L'ex moglie di Scott Weiland: "Non glorificate la sua morte"

All’indomani della morte di Scott Weiland, ex frontman degli Stone Temple Pilots, deceduto per cause non ancora note sul tour bus, l’ex moglie e modella Mary Forsberg Weiland ha scritto una lettera aperta a Rolling Stone in cui offre uno spaccato privato della vita della rockstar. Lo scopo? Esortare media e fan a “non glorificare” la morte di Weiland, che ha lasciato anche due figli, Noah e Lucy, 15 e 13 anni,

Il 3 dicembre 2015 non è il giorno in cui è morto Scott Weiland. È il giorno ufficiale in cui il pubblico lo piangerà, ed è stato l’ultimo giorno in cui è stato messo davanti a un microfono per i benefici economici o il divertimento di altri. Il fiume di condoglianze e preghiere offerte ai nostri figli, Noah e Lucy, è stato travolgente, apprezzato e anche di conforto. Ma la verità è, come per molti altri bambini, che loro hanno perso il loro papà anni fa.

Il matrimonio tra Weiland e la Forsberg era terminato nel 2009. Per l’occasione, Mary aveva scritto una autobiografia, Fall to pieces: a memoir of drugs, rock ‘n’ roll, and mental illness, di cui la lettera a Rolling Stone sembra essere l’amara continuazione:

Non vogliamo svilire il formidabile talento di Scott, la sua presenza o la sua abilità di accendere qualsiasi palco con il suo sfavillante entusiasmo. Molte persone sono state così gentili da lodare il suo talento. Ma, a un certo punto, c’è bisogno che qualcuno si alzi e sottolinei che certo, questo accadrà ancora perché siamo noi intesi come società a incoraggiarlo. Leggiamo critiche di concerti orrendi, vediamo video con artisti che cadono letteralmente a terra, incapaci di ricordare i loro testi anche se scorrono su un gobbo elettronico a pochi metri di distanza. E quindi clicchiamo su ‘aggiungi al carrello’ perché ciò che in realtà è roba da ospedale in genere viene considerata arte.
In realtà, ciò di cui non volete rendervi conto è che si trattava di un paranoico che non era in grado di ricordare le sue canzoni e che è stato fotografato con i suoi figli pochissime volte in 15 anni di paternità. Ho sempre voluto condividere più di quanto gli altri fossero disposti ad ascoltare. Quando ho scritto un libro, anni fa, ho sofferto a glissare su questo dolore e su questi sacrifici, ma l’ho fatto perché pensavo fosse la cosa migliore per Noah e Lucy. Sapevo che un giorno avrebbero visto e provato tutto ciò da cui avevo cercato di proteggerli, e che sarebbero stati così coraggiosi da dire: ‘Quel disastro è stato nostro padre. Lo abbiamo amato, ma un profondo mix di amore e delusione ha caratterizzato la maggior parte del nostro rapporto con lui’.

La missiva si conclude con un invito: “la nostra speranza è che la morte di Scott possa servire ad evitarne altre. Lasciamo perdere magliette depressive con scritto 1967-2015, usiamo quei soldi per comprare un gioco o un gelato a un bambino”.
In queste ore si discute, in rete, se fosse necessaria o meno questa lettera. Due cose sono certe. Da un lato, la Forsberg mette il dito nella piaga di un fenomeno assai tipico del rock, la mitizzazione (postuma). Stavolta, però, a differenza del 2011, quando Weiland scrisse il libro di memorie Not dead & not for sale proprio per ribattere alla biografia della donna, ora il cantante non potrà proprio difendersi dalle accuse.
 

SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie