Adriàn N. Bravi

Adelaida: il nuovo romanzo di Adriàn N. Bravi

Chi è Adelaida Gigli? Ce lo racconta con dis-graziata privatezza d’affetto lo scrittore Adriàn N. Bravi, nato a Buenos Aires e vissuto in Argentina fino all’età di 25 anni e poi bibliotecario presso l’Università di Macerata.

Con il suo ultimo romanzo, edito da Nutrimenti (2024),  Bravi è tra i dodici finalisti al Premio Strega 2024. Lo scrittore ci restituisce la figura straordinaria di una donna d’eccezione, affascinante come Jeanne Moreau, piena di spirito come la Szymborska, appassionata fumatrice come Ingeborg Bachman.

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Adelaida appartiene ai due mondi: Argentina e Italia, così come lo è Bravi, entrambi accomunati al grado zero della scrittura e al superlativo di resistenza alla dittatura.

Bravi nasce in Argentina nel 1963, Adelaida nasce in Italia, precisamente a Recanati nel 1927, figlia del pittore marchigiano Lorenzo Gigli. Trentasei anni di differenza, come le ore di treno impiegate dallo scrittore per raggiungere un paese della Patagonia.

Bravi lascia l’Argentina all’età di venticinque anni per proseguire gli studi di filosofia. Adelaida per esigenza paterna impara a vivere in Argentina all’età di quattro anni.

Lui ora vive a Recanati, nato dalla parte meridionale del Sud America, mentre Lei nasce e muore (2010) nella cittadina leopardiana e trascorre molto tempo nella città natale di Bravi.

La terra di cui si parla è il paese di Juan Domingo Perón il primo presidente argentino (1946-1955) ad aver promosso una riforma a favore della classe operaia, la stessa terra consumata dalla militarizzazione feroce quella avviata da Juan Carlos Onganía (1966-1970), proseguita da Roberto Marcelo Levingston (1970-1971) e poi Alejandro Agustín Lanusse (1971-1973). La dittatura esploderà con Jorge Rafael Videla (1976-1981), segue per solo alcuni mesi Roberto Eduardo Viola (1981), succede Leopoldo Galtieri (1981-1982) e dopo le sue dimissioni arriva anche Reynaldo Bignone (1982-1983).

Il libro

Una donna, una artista, una madre. Adelaida Gigli è stata una delle figure femminili più sorprendenti dell’Argentina del secolo scorso. Pronta a nascondere armi e dissidenti nella sua casa, a ridere in faccia al potere, a ribellarsi alle convenzioni, a mostrarsi esuberante e dissacrante, Adelaida ha espresso sempre sé stessa fino in fondo e ha dovuto pagare sulla propria pelle l’orrore della censura, della dittatura e della perdita. Il ritratto che ne fa Adrián N. Bravi è appassionato e vivo, irrinunciabile.

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Reciprocità di appartenenze, di luoghi e di lingue. Argentina, terra di fuga, di lotta, di sopravvivenza e di sparizioni, l’Italia, luogo degli incontri, delle passioni e delle parole.

Adelaida è un ibrido tra romanzo storico (dal fascismo alle dittature argentine), biografico (la vita di Adelaida Gigli) e anche autobiografico (quello di Bravi).

Adelaida, di Adriàn N. Bravi – La recensione

Il romanzo trascende la definizione di semplice biografia, intrecciando generi letterari per omaggiare la vita straordinaria di Adelaida Gigli. L’autore ha il privilegio di conoscerla personalmente, tessendo una narrazione che attraversa la storia, la politica e la sfera intima. Bravi sa intrecciare sapientemente memorie, testimonianze con la propria voce narrante.

Adelaida rappresenta la bellezza come ferita aperta, così lontana, così vicina, così straniera, così conterranea. Una donna, un’artista, una madre, un’amica (dell’autore). La straordinarietà di Adelaida si consuma tra le righe dello scrittore italo-argentino, che scrive in un’altra lingua, quella italiana, restituendoci il coraggio esangue della protagonista che apre la sua ferita al lettore, se ne sente il sapore, il silenzio, le urla, gli sguardi.

