Amy Hempel è una delle più importanti maestre del racconto americano. Nata a Chicago, allieva di Gordon Lysh (editor di scrittori come Carver), vive vicino a New York ed insegna scrittura creativa a Princeton ed Harvard.
Dopo la raccolta Ragioni per vivere, troviamo in libreria Nessuno è come qualcun altro. Storie americane edito da SEM. Il titolo originale in realtà sarebbe Sing to It. New stories (dal racconto omonimo che apre il libro, Cantagli una canzone) ma la versione italiana riprende le parole che giungono poco dopo in quello stesso racconto, cioè Nessuno è come qualcun altro.
La trama
Il libro si apre con la dedica a Gloria Vanderbilt Cooper, artista, ereditiera, designer e filantropa scomparsa recentemente, e contiene quindici racconti brevi – alcuni davvero brevissimi ma incredibilmente evocativi – quasi tutti narrati in prima persona e con frequenti digressioni.
Ogni racconto trae il titolo da una parola contenuta nel testo, una parola comune, quasi nascosta tra le altre. È Amy Hempel che conduce gradualmente il lettore ad una rilettura in chiave simbolica di un determinato termine, agganciandolo alla storia e caricandolo di significato.
Il motore (a volte l’acceleratore) di questi racconti sono infatti degli oggetti-simbolo, come ad esempio un’audiocassetta che supera le barriere del tempo e reca con sé una storia drammatica (La chicane); come la mela che, presente in più racconti, acquisisce significati diversi ma sempre negativi; oppure come gli animali: cani, in particolar modo, ma anche serpenti (la parola colubre in Cloudland sta ad indicare non solo un tipo di serpente ma anche l’animale sacro ad Esculapio dio della medicina, il tubo flessibile per lavori di manutenzione e il serpente del vicino di casa, con eventuale allusione di tipo sessuale).
La recensione di Nessuno è come qualcun altro di Amy Hempel
C’è in generale molta natura in queste pagine: la natura selvaggia degli alligatori e dei cambiamenti climatici visibili ad esempio in Florida, la natura orrida di un particolare frutteto o quella disciplinata dei sentieri frequentati; e poi alberi (metafora del mettere radici ma anche di libertà in Fort Bedd), frutta, paesaggi.
Tantissimi sono i riferimenti alla cultura pop, all’attualità o alla storia americana più recente: c’è molta musica, tanto che si potrebbe creare una playlist ideale che accompagni la lettura, e ci sono anche dei quadri, tutti piuttosto inquietanti (Water Damage di William Wegman oppure Cloudland di Gloria Vanderbilt).
Si intravedono coppie (Fort Bedd) e famiglie disfunzionali e/o violente (La presa corretta), storie di matrimoni (Greed), storie d’amore clandestino (Resto con Syd), di uomini soli e narcisi (Quattro chiamate nell’ultima mezz’ora), di donne e bambini (Cloudland).
Incipit formidabili e accattivanti aprono squarci sulla banalità e sulla terribile bellezza del quotidiano, delle piccole cose, dei ricordi, degli errori; l’amara ironia è distillata in poche sapienti frasi, pensieri di tutta una vita; la disillusione, la solitudine di persone di mezza età o anziane, che hanno già vissuto ormai tutto; gli strascichi del passato, trascrizioni di pensieri in continui salti temporali dove nulla è lasciato al caso.
Non ho detto ancora almeno due cose (e comunque in poche righe è impossibile parlare davvero di un libro come questo): la prima è che c’è effettivamente tanta America in queste pagine.
La seconda cosa che mi resta da dire è che Amy Hempel fa venire voglia di scrivere.

Amy Hempel
Casa editrice
SEM
Anno
2019
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
156
Traduzione
Silvia Pareschi
ISBN
9788893902045