Alejandro Zambra – I miei documenti

Quali sono i documenti che lo scrittore cileno, Alejandro Zambra (1975) ti apre davanti come fossero file di una cartella ideale? Si tratta di undici racconti intitolati appunto I miei documenti, dove i protagonisti sono sempre personaggi non conclusi, figure cancellate molto prima di incarnarsi in una personalità definita, viaggiatori senza vera destinazione, amanti privi di passione, padri a metà di figli a metà o semplici numeri come gli allievi di “Instituto Nacional”.

In sintesi una sorta di laboratorio aperto di uno scrittore intento a sperimentare una qualche simbiosi fra ispirazione autentica e artificio letterario, fra autobiografia e finzione. In realtà la raccolta testimonia la difficoltà di trovare scampo a una crisi d’identità, in parte individuale in parte comune a un’intera classe sociale. Lo smarrimento dell’io è in fondo topos ma qui parrebbe trovare le radici in un contesto politico traumatico, di cui restano tracce indelebili nel vissuto in particolar modo degli intellettuali ovvero di chi dovrebbe rappresentare la coscienza critica di un Paese: «L’adolescenza era vera. La democrazia no», la frase del primo racconto, che dà il titolo alla raccolta, potrebbe infatti fare da sigillo all’intero libro. Difficile non leggerla come la confessione di un’inadeguatezza a proporre, facendoli oggetto di discussione, valori e disvalori: il totalitarismo ha prosciugato il talento di scrittori ed artisti, privandoli della capacità di ipotizzare una qualche verità che dia senso alla realtà della rivoluzione tecnologica e che consenta di non esserne strumento passivo. Alla paralisi e all’intirizzimento allude il gelo che perseguita persino fra le fiamme dell’inferno il cileno dell’aneddoto raccontato ne L’uomo più cileno del mondo.

Eppure chi si aspettasse un riferimento diretto alle vicende politiche del Cile resterebbe deluso: Pinochet, Allende, il golpe, la dittatura e il ripristino della democrazia sono visti di scorcio, ombre inconsistenti nell’esistenza di individui altrettanto inconsistenti ed inconsapevoli. Significativo da questo punto di vista è Io fumavo benissimo in cui il richiamo a un celebre passo de La coscienza di Zeno di Svevo è evidente: il protagonista intraprende un faticoso cammino per abbandonare la sigaretta, ma giunto alla fine delle terapia si accorge di dover di nuovo imparare a fumare, poiché in un mondo nel quale «in tutti i film reciterà Robin Williams» essere un fumatore è l’unico modo di essere qualcuno almeno per se stessi.

ISBN
9788838933165
SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie