Sabato 5 ottobre è stata inaugurata al Palazzo Ducale di Genova la mostra Anni Venti in Italia. L’età dell’incertezza, a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone.
Si parla evidentemente dei roaring twenties, i ruggenti anni Venti…che però qui mostrano anche un lato poco leonino e molto inquieto (a proposito di ruggiti, ricordate la frase meglio un giorno da leone…eccetera? La ritroverete in un dipinto che di ruggente ha ben poco). Cento anni fa. La Grande Guerra da poco conclusa, la fine dell’ottimismo della Belle Époque, la Crisi del ‘29 ed il progressivo affermarsi delle ideologie nazionalistiche ed antidemocratiche che inevitabilmente condurranno ai regimi dittatoriali ed alla follia di un nuovo, devastante conflitto mondiale.
All’ingresso della mostra Anni Venti in Italia, nell’Appartamento del Doge, il visitatore troverà una serie di pannelli molto sintetici ma decisamente esaustivi con, in alto, i principali fatti storici dal 1919 al 1930 ed in basso gli eventi culturali ed artistici, con la presenza di testi dei futuristi e di edizioni di libri come Il porto sepolto di Ungaretti con prefazione di Benito Mussolini. La mostra viene suddivisa idealmente in undici capitoli, con tanto di Prologo ed Epilogo. Tra i volti del tempo ritroviamo ad esempio il compositore Alfredo Casella ed il letterato antifascista e docente ad Harvard Lauro De Bosis, che nel 1931 si inabisserà in mare con il suo velivolo nei pressi dell’isola d’Elba dopo aver lanciato su Roma dei volantini di invito alla rivolta contro il regime. Tante sono le donne, di ogni età e ritratte nel loro quotidiano, nel capitolo Attese; toccanti e molto significative le opere nella parte di mostra intitolata Preludio – il trauma della guerra, dalla bambina che ci volta le spalle e suona La canzone del Piave a Le vedove, alle scene di soldati e di reduci. Segue il capitolo Metropoli con (anche) opere di Sexto Canegallo che ci parlano degli stati d’animo della massa nelle grandi città. Non svelerò molto altro, non posso descrivere una mostra e non sono un critico d’arte. Posso però consigliarvi di visitarla: c’è tempo fino al 1 Marzo 2020. In questi mesi la mostra sarà contornata da tantissimi eventi a tema anni Venti in Italia: incontri e conferenze, concerti ed una serie di film al Cinema Sivori.
La mia sensazione, acquistato il catalogo ed uscita dalla mostra, è che nel silenzio di queste stanze – prive di video, musiche, distrazioni di ogni tipo – si celi davvero un rumore assordante: chissà che queste opere d’arte, tutti questi volti che ci osservano impietosi e muti, non abbiano ancora molto da raccontare a noi iperconnessi di massa del 2020?