Ferlinghetti

Lawrence Ferlinghetti, un saggio Little Boy centenario

In una striscia di Peanuts, Schulz disegnò Charlie Brown mogio che confessava “Triste pensare che Bob Dylan ha 40 anni”.

IN LIBRERIA “SCOPPI URLA RISATE” DI LAWRENCE FERLINGHETTI

Perché certi artisti rappresentano e riassumono in sé talmente tanto, talmente il tutto, che non debbono avere età, non possono avere una età e da essi il mondo ha bisogno di altro, di altro ancora, sempre e comunque.

Il destino è stato favorevole con Lawrence Ferlinghetti che compie 100 anni (è nato il 24 marzo 1919) e richiama sensazioni, parole, musiche che risuonano nei decenni. Il suo nome fa riaffiorare frasi spezzettate, rime e melodie, ricordi che fanno parte della cultura e del patrimonio di tante generazioni. Il compleanno di Ferlinghetti riaccende i riflettori, se mai si fossero spenti, su quel fenomeno che il mondo intero identifica nella Beat Generation e dalla quale il mondo stesso è stato rivoluzionato.

Se però è vero che Lawrence Ferlinghetti non ne fu né l’ispiratore né l’ideatore, egli consentì tuttavia a Jack Kerouac, a Allen Ginsberg e tanti tanti altri di far conoscere la loro paternità e la loro ispirazione. E consentì ai loro figli in giro per il mondo di diffondere quegli ideali di libertà, anticonformismo, pace e amore che ne erano alla base e che hanno scosso le coscienze.

Ferlinghetti condivise la voce e il messaggio di quei padri e fu la fionda che lanciò nel cielo e diffuse quegli ideali.

E se lui stesso non si sente Beatnik, quell’etichetta gli appartiene per l’opera di divulgazione e per le sue opere poetiche, che sono parte integrante dell’anima beat.

Poeta intuitivo e razionale, senza passato né futuro, radicato nel presente. Al tempo stesso editore saggio e lungimirante che seppe cogliere quella scintilla e riconoscere il nuovo, il determinante cambiamento che il movimento della Beat Generation avrebbe scatenato.

Blues, bebop, jazz, folk. Ci puoi mettere qualsiasi ritmo e qualsiasi metrica ad accompagnare le sue parole, prive di rime, di schemi, libere da ogni legame che sappia di struttura, di regola o vincolo.

Hip hop, rap il presente musicale che potrebbe accompagnare la rabbia, la ribellione, l’anelito di pace del presente espresse da parole che non hanno tempo, che sono ancora, purtroppo, assolutamente l’oggi.

Ma allora c’era un movimento culturale forte, un’altra consapevolezza e forse anche un’altra coscienza. C’era una Beat Generation.

“Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore 
e i cui pastori sono guide cattive
Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi
i cui saggi sono messi a tacere
Pietà per la nazione che non alza la propria voce
tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i prepotenti come eroi…” 

Prima di tutto libraio, come ama definirsi, titolare di quella libreria City Lights che è stata la luce non solo per la città ma per il mondo con la stampa e la diffusione di opere leggendarie e ritrovo di personaggi altrettanto leggendari, che hanno contaminato la loro e le generazioni successive.

A San Francisco, la città patria di Lawrence Ferlinghetti e culla della Beat Generation che gli ha dedicato una via e ovunque nel mondo, sono in programma tante manifestazioni per rendergli omaggio.

“Ho sognato
che mi erano caduti tutti i denti
ma la mia lingua sopravviveva
per raccontare la storia. Perché io sono un distillatore
di poesia. …”

I’m waiting, The world is a beautiful place, Death to the state, tutte le diverse declinazioni di Coney Island of the mind sono solo un mero accenno delle poesie inserite nelle diverse e numerose raccolte pubblicate, tutte da leggere, da possedere lasciandosi trasportare da pensieri e da uno stile che si può ritrovare nella cultura non solo di quegli anni.

Fino a Little Boy che sarà pubblicato in occasione del compleanno di Lawrence Ferlinghetti.

Una sorta di riassunto complessivo, di concentrazione del tutto, le riflessioni, racconto e resoconto, odio e amore per l’America e per il mondo, illusioni e disillusioni.

La voce più vera e sincera di questo little boy di 100 anni.

 

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diSteve Fortunato

Piemontese di origine e milanese d’adozione. Imprenditore da sempre, ha sfogato principalmente nel marketing e nella comunicazione la creatività e il desiderio di nuovi orizzonti e di nuove sfide. Razionale e impulsivo, istintivo e sensibile. Racconta vicende e persone con una visione nichilista e un linguaggio crudo, duro, scarno a volte, che però sa cedere a momenti delicati, di sottile nostalgia.