SanPa: il bene e il male di una comunità

E poi di colpo arriva SanPa su Netflix, e da settimane non si parla d’altro tra gli appassionati della piattaforma streaming.

SanPa: Luci e Tenebre di San Patrignano è la prima docu-serie originale italiana Netflix, disponibile dallo scorso 30 dicembre in 190 Paesi. Si sviluppa in cinque puntate, è scritta da Gianluca Neri, Carlo Gabardini e Paolo Bernardelli, con la regia di Cosima Spender.

Attraverso 25 testimonianze, moltissime immagini ed interviste tratte da 51 differenti archivi, ricostruisce la storia della famosa comunità di recupero fondata da Vincenzo Muccioli nel 1978 a Coriano (in provincia di Rimini). Un prodotto accurato e dettagliato che ha scatenato tantissime polemiche, ma che merita sicuramente di essere visto.

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La trama

SanPa si sviluppa in 5 puntate, ciascuna di 50 minuti circa: Nascita, Crescita, Fama, Declino e Caduta. Attraverso testimonianze, interviste ed immagini, ciò che si presenta allo spettatore è il racconto della nascita e dello sviluppo della comunità di recupero per tossicodipendenti creata da Vincenzo Muccioli nel 1978 a Coriano (Rimini).

Il racconto tocca anche il contesto sociale e storico del periodo, con la piaga dell’eroina che invade l’Italia, l’incapacità della politica di dare una risposta al problema, e la volontà di Muccioli di provare a salvare a vita a tanti ragazzi e ragazze, facendo nascere quella che oggi è la più grande realtà d’Europa in questo ambito.

La narrazione dello sviluppo della comunità e dei metodi utilizzati si alterna poi alla bufera mediatica che l’ha investita proprio per le modalità con le quali i pazienti venivano tenuti ben lontani dalle droghe. Tutte le testimonianze parlano sì della comunità, ma descrivono bene anche il suo fondatore, uomo amato fin da subito per i suoi valori ma duramente contestato (soprattutto dalla giustizia) per l’applicazione pratica del suo credo.

Tra le testimonianze di cui si compone la docu-serie ci sono quella di Red Ronnie (all’epoca in prima linea per difendere Muccioli), del giornalista Luca Nigro, del giudice Vincenzo Andreucci e di molti ex-ospiti di San Patrignano: Fabio Cantelli, Antonio Boschini (ex-eroinomane e poi medico a San Patrignano), Walter Delogu (padre dell’attrice e conduttrice Andrea). Nella serie poi è possibile apprezzare anche dichiarazioni ed interventi di personaggi famosi e giornalisti dell’epoca tra cui Giovanni Minoli, Gian Marco e Letizia Moratti, Enzo Biagi ed Indro Montanelli.

Ma il focus, inutile negarlo, è soprattutto lui, Vincenzo Muccioli, che viene svelato al pubblico come mai era stato fatto prima d’ora.

SanPa – La recensione

SanPa è una docu-serie importante, non solo per la qualità delle testimonianze e per il lavoro di ricerca durato anni, ma perché pone l’attenzione su una problematica, quella della droga, di cui spesso ci si dimentica quando si analizzano gli anni ’70 e ’80.

Tra gli attentati, le divisioni politiche e i sequestri, molti giovani morirono proprio a causa dell’abuso di cocaina ed eroina, e qualche anno più tardi fu l’AIDS ad investire un’intera generazione.

Insomma Sanpa: Luci e Tenebre di San Patrignano, riaccende un vero e proprio faro su quella che è stata una parte importante della storia del nostro Paese, su quella che, se vogliamo, è stata un’esperienza tutta italiana, solo italiana. E la produzione Netflix lo fa in maniera non banale, avvincente, creando un documentario fuori dagli schemi, in cui non c’è voce narrante, ma sono le testimonianze ed i filmati d’epoca a creare il contenuto.

