Jan Brokken Nella casa del pianista

Jan Brokken – Nella casa del pianista

«Nella casa del pianista è un romanzo basato su fatti realmente accaduti. Quando ho deciso di chiamare Youri Egorov con il suo vero nome, mi sono impegnato a narrare i fatti della sua vita nel modo più preciso possibile. Ho scelto la forma del romanzo perché volevo fondere cinque storie in una: la storia di un’amicizia, la storia di una fuga, la storia di un pianista, la storia di una vita e la storia di un’epoca».

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La trama

Così Jan Brokken nelle note poste a conclusione di questo suo splendido romanzo. E in effetti, nelle 413 pagine che compongono l’opera del giornalista e scrittore olandese (il cui esordio letterario risale al 1984 con De provincie), si respira tutto questo e molto altro. Attraverso il racconto della breve vita di Egorov, geniale pianista russo fuggito dalla madrepatria nel 1976 per non essere costretto a reprimere la propria omosessualità e riparato ad Amsterdam, dei suoi successi artistici, degli eccessi (sesso, droga, alcool) e della prematura scomparsa, avvenuta a soli 34 anni (dovuta alla scelta di porre fine alla propria vita dopo l’aggravarsi dell’AIDS), l’autore tratteggia in maniera vivida non solo il ritratto di un artista talentuoso ed irrequieto, ma anche l’affresco di una società – quella olandese degli anni ’80, in pieno fermento culturale – e di un’epoca, contrassegnata indelebilmente dalla “peste del XX secolo”, che ha falciato un’intera generazione.

Al centro dell’obiettivo, comunque, c’è sempre lui, Youri. Interprete geniale e sensibile ma dotato di una vena profondamente autodistruttiva, capriccioso eppure sempre gentile ed ospitale con tutti, amante del “way of life” occidentale e al tempo stesso oppresso da un profondo senso di nostalgia per la Russia, innamorato della propria famiglia, che ha abbandonato oltrecortina, ma anche dei suoi nuovi amici – il fedele compagno Jan, Marco, l’autore stesso, Steve, Simon, Dries, Marie-Su, Ruth e soprattutto Tatjana, verso la quale provava un trasporto quasi sentimentale. In lui, fascino spavaldo e fragilità, joie de vivre e malinconia, desiderio di purezza e trasgressione convivevano. Ma queste dicotomie, all’apparenza inconciliabili, trovavano una momentanea composizione quando sedeva al piano e, con il suo tocco, in grado di bilanciare perfettamente virtuosismo e trasporto emotivo, mandava in estasi il pubblico che, almeno fino ai primi anni ’80, accorreva in massa ai suoi recital, trasformandolo in breve in una star.

Ma sogni, progetti e felicità non durarono a lungo: a eroderli, un oscuro demone interiore, quello che s’agita nel petto di ogni uomo di genio; a distruggerli del tutto, l’AIDS, la più terribile delle condanne.

Nella casa del pianista – La recensione

Brokken era un ammiratore di Egorov, e a sfogliare le pagine di Nella casa del pianista la cosa è evidente. Eppure l’autore riesce a non cadere mai nell’agiografia, nella sterile autocelebrazione: fornisce un ritratto sfaccettato e complesso di Egorov senza evitare gli aspetti più sgradevoli del suo carattere o gli episodi meno edificanti, evitando, tuttavia, il moralismo spiccio. E soprattutto riesce a collocare in modo assolutamente convincente e non programmatico la vicenda artistica e umana del giovane Youri sullo sfondo di un periodo storicamente e socialmente molto complesso, contraddistinto, in particolare, dagli ultimi rantoli del comunismo (l’URSS si sarebbe sgretolata solo un anno dopo la morte del protagonista).

Un’opera, insomma, che evita i cliché delle autobiografie e conserva il respiro poetico della grande narrativa, e che conferma Brokken tra i maestri della letteratura contemporanea.

copertina
Autore
Jan Brokken
Casa editrice
Iperborea
Anno
2011
Genere
Narrativa
Formato
Rilegato
Pagine
432
ISBN
9788870911954
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