Le parole sono graffi di congiunture astrali dove si appoggiano le coincidenze della vita precaria. La vita di Adelaida si fa plurale e spalanca all’ovunque.  Una vita doppia, tra Italia e Argentina, così come sono le lingue l’italiano e lo spagnolo.

Adelaida si trasferisce in Argentina, a seguito del clima politico fascista, dove il padre accoglie la proposta di docenza a Buenos Aires. Sua moglie, Maria Teresa Valeiras, madre di Adelaida, lo accompagnerà in questa traversata. La storia che Bravi racconta si apre con una data: 29 agosto 1976.  Il luogo è preciso, davanti all’arco dello zoo di Buenos Aires, nei pressi di Plaza Italia, dove si innalza il monumento equestre di Garibaldi. L’incontro di Bravi con Adelaida avviene nel 1988: «ho conosciuto Adelaida Gigli […], quando aveva sessantuno anni».

Adelaide si presenta anticonformista e indipendente, artista, ceramista, scrittrice e giornalista, che insieme al marito, l’intellettuale David Viñas, fondano la rivista letteraria universitaria “Contorno”. Adelaida è l’unica donna in redazione, nonché attivista per i diritti.  Adelaida si avvicina al  Pcr (Partido Comunista Revolucionario) e negli stessi anni frequenta il  Flh (Frente Liberación Homosexual).

La sua vita è segnata da due grandi perdite: i figli María Adelaide “Mini” e Lorenzo Ismael Viñas Gigli, entrambi montoneros, il Movimento Peronista Montonero, un’organizzazione guerrigliera nata negli anni Settanta, che favorisce sia il ritorno al potere di Pèron (1973) che il contrasto alla dittatura. Verranno arrestati e probabilmente uccisi e torturati. Del loro destino non si saprà più nulla, né i loro corpi saranno mai ritrovati, diventando per sempre desaparecidos.

Adriàn N. BraviIl romanzo si fa ponte tra due mondi: l’Italia, terra natale di Adelaida, e l’Argentina, dove ha trascorso gran parte della sua vita. La vita di Adelaida si fa tragedia euripidea (Baccanti, Andromaca, Alcesti, Medea, Elena). Bravi utilizza sapientemente entrambe le lingue, con la loro gelosia, (recuperando un altro titolo dello scrittore La gelosia delle lingue pubblicato nel 2017, da eum, edizioni Università di Macerata).

Lo scrittore crea un’atmosfera intimista, fatta di sfumature, citazioni, di scrittori (Puškin, Dostoevskij, Ricardo Paglia, Carlos Correas, Rodolfo Walsh, Haroldo Conti, Paco Urondo e lo stesso David Viñas) e scrittrici (María Moreno, Victoria Ocampo) che vanno a edificare una mappa geografica delle vite e  delle identità diverse e conflittuali.

La lingua italiana di Dante, Foscolo, Boccaccio, con la sua musicalità e tradizione, rappresenta le radici della protagonista, mentre lo spagnolo, la lingua di Borges, è lingua della sua vita argentina, espressione di passioni, dolori e lotte.

Adelaida la vediamo dipinta dal padre (il quale partecipa due volte alla Biennale di Venezia, nel 1928 e nel 1930) in un ritratto a tinte forti sopra uno sgabello che prova a baciare la nonna su una guancia, oppure in braccio alla mamma di Lorenzo Gigli dietro una finestra con un paesaggio fatto di colline, sentieri alberati e case di campagna.

Adelaida emerge dalle pagine dello scrittore Bravi come una figura complessa e sfaccettata, non è un’eroina, bensì un Antigone, un Aracne che tesse la trama delle vite.

Bravi con pennellate vigorose, rivela la sua tenacia nel difendere le proprie convinzioni, la sua dedizione all’arte e la profonda sofferenza causata dalle ingiustizie subite, in primis la perdita dei figli durante la dittatura argentina. Adelaida reagisce, a colpi di mozziconi di sigarette e sorsi di buon whisky, quasi a sentirne l’odore del fumo e il sapore del distillato invecchiato.

L’affresco storico crudo e toccante della vita di Adelaida si intreccia indissolubilmente con la storia argentina e quella italiana.