Cinque episodi ben costruiti e legato da un filo potentissimo, che insieme funzionano come un vero e proprio film. In tutto questo non c’è giudizio, ma la rappresentazione dei fatti, lasciando spazio all’una e all’altra versione; al mondo interno della comunità e al mondo della giustizia, ai genitori dei ragazzi e agli ex-ospiti. Importante poi che venga sottolineato come lo Stato italiano in quegli anni fu quasi del tutto assente, trovandosi prima impreparato ad affrontare il problema della droga, poi avallando certe modalità di riabilitazione poste in essere da Muccioli, e infine rincorrendo l’ingombrante figura del fondatore con una serie di processi.

SanPa ruota attorno ad una domanda precisa: “per fare del bene è giusto usare qualsiasi metodo? Non c’è alcun limite o si deve rientrare nei confini della legge? E poi ancora: ” Qual è il limite della punizione? In una sequenza affascinante e potentissima di parole ed immagini, pian piano siamo messi di fronte a due parti contrapposte: il mondo di SanPa e della catena contro il mondo della strada e della droga. Da una parte lo stato di necessità e dall’altra il sequestro di persona.

Dopo tanti anni ancora molte domande devono avere una risposta, così come quella sulle vere cause della morte di Vincenzo Muccioli, che resta l’indiscusso protagonista di una storia straordinaria.

SanPa

Le polemiche

Da quando la docu-serie SanPa: : Luci e Tenebre di San Patrignano è uscita su Netflix, un mare di polemiche sta attraversando il web, toccando diversi ambiti della società. Il presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) Riccardo De Facci afferma che “anche nella cura delle dipendenze, il fine non giustifica i mezzi, ancor più quando i mezzi utilizzati ledono i diritti basilari della persona e sono addirittura di tipo gravemente coercitivo e violento”.

La comunità di San Patrignano è intervenuta attraverso un comunicato stampa, facendo sapere che «la docu-serie è solo un racconto tendenzioso e parziale, ricco di spettacolarizzazioni, drammatizzazioni e semplificazioni che rischiano di danneggiare l’operato della struttura che, ancora oggi, rappresenta un punto di incontro e di ritrovo per migliaia di tossicodipendenti in Italia».

Piero Villaggio, figlio di Paolo Villaggio, è stato ospite della struttura per diverso tempo, ma nella serie ha scelto di non intervenire. Lo ha fatto però a Repubblica: «Di quel posto hanno scelto di raccontare soprattutto la cupezza. Forse perché il pubblico è morboso: preferisce la violenza, alle storie belle. Però San Patrignano era pure sorrisi, giornate di sole. Fiori. Glielo avevo detto, a quelli di Netflix. Mi avevano contattato perché raccontassi tutto: va bene, ma prima spiegatemi esattamente cosa ne volete fare. Non li ho più sentiti. Muccioli era un leone che faceva paura. Una volta ho portato da mangiare a un ragazzo: era stato rinchiuso in una stanza, nudo. Sono tornato da Vincenzo, davanti ad altre persone gli ho urlato: “Sei pazzo, non puoi trattare la gente così”. Che ceffone, ho preso. Qualche ora dopo, da soli, mi ha spiegato: “Devo farlo, con voi non ho alterative”».

Tati sono gli interventi che Netflix non è riuscita a mostrare nel prodotto definitivo. Tra questi proprio la testimonianza di Piero Villaggio: «C’era un filmato in cui, ospite di Red Ronnie, criticava alcune cose di San Patrignano, Red Ronnie replicava che quelle erano un po’ le strategie di San Patrignano e lui rispondeva: “Sì, ma queste strategie mi hanno lussato la spalla”». Ma non si è riusciti a mostrare nemmeno l’intervento di Letizia Moratti e quello di Franz Vismara, che ha attraversato tutte le gestioni di San Patrignano.

Ma è proprio per questo che SanPa ha colto nel segno. Perché dopo tanto tempo si può ritornare a parlare di droga, di quegli anni, dei nuovi metodi di cura e reintegrazione nella società. Perché siamo tornati a farci delle domande, anche senza avere tutte le risposte.

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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.