intervista a Paolo Di Paolo

Intervista a Paolo Di Paolo: genitori e figli nel XXI secolo

Abbiamo realizzato una bellissima intervista a Paolo Di Paolo, subito dopo la pubblicazione e la recensione del suo ultimo romanzo, Lontano dagli occhi (Feltrinelli).

Abbiamo parlato del libro cercando di approfondire le tematiche legate alla genitorialità, alla condizione di essere padri e madri, ma anche dell’essere figli. Cosa vuol dire oggi essere genitori? E cosa possiamo ritrovare nelle distanze? Ecco la nostra intervista a Paolo Di Paolo.

LONTANO DAGLI OCCHI – LEGGI LA RECENSIONE

Paolo Di PaoloPaolo Di Paolo, nel tuo nuovo romanzo si parla di genitori e figli. Che tipo di legame li unisce nella tua storia e perché hai scelto di concentrarti sulla fase “di passaggio”?
Perché è sempre molto interessante indagare la trasformazione, qualunque essa sia. Ciò che determina un cambiamento, una modifica del modo di essere. Diventare genitori non significa smettere di essere figli, ma dà a questo essere figli sfumature diverse.

Con Lontano dagli occhi, in fondo, sembri narrare anche un’intera generazione, quella di chi diventava genitore negli anni ’80. Come si guardava allora al futuro?
Non sono stato testimone consapevole di quel decennio, per ragioni anagrafiche. Studiandolo, ho avuto la sensazione che ci fosse come un ricaricarsi delle speranze – speranze ahimè destinate a fallire. In ogni caso, quella luminosa, estiva spensieratezza dà la misura di un guardare al futuro in modo meno risentito e cupo di come accade oggi.

Luciana, Valentina e Cecilia sono le donne protagoniste del tuo libro. Persone semplici e non senza problemi. Come a voler dire che la maternità è una condizione che può accomunare chiunque…
Naturalmente sì. Ciascuno dei personaggi femminili ha le sue fatiche, le sue ansie. Non volevo essere ostaggio di nessun luogo comune: ho provato perciò a fare emergere anche le contraddizioni che la maternità può portare con sé. Una giornalista quasi trentenne, una ragazzina di diciassette anni, una ragazza “randagia” di ventisei possono farsi le stesse domande, vivere le stesse paure.

E i padri che ruolo hanno in questa storia? Come si relazionano con ciò che gli sta accadendo?
È proprio questa una delle domande del romanzo. Quando matura, un uomo, la coscienza di una trasformazione che non è passata per il suo corpo? Può accadere subito, dopo due mesi, a volte dopo decenni.

Che cosa vuol dire invece oggi, nel 2019, diventare padri o madri?
Su un piano astratto, quello che vuol dire da sempre. La storia, lo spirito del tempo, le abitudini, l’evoluzione dei costumi danno a questo ruolo – necessariamente – tratti differenti. Essere autorevoli senza essere autoritari, accettare di invecchiare e di non avere la stessa età dei propri figli adolescenti, accettare anche di vederli “fallire” – mi pare che siano queste alcune delle questioni più complicate nell’essere genitori in Occidente in questo scorcio di ventunesimo secolo.

Roma sembra essere un altro “pezzo” importante in questa storia. Che ruolo ha questa città nelle vite dei personaggi?
Ho cercato di non farne solo un fondale, di farne appunto una presenza viva. Piena di fascino ma anche di ambiguità.

Lontano dagli occhi è anche una storia di distanze, a volte create e a volte ridotte. Cosa possiamo trovare o ritrovare in ognuna di quelle distanze?
Una distanza non presuppone distacco. Credo che cose o persone lontane possiamo sentirle più vicine, talvolta, di ciò che è davvero vicino. Persone che se ne sono andate, anche definitivamente, possono essere più presenti dei vivi. E così anche eventi della nostra vita che si sono allontanati possono tornare con costanza alla nostra emozione… Tutto, in fondo, si allontana da noi. O siamo noi ad allontanarci? In ogni caso, per fortuna, abbiamo l’immaginazione e la memoria.

Si chiude così la nostra intervista a Paolo Di Paolo, che lascia aperte molte possibilità di approccio e regala numerosi spunti di riflessione. A ognuno di noi, poi, spetta scegliere come vivere il proprio essere figli e genitori.

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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.