Francis Scott Fitzgerald…parole e musica jazz

Leggendo Francis Scott Fitzgerald si viene man mano accompagnati da una spontanea colonna sonora fatta di ragtime, di bebop, di brani jazz sentiti qui e là.

IL GRANDE GATSBY DI FRANCIS SCOTT FITZGERALD – LEGGI LA RECENSIONE

D’altronde proprio Francis Scott Fitzgerald è ritenuto il massimo esponente in letteratura di quella che è comunemente chiamata la Jazz Age.

Passata la Grande guerra, l’America vive un periodo radioso e sfolgorante.

La vittoria del conflitto, l’economia che riparte, il dollaro moneta forte danno il via ai favolosi Anni Venti. Ne sono la costante determinante. Nulla sembra impossibile ed il sogno americano si fa reale, alla portata di tutti.

La musica è il sottofondo della vita, il jazz da musica nera di lavoro nelle piantagioni, diventa allegria, festa.

La popolazione americana è proiettata al domani, al futuro, orientata al consumismo più sfrenato.

Di questo momento storico, dal 1918 al 1928, quindi non a caso tra la Prima guerra mondiale e la Grande Depressione, proprio Francis Scotto Fitzgerald seppe raccontarne meglio di chiunque altro.

Ma Scott Fitzgerald è indissolubilmente legato a quel periodo, non solo per le riuscite e sapienti ambientazioni, non solo per la scintillante apparenza nella quale si muovono i suoi personaggi.

Egli si stacca da quella realtà per mostrare il rovescio della medaglia, tragico, disarmante.

Le note vibranti, rapide, alle scale ritmiche vertiginose di Jelly Roll Morton, Scott Joplin, l’eleganza di George Gershwin che scandiscono la vita dei ruggenti Anni Venti. Ma a lustrini e paillettes corrispondono la solitudine, l’angoscia, le malattie causate dagli abusi, le sconfitte personali, i suicidi.

Alla sfrenata caccia al bene materiale corrisponde l’assenza di valori, il vuoto personale.

Il grande Gatsby (1925), opera di maggior pregio e direttamente collegato nell’immaginario collettivo a Francis Scott Fitzgerald, è ambientato proprio in quegli anni. Il successo e la fama del romanzo non sono dovute solo alla padronanza letteraria dell’autore e alla avvincente storia narrata.

Soprattutto si basano sulla capacità e alla volontà di andare oltre all’esteriorità, di affrontare e di analizzare la solitudine, il dramma umano.

Gatsby è un grande, è ricco, invidiato, tiene feste sfarzose nella sua immensa dimora di Long Island.

Ha tutto ciò che vuole, ogni cosa che desidera può farla sua Jay Gatsby, ma non il cuore, l’amore di Daisy.

E questo suo fallimento è il simbolo della crisi, della caduta alla quale andrà incontro non solo il personaggio, non solo l’autore, ma tutta la loro generazione.

Dietro alle sue opere c’è la narrazione di Francis Scott Fitzgerald di se stesso, le sue ansie, le sue crisi, il successo e l’alcoolismo, il suo desiderio di essere altro “come barche contro la corrente”.

E’ sempre presente l’analisi sociale ma soprattutto il vissuto dell’uomo Scott Fitzgerald, dalla modesta infanzia alla notorietà e alla ricchezza. Ma profondamente insoddisfatto, girovago tra America ed Europa, dove tra l’altro a Parigi frequenta il salotto di Gertrude Stein, culla della Lost Generation. Costantemente alla ricerca di qualcosa di più e di diverso.

Di qua dal Paradiso (1920) e Belli e dannati (1922) sono uno la continuazione dell’altro. Il primo è l’esaltazione della giovinezza, del futuro che è a portata di mano, della realizzazione.

Belli e dannati ripercorre la storia di Scott Fitzgerald e della moglie, della loro generazione. La ricchezza porta al decadimento, al vuoto interiore. La soluzione? La fuga, idealmente rappresentata dal viaggio in Europa.

Ed è proprio in conseguenza dei due precedenti romanzi che Il grande Gatsby è così maturo e profondo, così legato alla realtà.

Il giovane ambizioso è cresciuto, ha avuto successo, ma è il vuoto interiore a logorare l’uomo…a ritmo di jazz.

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diSteve Fortunato

Piemontese di origine e milanese d’adozione. Imprenditore da sempre, ha sfogato principalmente nel marketing e nella comunicazione la creatività e il desiderio di nuovi orizzonti e di nuove sfide. Razionale e impulsivo, istintivo e sensibile. Racconta vicende e persone con una visione nichilista e un linguaggio crudo, duro, scarno a volte, che però sa cedere a momenti delicati, di sottile nostalgia.