La parola allo scrittore: un’intervista a Piergiorgio Pulixi

I “bottegai” di Hamlin hanno avuto il primo assaggio del talento di Piergiorgio Pulixi con una Una brutta storia, volume d’esordio del ciclo dedicato al truce e corrotto Biagio Mazzeo. Da allora è sempre stato un piacere, per noi, poter leggere e parlare dei libri di Pulixi, anche perché Piergiorgio non ci ha mai, ma davvero mai, delusi (li avete già letti La notte delle pantere, Per SempreL’appuntamento e Il canto degli innocenti?). Con lo scrittore abbiamo fatto una bella chiacchierata, sul Collettivo Sabot, di cui fa parte, sul destino dei suoi (anti)eroi, Mazzeo e Vito Strega, sui progetti futuri e molto, molto altro ancora.

Ciao Piergiorgio, grazie per averci concesso questa intervista. Tu sei uno degli autori che fanno parte del Collettivo Sabot: ci puoi dire in che modo sei approdato nel progetto?
Il progetto è nato dalla volontà e generosità di Massimo Carlotto (maggior esponente del filone letterario del Noir Mediterraneo) di avvicinare un gruppo di ragazzi al mestiere dello scrivere attraverso un progetto in particolare che poi è diventato il romanzo Perdas de Fogu, un noir ambientato in Sardegna dai fortissimi elementi d’inchiesta. Quella è stata un’occasione per mostrarci come lavora un professionista, come stende nel dettaglio i diversi processi creativi, come si compone una documentazione a prova di bomba, come si curano e si mantengono i rapporti con le fonti, e come si gestisce il rapporto con la stampa e le case editrici. Tutto ciò è stato anticipato da un intenso periodo di studio sulla letteratura poliziesca a livello internazionale e non solo locale che è stato propedeutico per poter affrontare al meglio l’aspetto creativo. Massimo è stato molto chiaro nella volontà di costruirci delle basi forti su cui poter erigere tutto il resto. Questo processo di apprendimento continua, in realtà non si è mai fermato. È stata come una sorta di università con probabilmente il miglior professore in questo campo. Io ho avuto l’onore e la fortuna di assistere e seguire per un anno in Veneto Massimo, osservando a stretto contatto come lavora, come approccia le storie, e come si rapporta con i lettori e i librai. Questo è stato un master o PhD di inestimabile valore che mi ha permesso di imparare tantissimo. Dal migliore.

Parliamo un po’ della serie su Biagio Mazzeo. Com’è nato questo personaggio? E, soprattutto, la storia che lo vede protagonista è ispirata a qualche fatto realmente accaduto, oppure è tutto frutto della tua fantasia?
La storia nasce da uno spunto reale. Rimasi interdetto nel leggere di un arresto eclatante di un’intera sezione di Polizia. Sedici poliziotti arrestati dai loro stessi colleghi dell’Anticrime per reati tra gli altri di associazione a delinquere. Una notizia più da tabloid americani che italiani. Questo mi incuriosì tantissimo. Questi agenti infedeli erano in attivo da più di dieci anni, delinquenzialmente parlando. E avevano tra loro delle dinamiche non potevano non far pensare a quelle delle famiglie mafiose. Erano sempre insieme, si coprivano le spalle a vicenda, sembrava quasi che tagliassero il mondo fuori, rimanendo chiusi nel loro microcosmo. Tra tutti spiccava la figura carismatica di un uomo che tirava le redini di questo gruppo. Un uomo dallo spiccato magnetismo che era il leader e la mente della squadra. L’idea è stata quella di raccontare cosa sarebbe potuto accadere se quell’arresto non fosse avvenuto, se quei poliziotti in qualche modo fossero riusciti a scamparla e continuare con i loro traffici. Fin dove si sarebbe spinto il loro capo? Cosa avrebbe sacrificato per amore della squadra e della sua incolumità? Come avrebbe reagito alle inevitabili delazioni e tradimenti? Queste domande sono state le scintille della storia. Dopo qualche mese è nato nella mia mente Biagio Mazzeo, un ispettore superiore della Polizia di Stato a capo di una squadra della Narcotici dai metodi spicci e violenti, poco ligio ai regolamenti e che serve un proprio ideale di giustizia e moralità. Un uomo senz’altro duro, ma dal magnetismo animale. Un uomo molto intelligente, imprevedibile, dall’astuzia luciferina, che non riesce ad amare senza fare e farsi del male. Determinato ad avere tutto dalla vita. Un uomo dagli occhi di un celeste glaciale, innaturale, che non si fermerà davanti a nulla pur di ottenere ciò che vuole e proteggere la sua squadra, la sua unica famiglia.

Con Il canto degli innocenti, invece, hai inaugurato la serie de I canti del Male, introducendo un nuovo personaggio, Vito Strega. Sei già al lavoro sul secondo volume?
Sì, il secondo volume è pressoché pronto. Sto solo aspettando un segnale dagli editori. La saga de I canti del Male, essendo un progetto così preciso di tredici romanzi, ha in realtà già una sua scalettatura sugli eventi che Strega affronterà, sebbene sia ancora più nitida e chiara la sua evoluzione psicologica rispetto a questi eventi e al Male, punti che sono il fulcro della serie. Sono molto onorato e orgoglioso che questo romanzo abbia incontrato il favore dei lettori e che abbia vinto due premi per me prestigiosissimi: il Premio Franco Fedeli 2015 organizzato dal Siulp, un sindacato di Polizia, e il Premio Corpi Freddi Award 2015 nella categoria miglior romanzo dell’anno, un premio davvero importante perché arriva direttamente da un gruppo di lettori fortissimi, grandi esperti del genere thriller e noir. Questo mi da una fortissima carica per migliorarmi e cercare di non deludere le loro aspettative.

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Sappiamo che attualmente vivi e lavori a Londra. C’è un motivo particolare alla base della tua scelta di trasferirti all’estero?
Avevo la necessità di distaccarmi per qualche tempo dall’Italia e mettermi alla prova con un’esperienza all’estero. Forse sentivo il bisogno di osservare l’Italia con un altro sguardo, con altri occhi. Vivo a Londra ormai da tre anni. Tre anni per me molto intensi, in cui ho imparato tantissimo, soprattutto su me stesso, sulle mie capacità di adattamento, sui miei limiti e sul mio carattere. Ora quest’esperienza sta volgendo al termine e sto cercando una nuova destinazione. Adoro viaggiare, e nuove città e nuove esperienze mi regalano sempre nuovi punti di vista e la grinta necessaria per mettermi alla prova anche come romanziere.

C’è qualche autore in particolare a cui ti ispiri nel tuo lavoro?
Ovviamente Massimo Carlotto da cui ho imparato non solo qualche trucco del mestiere ma un vero metodo di lavoro. In generale mi ispiro a Elmore Leonard per la determinazione e la disciplina. A Michael Connelly per la rigorosità e la trasparenza della sua scrittura. A Simenon per l’artigianalità del mestiere, e ad autori come Ed McBain, Edgar Allan Poe, Stephen King e Joe Lansdale per la capacità di saltare da un genere all’altro con estrema facilità.

Il 2016 si è aperto nel migliore dei modi: sei stato scelto per rappresentare l’Italia al Crime Writers Festival a New Delhi e al Deal Noir Festival nel Kent, in Inghilterra. C’è un sogno nel cassetto che, come scrittore, ti piacerebbe realizzare?
Il 2015 era già stato un anno strepitoso: la vittoria di due premi molto importanti, Il Premio Glauco Felici 2015 e il Premio Franco Fedeli, l’uscita di due romanzi, Strega e Mazzeo, e due tour lunghissimi che mi avevano portato davvero dappertutto. Il 2016, se possibile si è aperto ancora meglio: il Crime Festival in India, ora il Deal Noir nel Kent, la vittoria ai Corpi Freddi Award 2015 nella doppia categoria: miglior autore italiano 2015 e miglior romanzo dell’anno con Il canto degli innocenti, e al momento sono tra i finalisti del Premio Prunola di Castelfranco Veneto con un altro romanzo a me molto caro L’appuntamento. Inoltre il 5 Maggio uscirà nelle librerie il quarto e ultimo volume della serie delle Pantere e di Biagio Mazzeo, più un’altra sorpresa nel mese di Luglio sempre targata Sabot/age – Edizioni E/O. So già che questo sarà per me un anno indimenticabile, al di là di questi riconoscimenti di cui ripeto sono tremendamente orgoglioso, ma proprio per l’addio che dovrò dare a Biagio e i suoi. Ho trascorso diversi anni con loro e questo mi ha permesso di incontrare e stringere amicizia con tantissimi lettori, librai, giornalisti e addetti ai lavori che non dimenticherò mai. Però la storia tra me e Mazzeo doveva finire. Ci stavamo facendo troppo male a vicenda, e con una serialità noir così vicina alla tragedia classica, non potevo ingannare i lettori ampliando la serie senza pensare però alle premesse della serie. Premesse per l’appunto tragiche da cui non si può prescindere. Il mio sogno nel cassetto è solo quello di migliorare costantemente, con molta umiltà e spirito di sacrificio, cercando di regalare ai lettori storie sempre più belle e ben scritte. Questo è il mio lavoro: migliorare.

Se dovessimo chiederti di dare qualche consiglio di lettura a chi ci segue, cosa suggeriresti?
Suggerirei le ultime letture che ho fatto e che mi hanno colpito moltissimo. La buona legge di Mariasole di Luigi Romolo Carrino. Luci nella notte e I complici di Simenon. L’eredità di Eszter e Le braci di MaraiCittà di polvere di Romano De Marco, per chi ha bisogno di un’iniezione di adrenalina pura, e un bellissimo romanzo di formazione regalatomi da Stefania, mitica libraia della Gorilla&Alligatore di Orte: La gang dei sogni di Luca Di Fulvio.

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