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Lo Sferisterio danza. Un MOF da 100 e lode tra classicità e contemporaneità

In occasione del MOF, Macerata Opera Festival 2021, dopo le edizioni colorate (Bianco-2020, Rosso-2019, Verde-2018) questa volta con l’edizione #100x100Sferisterio si celebrano i cento anni dello Sferisterio per festeggiare il secolo trascorso dalla prima opera allestita nell’arena maceratese, l’“Aida” grazie all’intuizione del Conte Pier Alberto Conti.

Cento sono anche i  consorti che nel 1829 inaugurarono dopo averlo finanziato lo Sferisterio, lo stadio per il gioco della palla al bracciale. Cento sono anche i mecenati che sostengono le attività odierne (recenti vincitori del premio “Progetto Art bonus”) e cento sono i cittadini che collaborano da alcuni anni con le attività del festival. Con quesa 57esima edizione così speciale del Macerata Opera Festival viene conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica.

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MOF: uno spettacolo lungo un’estate

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Foto Tabocchini Zanconi

Nel weekend inaugurale del MOF 2021 accanto alle due opere verdiane l’Aida – (23 Luglio, 1,7, 12 Agosto) e la Traviata, – (25, 31 Luglio, 8-13 Agosto) brilla la grande danza, prima con l’étoile russa Svetlana Zakharova e poi con la danza verticale firmata da Il Posto Vertical Dance Company e Marco Castelli Small Ensemble

Sabato 24 Luglio lo spettacolo Pas-de-deux for Toes and Fingers viene accompagnato dal virtuoso violino di Vadim Repin e dalla meravigliosa danzatrice Svetlana Zakharova, prima ballerina del teatro Bolshoi di Mosca. Coppia nell’arte e nella vita insieme ad un gruppo di altri ballerini come l’italiano Jacopo Tissi (considerato dalla critica l’erede di Roberto Bolle), Mikhail Lobukhin, Denis Savin e Vyacheslav Lopatin regalano al pubblico coreografie e pagine musicali del grande repertorio classico, da Paganini fino alla Morte del cigno sulle note di Saint-Saëns, dalle coreografie di Bigonzetti a quelle di Fokine e Petipa – che costituiscono un inedito duetto “sulle punte e sulle dita”. Sul palco dello Sferisterio vengono interpretati estratti solistici e repertori ballettistici con coreografie neoclassiche regalando al pubblico uno struggente fuori programma di tecnica contemporanea sulla colonna sonora di Schindler’s list.

Pas de deux for toes and fingers avviene nell’inedito duetto “sulle punte e sulle dita”, tra le dita dei piedi e le dita delle mani, tra moglie e marito. Il pubblico viene travolto dalle doti tecniche ed artistiche della numero uno della danza classica mondiale, catturando in modo garbato ed elegante, come un angelo, l’armonia dello spazio. Sul palco dell’arena assistiamo ad una singolare magia che si viene a creare tra la musica e la danza accompagnata anche da una prestazione impeccabile della sezione archi dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana.  Dal Carnevale di Venezia op. 10 di Niccolò Paganini all’ Adagio” da Raymonda (musica di Alexander Glazunov e coreografia di Marius Petipa e Asami Maki) la Zakharova si muove leggiadra sule linee d’aria in armonia con lo spazio, eccitando ed emozionando. Con La morte del cigno (musica di Camille Saint-Saëns e coreografia di Mikhail Fokine) si tocca il punto più emozionante della serata, dove l’etoille russa riesce a far sussultare il cuore e attraverso l’intensità delle sue movenze e la mimica facciale si disvela la drammaticità di questa perfomance unica.   Dalla Meditation da Thaïs (musica di Jules Massenet) allo Scherzo fantastico “La ronde des lutins op. 25 (musica di Antonio Bazzini e coreografia di Johan Kobborg) Svetlana Zakharova crea un trittico grazioso e leggero, come in un volo pindarico, insieme a Mikhail Lobukhin e Vyacheslav Lopatin. Questa magica serata allo Sferisterio termina con la  struggente interpretazione di  Revelation (coreografia di Motoko Hirayama, musica di John Williams) dove Svetlana Zakharova danza sul palco in solitaria con una sedia che sembra prendere quasi vita sulle note del film di Spielberg Schindlers list (1993).

