È da poco uscito per i tipi di Lindau il nuovo libro di Davide Boero, “Storia cinematografica della scuola italiana”. Si tratta di un volumetto agile che presenta una panoramica (è proprio il caso di dirlo) di tutte le volte in cui la scuola italiana è finita sul grande schermo.
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Un’esperienza condivisa da tutti
Inutile sottolinearlo, a maggior ragione in tempi di riapertura delle scuole dopo la pausa estiva, ma tutti condividiamo questa esperienza che ha segnato anni della nostra vita: siamo stati tutti studenti, qualcuno lo è ancora, qualcun altro è diventato docente e sicuramente anche i genitori e i nonni possono dire la loro sull’evoluzione dell’istruzione pubblica.
La scuola è un’istituzione amata, criticata, svilita, certamente studiata da ogni punto di vista. Uno sguardo privilegiato sull’evoluzione (o l’immobilità, talvolta) della realtà scolastica italiana ci viene senza dubbio fornito proprio dal cinema. I film creati in più di un secolo restituiscono l’idea di un determinato regista, in un contesto storico-sociale specifico, e quindi del pubblico a cui egli si rivolge: «ogni epoca ha indagato la propria scuola con occhio critico e la scuola è sempre stata uno specchio della collettività in ogni periodo storico», scrive Boero.
Se è vero che tutti parlano di scuola, però, è anche vero che solo chi la vive dall’interno può comprenderne i meccanismi più complessi. Da qui deriva la preziosità del punto di vista di Davide Boero, dottore di ricerca in Storia dell’educazione e della letteratura per l’infanzia presso l’Università di Macerata e docente di liceo a Genova.
L’autore si è già occupato ampiamente di cinema in tanti dei suoi lavori ma qui presenta ai lettori la sua passione per la settima arte attraverso pagine di rapida consultazione, grazie a una suddivisione di tipo cronologico e basata sui tre cicli scolastici: scuola elementare, scuola media e scuola superiore.
Avrete notato che non viene menzionato quel periodo di scuola della cosiddetta fascia 0-6 (nido e infanzia) perché, semplicemente, esistono solo due film italiani ad esso riconducibili. La produzione di film, inoltre, si concentra perlopiù nel secondo dopoguerra, quando lo sguardo ottocentesco sulla scuola è ormai lontano, con la nascita anche del cinema per ragazzi, cioè il film visto come strumento educativo.
Quello tra industria cinematografica e scuola è un rapporto che si evolve negli anni e in cui davvero due mondi apparentemente distanti trovano la loro connessione. Scrive infatti lo stesso Boero: «come la scuola ha compreso l’utilità del cinema, anche questo ha subìto il fascino del mondo dell’istruzione», analizzando e talvolta semplificando «qualità e manie degli insegnanti», prediligendo il mondo dei professori a discapito dei maestri, il tempo dell’adolescenza anziché quello dell’infanzia.
Libri e film nel tempo. La recensione del libro di Davide Boero
Tra i film ambientati nel periodo scolastico delle elementari (oggi scuola primaria), possiamo qui citare titoli come Il maestro di Vigevano (1963) con Alberto Sordi o Io speriamo che me la cavo di Lina Wertmuller con Paolo Villaggio. Nell’interessante capitolo dedicato alle scuole medie (oggi scuola secondaria di primo grado) troviamo fra i tanti anche Paolo Virzì con Ovosodo (1997) o Caterina va in città (2003).
La maggior parte dei film italiani sulla scuola riguarda però il periodo delle superiori: citando le storie di pellicole come Maddalena…zero in condotta (Vittorio De Sica, 1940), Terza liceo (Luciano Emmer, 1953), Amarcord (Federico Fellini, 1973) o Una gita scolastica (Pupi Avati, 1983), Davide Boero parla anche dei musicarelli anni ’60, dell’immobilismo della scuola pubblica rotto dal 1968, del post ’68 di Ecce bombo (Nanni Moretti, 1978). L’autore passa spesso in rassegna anche i libri da cui sono tratti molti film: ci sono le opere di Domenico Starnone alla base di molti film degli anni ’90, periodo in cui avviene un notevole salto di qualità rispetto ai vari Pierino/Alvaro Vitali degli anni ’80; c’è anche Federico Moccia con il suo Tre metri sopra il cielo, che diventa un film nel 2004.
Non manca Gabriele Muccino con Come te nessuno mai (1999) e in generale tutto quel filone di film in cui al centro della vicenda si ritrovano finalmente gli studenti, non più i docenti (di cui viene invece mostrata la difficoltà nel comunicare con i giovani), e si vedono anche le scuole di periferia.
“Storia cinematografica della scuola italiana” si conclude con le sapienti parole del docente Davide Boero: «La scuola pubblica resta comunque l’asse portante della formazione e uno snodo strategico per il futuro del Paese, sempre più al centro dei riflettori in un momento storico come quello che stiamo vivendo, con una pandemia che ha isolato le persone, imprigionato gli studenti nella didattica a distanza: quello che va fatto, magari grazie a qualche spunto fornito dai film, è non dimenticare il valore dell’insegnamento, a partire dai docenti».

Davide Boero
Casa editrice
Lindau
Anno
2022
Genere
saggistica
Formato
Brossura
Pagine
192
ISBN
9788833537382