Emmanuel Carrère – La settimana bianca

A volte nel passato rimangono cose quasi perfette che poi il tempo porta via. Non è questione di rimpiangerle o meno; è un fatto, punto e basta. Dal 1995 ad oggi Emmanuel Carrère ha continuato a scrivere libri discostandosi dalla narrativa di invenzione, andando alla ricerca, chissà, di storie più reali, di un aggancio alla vita. In quel 1995, però, Carrère crea il suo capolavoro, La settimana bianca, che rimane lì, intatta nel corso degli anni.

L’avrà saputo Carrère, anni fa, che la vita l’aveva già agganciata con questa storia che ti prende alla gola e ti stringe forte fino a soffocare? L’avrà saputo che in Nicolas (il bambino protagonista del suo romanzo) c’è tutta l’insicurezza e la precarietà della realtà? Lui, Nicolas, all’inizio ha tutta l’aria di essere un bambino normale, un po’ schivo forse e tremendamente protetto dai suoi genitori. È il padre infatti che lo accompagna in macchina allo chalet dove trascorrerà la settimana bianca insieme ai compagni, che arrivano invece in pullman. Piano piano, scena dopo scena, più la tensione narrativa cresce e più scopriamo le chiusure affettive di un bambino instabile, bisognoso di protezione, assalito ogni notte da incubi spaventosi che lo portano ad agitarsi, a perdersi tra il sogno e la realtà. Da quei sogni Nicolas è profondamente attratto, li insegue quasi, li cerca morbosamente in un libro che legge di nascosto dai genitori, Storie spaventose. La sua immaginazione fa il resto: da una storia nascono altre storie che portano assassini, orfanità e rapimenti.

Lo chalet, la montagna, il bianco candido di una neve che pura non è. Quando Nicolas perde il controllo sale anche la nostra angoscia. Per lui innanzitutto, immobile di fronte agli eventi e all’immaginazione. Per noi subito dopo, quando ci rendiamo conto che la minaccia che incombe sul bambino ci sta sfiorando, sta prendendo forma, sta superando ogni argine e si sta mescolando con ciò che ci sarà alla fine dell’ultima pagina. Non è facile essere condannati a vivere nel sottile confine tra la fantasia e la verità, non è facile rimanere per troppo tempo ancorati all’una o all’altra dimensione. Nascono dubbi, paure e storie così perturbanti, che quando mollano la presa e ti lasciano respirare, restano comunque vive davanti a noi, o nei nostri sogni. Chissà se Carrère ha scelto, anni fa, di abbandonare l’invenzione per scegliere la dimensione del vero, del sicuro, del respiro libero? Chissà se sapeva e saprà ancora che certe storie, però, sono così affascinanti da rimanere intatte e quasi perfette, anche nel passato.

ISBN
9788845928901
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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.