Un incanto senza fine, grazia e perfezione dei movimenti dove persino le emozioni danzano sulle punte e sulle dita.

Danza allo Sferisterio

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Foto Tabocchini Zanconi

Ancora danza, il 3 Agosto, questa volta assistiamo ad una danza verticale con l’esperimento Stuck, Opera on the Wall  grazie alla creazione della coreografa Wanda Moretti e del musicista Marco Castelli. Per la prima volta sul palco dello Sferisterio e anteprima nazionale, il pubblico assiste ad una ibridazione tra danza, musica, visual, dove si mescolano e si intrecciano gli elementi producendo un immaginario che va oltre le regole della percezione.  Corpi verticali si muovono sulle pareti dell’arena, mentre figure virtuali a loro volta entrano nella scena mescolando spazi tridimensionali a danze della compagnia. L’idea di fondo di questa sperimentazione ibrida e coraggiosa sul palco dello Sferisterio ruota attorno alla riflessione dell’essere umano e tutte le sue contraddizioni. Stuck evidenzia il momento in cui gli animali si fermano, uno stop apparente usato per attaccare, per mimetizzarsi, per aspettare qualcosa, per mordere o per paura. L’immagine dell’essere umano nelle architetture della città produce in noi l’idea di corpi plasmabili in spazi rigidi, queste fascinazioni sono nate dal desiderio di riflettere la relazione fisica che abbiamo con la città e dal bisogno, oggi più che mai, di ancorare la danza ad un luogo reale.

La musica gioca su richiami, interferenze, citazioni, riformulazioni tra elettronica, jazz e musica classica. Marco Castelli compone con grande maestria e professionalità brani ricchi di echi e di allusioni che ripercorrono in modo soggettivo e creativo la relazione tra i generi fino a remixarli. La coreografia e i video a cura di Wanda Moretti e le  musiche di Marco Castelli, spaziano e fanno vibrare persino i corpi degli spettatori trasportandoli in un’altra dimensione insieme a Gioachino Rossini, Giuseppe Verdi, Wolfgang Amadeus Mozart. Questa suggestiva danza aerea è un eco che fa voce ad una reinterpretazione dello spazio, della sua architettura fino ad esaltarla grazie anche ad un mix di visual e generi musicali celebrando qualcosa di altro che sfugge all’umano. Questa straniamento è il filo rosso che coinvolge il pubblico (poco purtroppo, rispetto alle usuali partecipazioni). Un esperimento sicuramente audace che non trova una collocazione di genere, e forse sta qui la sua bellezza, non c’è regola che regga e sovrasti questo rovesciamento della percezione, dei corpi, degli spazi, tutto è pensato e ripensato per turbare, anzi perturbare, perché sta proprio in questo movimento di tensione quel qualcosa che si mette in moto. Stuck non blocca, ma sblocca dualità, generi, per regalarci un continente altro, ibrido, feroce, mimetico e soprattutto verticale.

Siamo abituati all’orizzontalità delle visioni, forse è il momento di vedere il mondo (umano, postumano, e oltre l’umano) anche nella sua verticalità e addirittura scoprire nuovi spazi e differenti sguardi con un diverso respiro per poter così assaporare la ricchezza della biodiversità e apprezzare la complessità delle strategie della vita sulla terra.

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diGiorgio Cipolletta

Artista e perfomer italiano, studioso di estetica dei nuovi media. Dopo una laurea in Editoria e comunicazione multimediale, nel 2012 ho conseguito un dottorato di ricerca in Teoria dell’Informazione e della Comunicazione. Attualmente sono professore a contratto per corso di Fotografia e nuove tecnologie visuali presso Unimc. La mia prima pubblicazione è una raccolta di poesie “L’ombra che resta dietro di noi”, per la quale ho ricevuto diversi riconoscimenti in Italia. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo saggio Passages metrocorporei. Il corpo-dispositivo per un’estetica della transizione, eum, Macerata. Attualmente sono vicepresidente di CrASh e collaboro con diverse testate editoriali italiane e straniere. Amo leggere, cucinare e viaggiare in modo “indisiciplinato” e sempre alla ricerca del dono dell'ubiquità.