The Crown

The Crown: la Corona viene prima di tutto

The Crown è, a mio avviso, una delle migliori serie tv che la piattaforma Netflix abbia prodotto nell’ultimo periodo. Quattro stagioni fino ad ora (composte da dieci episodi ognuna), che sono state accolte benissimo da pubblico e critica.

The Crown entra letteralmente a Palazzo, svelandoci le dinamiche formali e soprattutto personali della famiglia più famosa del mondo. Nello stesso tempo racconta ben trent’anni di storia britannica, attraverso sfumature e punti di vista mai banali.

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La trama

Raccontare la trama di una serie come The Crown non è semplice, e forse non sarebbe nemmeno possibile proprio perché l’arco temporale che viene coperto dal racconto è quello che va dal 1952, anno di morte di Re Giorgio VI, fino alla fine degli anni ’80.

In questo periodo seguiamo da vicino gli eventi più importanti che hanno caratterizzato la vita pubblica e privata della famiglia reale. Il rapporto tra Elisabetta e suo padre, l’abdicazione del precedente Re, l’incoronazione della Regina.

Passo dopo passo veniamo accompagnati nel percorso di crescita formale e personale di una giovane donna che pian piano si scopre Madre di una nazione e di un impero. Cambiano i Capi di Stato (da Churchill alla Tatcher), passano crisi economiche e drammi sociali. La Regina rimane però salda al suo posto, perché la Corona non può vacillare.

E allo stesso modo si susseguono le vicende personali che riguardano lei, il Principe Filippo, i figli, la sorella Margaret. Di ogni membro della famiglia conosciamo quindi i segreti, il passato, il modo di essere e di pensare. La quarta stagione si conclude con la crisi irreparabile tra Carlo e Diana.

The Crown

The Crown – La recensione

Che cosa rende The Crown così affascinante per il pubblico di tutto il mondo? Direi in primo luogo la possibilità che offre allo spettatore di guardare oltre i cancelli di Buckingham Palace, di venire a conoscenza di dinamiche e segreti che il lavoro di ricerca e produzione di una serie tv rende come la cosa più simile alla verità.

Svelare le trame del potere, insomma, ha un fascino che non passa mai di moda. Ma oltre a questo c’è la grande capacità di The Crown di focalizzarsi sul lato umano delle vicende, sull’animo di ogni personaggio, seguendo un percorso di crescita e maturità che in un certo senso basterebbe a rispondere a tante domande che ci siamo fatti in questi anni sulla famiglia reale britannica.

Gli eventi storici che compongono ogni stagione sono solo simbolicamente il centro narrativo delle vicende. In realtà ogni fatto è un veicolo e uno strumento per approfondire una sfumatura caratteriale della Regina, del Principe Filippo, di Carlo e Diana. Ogni evento produce un cambiamento, ed ogni evento viene affrontato in un certo modo proprio perché non solo è il protocollo ad indicare un modello da seguire, ma sono i singoli caratteri che possono incidere.

D’altro canto, però, tutto nella Monarchia inglese sembra immobile, statico, rigido. Per ognuno c’è un ruolo già stabilito, e da quel ruolo è impossibile spostarsi. Ciò che più appare chiaro è l’impossibilità di sfidare il dogma reale, le procedure e le formalità. Quasi mai il sentimento e il lato umano hanno la meglio sul potere che unisce immanente e trascendente. Così inizia, sin da piccolo, il declino di Carlo. Così sarà la fine di Diana. Da questo derivano i turbamenti di Margaret.

Ecco perché credo che The Crown sia una serie bellissima: perché tra lo sfarzo degli abiti, tra i gesti formali ed i protocolli, tra gli immensi corridoi addobbati e l’universo di potere che attraversa tutte le quattro stagioni, l’elemento principale credo sia la “mancanza”. Attorno alla mancanza ruotano tutti i rapporti, pubblici e privati. Manca sincerità tra la Regina e i suoi Primi Ministri, perché il protocollo impone che la Corona non debba mai avere una posizione a riguardo.

Manca amore all’interno della famiglia reale, perché l’importante è mantenere salda e pura una linea monarchica che non contempla sentimentalismi o debolezze, ma che accetta solo forza, decisione, impassibilità. Manca amore tra Elisabetta (vista come madre e non come Regina) ed i suoi figli. Manca in lei, per sua stessa ammissione, la capacità di piangere, di “toccare” nel vero senso della parola Anna, Andrea, Edoardo e soprattutto Carlo.

The Crown rende evidente ciò che le vicissitudini che tutti conosciamo relative a questa famiglia avevano già lasciato intuire: la Corona è un simbolo a cui gli inglesi sembrano aggrapparsi, ma che è sempre stata lontana anni luce dalla realtà. Il palazzo così pieno di potere è vuoto d’amore, e ogni minima sfumatura con il vago sapore di umanità viene coperta e sommersa da un tono di voce, da un inchino, da un gesto della mano. Perché la Corona viene prima di tutto.

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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.