Genesi, testamento di amore e arte di Sebastião Salgado

Con il giorno dell’Epifania tutte le festività si chiudono e con essa termina anche l’appassionante mostra fotografica Genesi di Sebastião Salgado. Dal 26 settembre 2018 al 6 gennaio 2019, La Mole Vanvitelliana di Ancona ha ospitato una appassionante retrospettiva del fotografo brasiliano che racchiude un viaggio in bianco e nero alla scoperta della bellezza nei luoghi più remoti (e dimenticati) del Pianeta, durato circa 8 anni. Genesi, a cura della moglie Lélia Wanick Salgado su progetto di Amazonas Images e Contrasto, è suddivisa in cinque sezioni che ripercorrono le terre in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl. 

 

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Oltre 200 fotografie riempiono lo spazio della Sala Vanvitelli dove lo spettatore come un naufrago si perde con il suo sguardo tra le  foreste tropicali dell’Amazzonia, del Congo, dell’Indonesia e della Nuova Guinea per poi approdare ai ghiacciai dell’Antartide, nella taiga dell’Alaska e nei deserti dell’America e dell’Africa fino a raggiungere le vette delle montagne dell’America, del Cile e della Siberia. Attraverso la poetica di Salgado, l’occhio si di-svela di fronte al mondo come era e il mondo come è.  La terra attraverso lo sguardo delicato e attento del fotografo brasiliano trasforma il pianeta in materia unica, illuminandolo nella sua profondità. Salgaldo consegna allo spettatore luce e ombre di un’immensa umanità fatta di sale e di terra, un’umanità in movimento e in cammino. Paesaggi, animali, uomini, donne, bambini, e tradizioni si mescolano in un ritmo danzante, quasi un profumo di sogno. Salgado entra con il suo obiettivo fin dentro la pelle raggrinzita, gli sguardi delle popolazioni indigene degli Yanomami dei Cayapó dell’Amazzonia brasiliana, dei Pigmei delle foreste equatoriali nel Congo settentrionale, dei Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica, delle tribù Himba del deserto della Namibia e quelle più remote delle foreste della Nuova Guinea.

Lélia Wanick Salgado con le sue parole descrive  Genesi come  una ricerca del mondo delle origini, che ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza della nostra natura. La fotografia di Salgado testimonia un vero e proprio atto di amore verso la Terra. Questo viaggio fotografico attraversa paesaggi terrestri e marini, ci porta alla scoperta di popolazioni, animali e paesaggi naturali. Sebastião Salgado si prenda cura del nostro pianeta abbracciando la natura dove regna il silenzio della sua magnificenza immacolata.  Lélia e Sebastião hanno creato nello stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale – che era a rischio di sparizione – una larga area in cui sono stati piantati decine di migliaia di nuovi alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire. L’Instituto Terra è una delle più efficaci realizzazioni pratiche al mondo di rinnovamento del territorio naturale ed è diventata un centro molto importante per la vita culturale della città di Aimorès. Genesi ci incanta e Salgado contribuisce a farci riflettere su un pianeta fragile che tutti abbiamo il dovere di proteggere e spesso ce ne dimentichiamo: un atto di riconciliazione con la Terra. Sul lavoro di Salgado la casa editrice Taschen ha pubblicato uno straordinario volume, insieme ad altri libri recentemente pubblicati da Contrasto: come l’autobiografia del fotografo, Dalla mia Terra alla Terra e gli altri titoli Profumo di sogno. Viaggio nel mondo del caffè e Altre Americhe. Da non dimenticare anche il meraviglioso ritratto documentaristico dedicato al lavoro di Salgado da parte del regista tedesco Wim Wenders, Il Sale della Terra un viaggio fuori e dentro lo sguardo del fotografo brasiliano, dell’uomo e dell’umanità.

 

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diGiorgio Cipolletta

Artista e perfomer italiano, studioso di estetica dei nuovi media. Dopo una laurea in Editoria e comunicazione multimediale, nel 2012 ho conseguito un dottorato di ricerca in Teoria dell’Informazione e della Comunicazione. Attualmente sono professore a contratto per corso di Fotografia e nuove tecnologie visuali presso Unimc. La mia prima pubblicazione è una raccolta di poesie “L’ombra che resta dietro di noi”, per la quale ho ricevuto diversi riconoscimenti in Italia. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo saggio Passages metrocorporei. Il corpo-dispositivo per un’estetica della transizione, eum, Macerata. Attualmente sono vicepresidente di CrASh e collaboro con diverse testate editoriali italiane e straniere. Amo leggere, cucinare e viaggiare in modo “indisiciplinato” e sempre alla ricerca del dono dell'ubiquità.