Ci sono storie che si ha la fortuna di incontrare, ci sbatti contro e senza rendertene conto ci sei già immerso. Succede, a volte, anche con le persone. E a volte con alcuni libri, da cui lasciasi trasportare. In questa di storia ci sono due ragazzi, Beatrice e Alfredo, che crescono in un quartiere che sembra lontano da tutto e tutti, un luogo in cui regna la polvere, in cui si sopravvive e, se si vive, lo si fa in eccesso. Questa è «la Fortezza», la scenografia migliore per forgiare i caratteri e le personalità dei due, che qui si legano in un rapporto più profondo che un naturale vincolo di sangue. Alfredo e Bea sono per tutti «i gemelli», uniti fin da bambini dalle ore che passano lente, dalle mura ruvide delle case, dall’afa che opprime, dai giochi disonesti della vita quando, a 15 anni, devi scegliere se resistere e sanguinare o ammazzare un padre che ama l’alcool in maniera eccessiva. L’amicizia cresce e supera le oscurità della vita, il nodo che tiene unite le anime dei due si fa più stretto, più duro, fino a diventare un amore che si apre ad ogni possibile sfaccettatura o sfumatura: duro, selvaggio e morboso proprio come quell’afa e quella polvere; morbido, semplice e delicato come i sogni di ragazzi di quasi 18 anni, come il profumo di aversi accanto e camminare sulla stessa strada.
Ci sono storie fatte apposta per quelle strade, rapporti che cambiano come cambia il tempo, con le stagioni, col tempo. Così, alla soglia dei vent’anni, Bea e Alfredo non sono più gli stessi, domina la stanchezza, si è perso il profumo e quell’afa appiccica polvere alla pelle per scoprire “buchi” che sono il segno di altri amori difficili da spiegare, amori sporchi che portano alla morte, fuori come dentro. Ci sono legami, proprio come questo, che in un modo o nell’altro sopravvivono agli eventi, e se perdono i colori si tengono stretto il fascino del bianco e nero sbiadito, rivivono nelle fotografie, o nella vita stessa, che apre le sue sfumature. Ci sono storie e ci sono libri come questo.
Il rumore dei tuoi passi è il romanzo d’esordio di Valentina D’Urbano, una ragazza romana del 1985 che lavora come illustratrice per l’infanzia. Un libro semplice ma difficile al tempo stesso. Qui non si finge, e la distanza tra la vita reale e il romanzo è completamente annullata. Si suda, si sanguina, si ama e si sogna. Si muore anche. L’autrice riesce a raccontare una storia dura e cruda senza fronzoli, tenendo il lettore incollato sino all’ultima pagina. Tratta argomenti seri e delicati senza cadere nel banale, e ci sbatte in faccia porte che lasciano un eco una volta arrivati all’ultima riga. Il rumore dei tuoi passi è un libro bello, devastante dall’inizio alla fine, ma delicato nello stile e nel modo di trattare i sentimenti. Semplice nel senso che la D’Urbano non cerca di complicarsi la vita andando a cercare sotto-strutture narrative che appesantirebbero la vicenda. Quella che ci viene raccontata è una singola storia, portata avanti abilmente in modo coerente, lineare. Sono queste le qualità che lo rendono un gran bel libro. Un esordio vincente, azzeccato sotto tutti i punti di vista.