orchestra di piazza vittorio

Orchestra di Piazza Vittorio: la formula palco reverse allo Sferisterio. Un viaggio polifonico nel mondo

Giovedì 8 Agosto, giù la platea dello Sferisterio non c’è nessuno. Sul palco invece tutti i posti sono esauriti. Duecento sono stati gli spettatori che hanno avuto la fortuna di dedicarsi un concerto molto intimo insieme all’Orchestra di Piazza Vittorio (OPV). Un concerto indimenticabile da tutti i punti di vista, partecipativo, unico, eccezionale e fuori dal comune. Spettatori e gruppo musicale insieme sul palcoscenico per rovesciare il classico formato di fruizione del concerto (palco reverse).

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Mentre le luci dello Sferisterio “scontornavano” le colonne dell’Arena, sul palco si è esibito il gruppo multietnico reinterpretando alcune opere liriche e consegnando al pubblico un alto sentimento di condivisione attraversando le diverse lingue e colori del mondo. Cappelli e costumi coinvolgono da subito lo sguardo curioso degli spettatori fortunati, avendo la possibilità non solo di godersi in prima fila un concerto strepitoso durato circa un’ora e mezza, ma allo stesso tempo, erano loro stessi proiettati di fronte alla platea (vuota) dello Sferisterio. Il pieno questa volta era tutto sul palcoscenico. Una visione assolutamente diversa, quella che di solito hanno solo i musicisti quando salgono sullo stage ad esibirsi.

Amalgama perfetto di scambio e condivisione. L’Orchestra di Piazza Vittorio ha restituito al pubblico un flusso potente di lingue diverse, un poliglottismo disseminato nell’aria partendo dalla personalissima Carmen interpretata dall’artista pugliese Mama Marjas, al soprano albanese Hersi Matmuja che ha strabiliato intonando l’aria della Regina della notte (Der hölle rache) del Flauto magico di Mozart, proseguendo con il tunisino Houcine Ata e l’ecuadoriano Carlos Paz Duque accompagnati dalle percussioni di “Pap” Yeri Samb e dal cubano Awalys Ernesto Lopez Maturell, insieme alle tastiere di Duilio Galioto, le chitarre di Emanuele Bultrini, il contrabbasso di Pino Pecorelli, il rimo della batteria di Davide Savarese, la kora (l’arpa liuto tradizionale diffusa nell’Africa occidentale) di Kaw Diali Madi Sissok e l’oud (strumento musicale arabo) di Ziad Trabelsi.

orchestra di piazza vittorio

Dalle strumentazioni di tutto il mondio alle voci polifoniche, l’Orchestra di Piazza Vittorio coinvolge, strabilia, disseminando nuovi orizzonti e diversi colori variopinti, rompendo qualsiasi muro divisorio. Dalla lirica, al raggae, passando attraverso la musica salentina, africana, araba, lo Sferisterio si è trasformato in una torre di Babele dal tessuto etnico e transculturale. Con Va, pensiero (sull’ali dorate) Pap” Yeri Samb intona uno dei cori più noti della storia dell’opera italiana. La terza parte del Nabucco Giuseppe Verdi (1842) esplode in un inno “prepotentemente” multiculturale, dove tutti gli altri componenti dell’orchestra musicale seguono l’incipit di Samb abbracciando le stelle e decretando il grande successo di una serata indimenticabile, intima e colorata.

L’Orchestra di Piazza Vittorio nasce nel 2002 sulla spinta di artisti, intellettuali e operatori culturali con la volontà di valorizzare l’omonima Piazza dell’Esquilino di Roma, il rione multietnico della città. Il sussurro del mondo si fa di colpo colorato insieme all’OPV che “romanza” musicalmente un multiculturalismo polifonico, un’heteroglossia disseminata e un viaggio attraverso le epoche, i costumi, le lingue regalandoci una sinfonia “speciale” dove partiture, ispirazioni, passioni e culture convivono e vivono insieme tra presente, passato e futuro.

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diGiorgio Cipolletta

Artista e perfomer italiano, studioso di estetica dei nuovi media. Dopo una laurea in Editoria e comunicazione multimediale, nel 2012 ho conseguito un dottorato di ricerca in Teoria dell’Informazione e della Comunicazione. Attualmente sono professore a contratto per corso di Fotografia e nuove tecnologie visuali presso Unimc. La mia prima pubblicazione è una raccolta di poesie “L’ombra che resta dietro di noi”, per la quale ho ricevuto diversi riconoscimenti in Italia. Nel 2014 ho pubblicato il mio primo saggio Passages metrocorporei. Il corpo-dispositivo per un’estetica della transizione, eum, Macerata. Attualmente sono vicepresidente di CrASh e collaboro con diverse testate editoriali italiane e straniere. Amo leggere, cucinare e viaggiare in modo “indisiciplinato” e sempre alla ricerca del dono dell'ubiquità.