Il capitalismo della sorveglianza

Fin dove ci vogliamo spingere? Il capitalismo della sorveglianza

Il capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff edito nel 2019 da LUISS University Press con la traduzione di Paolo Bassotti è un libro importante nonché consistente (oltre 500 pagine, per la precisazione 539).

L’autrice statunitense descrive in maniera dettagliata e puntigliosa la realtà complessa in cui viviamo caratterizzata da uno sviluppo tecnologico senza precedenti.

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Il libro

Il capitalismo della sorveglianza è alla base di un ordine economico nuovo, capace di sfruttare l’esperienza umana sotto forma di dati come materia prima per pratiche commerciali segrete e il movimento di potere che impone il proprio dominio sulla società sfidando la democrazia e mettendo a rischio  la nostra libertà.

L’opera della Zuboff analizza in maniera dettagliata sia la parte storica, giuridica e economica del nuovo capitalismo sorto all’inizio del millennio e fondato sulle nuove tecnologie digitali, sia la descrizione di una nuova forma di potere antidemocratico, basata sul sistematico e occulto condizionamento delle scelte individuali, su cui l’autrice vuole provocare “un risentimento”, invocando un’azione politica profonda. Con l’espressione “capitalismo della sorveglianza”, coniata dalla Zuboff, l’autrice tenta di descrivere questo nuovo capitalismo, alternativo a quello industriale dei secoli scorsi.

Zuboff guardando al futuro, individua un nuovo sistema di potere fondato sul controllo del comportamento individuale, offrendoci una visione “quasi distopica”. Ad esempio Google estrae ogni giorno dalle azioni degli utenti previsioni sui loro comportamenti per poi rivenderle, affinché siamo proprio noi stessi mezzi per il loro scopo commerciale. Ogni giorno sulle piattaforme digitali produciamo (consapevolmente o inconsapevolmente) una enorme quantità di dati che Zuboff chiama “surplus comportamentale”.

Il capitalismo della sorveglianza – La recensione

In questa nuova retorica del capitalismo predittiva la mancanza di privacy è il prezzo da pagare per tutti i servizi “gratuiti” di informazione e connessione. L’autrice descrive ampiamente questa logica  dell’estrazione, dove sono appunto le informazioni degli utenti ad essere l’unica merce di scambio, che a sua volte nasconde un disegno politico antidemocratico.

Il capitalismo della sorveglianza ha il merito di ricostruire complesso legame tra tecnologia, economia, diritto e politica che è fondamentale conoscere per orientarsi nel mondo contemporaneo. Per la Zuboff questo capitalismo della sorveglianza non si limita a violare la privacy, ma minaccia addirittura il diritto al futuro, cioè il diritto di agire liberamente dall’influenza di forze illegittime che operano al di fuori della nostra consapevolezza per influenzare, modificare e condizionare il nostro comportamento. Zuboff con una prospettiva inquietante di un futuro prossimo ci mette di fronte ad una realtà (la nostra) misurabile e indicizzabile, con il rischio, già in atto, di un controllo del comportamento individuale. Zuboff prende in prestito l’“ingegneria del comportamento” teorizzata da Skinner, per poi riconvertirla dentro al capitalismo della sorveglianza.

«Lo scopo è una società mediata dai computer, nella quale la visibilità reciproca diviene l’habitat dentro cui ci conformiamo a vicenda, producendo pattern sociali basati sull’imitazione che possono essere manipolati per ottenere una confluenza, secondo la logica della macchina alveare». L’autrice statunitense lancia un allarme nei confronti di una perdita della democrazia, dove è la realtà digitale ad assumere una doppia testualità, quella ufficiale dell’utente e quella occulta gestita dal capitalismo. Con questa corposa opera, la Zuboff fornisce un contributo prezioso alla promozione di una cultura capace di evitare la riduzione dell’esperienza a comportamenti stereotipati e condizionati.

È proprio in questa società dell’informazione che le notizie dovrebbero essere una risorsa per gli stessi cittadini, invece di trasformarsi in una “affollata rincorsa alla vendita”. Shoshana Zuboff “costringe” il lettore a pensare e ripensare forme e atteggiamenti diversi da quelli attuali, affinché si salvaguardi la libertà di ognuno.  Fin dove ci vogliamo spingere?

copertina
Autore
Shoshana Zuboff
Casa editrice
Luiss UP
Anno
2019
Genere
saggistica
Formato
Brossura
Pagine
622
Traduzione
Paolo Bassotti
ISBN
9788861054097
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diGiorgio Cipolletta

Artista e perfomer italiano, studioso di estetica dei nuovi media. Dopo una laurea in Editoria e comunicazione multimediale, nel 2012 ho conseguito un dottorato di ricerca in Teoria dell’Informazione e della Comunicazione. Attualmente sono professore a contratto per corso di Fotografia e nuove tecnologie visuali presso Unimc. La mia prima pubblicazione è una raccolta di poesie “L’ombra che resta dietro di noi”, per la quale ho ricevuto diversi riconoscimenti in Italia. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo saggio Passages metrocorporei. Il corpo-dispositivo per un’estetica della transizione, eum, Macerata. Attualmente sono vicepresidente di CrASh e collaboro con diverse testate editoriali italiane e straniere. Amo leggere, cucinare e viaggiare in modo “indisiciplinato” e sempre alla ricerca del dono dell'ubiquità.