Bravi non ci risparmia le atrocità del suo paese natale, delle repressioni feroci della Storia della dittatura e il vuoto incolmabile lasciato dall’urlo di migliaia di desaparecidos, una nazione ferita quella Argentina, così come quella italiana colpita da una dittatura fascista.

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L’opera di Bravi può essere pensata come una meta-opera dove all’interno incontriamo un’Adelaida poliedrica, ceramista, pittrice, scultrice, scrittrice, poetessa, che arricchiscono la sua figura e che Bravi evoca nel suo eco partoriente fin dentro lo stomaco.

Lo scrittore italo-argentino ricorda, piange, si emoziona e ci coinvolge fino a trattenere la parola, quella parola che riporta in vita la Adelaida, la stessa che si è fermata nel momento in cui lo scrittore avrebbe voluto chiederle ancora tanto e invece di colpo di fronte ai suoi occhi puntati verso l’alto guardavano nulla e la malattia avanzava.

L’opera di Bravi scopre la figura di Adelaida e allo stesso tempo ne conserva molti buchi e spazi scoperti, mai colmati. Sta proprio in questo interstizio lasciato aperto, nel non detto, che si rafforza, reagisce e conquista una riservatezza intima: un singhiozzo sotterraneo nelle “campane volatrici”. Recanati si racconta nelle sue vie e nelle sue architetture, con le sue porte che si spalancano (Porta Marina, ora a Monte Volpino, ora a Monte Morello, fino a all’appartamento sul cortile di

Sant’Agostino, dove Adelaida vive fino al suo ricovero).

Il flusso di coscienza e conoscenza dello scrittore italo-argentino cattura e registra la Storia, descrive il personaggio e dipinge l’accaduto. Adelaida è un tributo d’amore di una madre verso i figli, un incontro degli ideali, in direzione di un’amicizia profonda tra lei e lo scrittore.

Una storia personale, una dimensione storica e politica e per la prima volta Bravi non ha bisogno della fantasia, ma di una storia vera su cui aggrapparsi per recuperare la sua terra, la stessa Adelaida, e di conseguenza la sua lingua, la sua amica che ora non c’è più.

Proprio la sua assenza ci consegna la presenza della scrittura, la quale resiste ad ogni forma di repressione. Adelaida è una donna fuori dal comune che ci fa innamorare, soffrire, lottare insieme a lei, pagina dopo pagina, fino a com-muoverci (muoverci insieme) verso la luce del futuro con il peso della storia, l’ombra del presente. Come pietra smussata il nome di Adelaida si scalfisce tra l’odore dell’erba, il colore del cielo e il suono del vento in un “giardino delle parole interrotte”…

Adelaida diventa resistenza per un insegnamento ai più giovani, un viaggio dove si riflette lo spirito umano che indomabile lotta fino alla fine, dove la memoria si fa rinnovata consapevolezza in un oceano sempre più in balia all’oblio. Adelaida si trasforma in scultura levigata dalle impronte delle dita come una ceramica antica per poi donarci un respiro di rivoluzione cavalcando la grande onda di Hokusai.

#Commissioniguadagnate

copertina
Autore
Adrián N. Bravi
Casa editrice
Nutrimenti
Anno
2024
Genere
Narrativa
Formato
Brossura
Pagine
144
ISBN
9791255480396
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diGiorgio Cipolletta

Artista e perfomer italiano, studioso di estetica dei nuovi media. Dopo una laurea in Editoria e comunicazione multimediale, nel 2012 ho conseguito un dottorato di ricerca in Teoria dell’Informazione e della Comunicazione. Attualmente sono professore a contratto per corso di Fotografia e nuove tecnologie visuali presso Unimc. La mia prima pubblicazione è una raccolta di poesie “L’ombra che resta dietro di noi”, per la quale ho ricevuto diversi riconoscimenti in Italia. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo saggio Passages metrocorporei. Il corpo-dispositivo per un’estetica della transizione, eum, Macerata. Attualmente sono vicepresidente di CrASh e collaboro con diverse testate editoriali italiane e straniere. Amo leggere, cucinare e viaggiare in modo “indisiciplinato” e sempre alla ricerca del dono dell'ubiquità.