanza netta tra la casa e il mondo esterno. C’è un legame che unisce i tuoi personaggi a qualcosa di animalesco?
L’estrema diffidenza e il senso di protezione/isolamento che prova il Nonno Orco verso tutto ciò che è “esterno” alla casa può essere un tratto distintivo riscontrabile in molti animali che vivono allo stato selvaggio. Il bisogno di restare nel nido è una pulsione che parte da un bisogno di protezione molto simile all’istinto di sopravvivenza. Sono sentimenti primari, semplici, quasi primitivi e proprio per questo di una profonda, instabile, intensità.

Rabbia, violenza, istinto, vendetta. Nella tua storia sono solo sentimenti negativi o hanno anche un altro valore?
I sentimenti che hai elencato sono tutte sfaccettature negative di una personalità difficile, spesso nascono e si sviluppano in un regime di privazioni, imposizioni e timori. Quello che accade all’interno dell’ambiente domestico descritto nella prima parte del libro può sembrare un evento estremo, un incidente imprevisto, qualcosa di lontano dal nostro quotidiano ma basta accendere la televisione e assistere ai primi minuti di un qualsiasi telegiornale locale per capire che, in realtà, non c’è nulla di troppo esagerato in ciò che viene raccontato. Ho sempre pensato che non sia necessario ricorrere alla fantascienza, al fantasy o all’horror per sensibilizzare il lettore: basta analizzare un qualsiasi incidente di cronaca quotidiana.

Stefano Bonazzi, A bocca chiusa è anche una sorta di percorso di crescita e di passaggio dall’infanzia all’età adulta forse. Esiste una qualche forma di redenzione e di pace alla fine di questa storia?
Quest’ultima domanda è lo stesso identico quesito che si pone il protagonista in punto specifico del romanzo e penso che, a fine lettura, ognuno sarà in grado di farsi la propria idea personale sul concetto di “redenzione” presente in questo romanzo.

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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.