Liz Nugent – Il mistero di Oliver Ryan

Quando si vuole rappresentare il male, qualcosa sfugge. Mostri si nasce o si diventa? E se la crudeltà non è innata nell’animo umano, cosa la fa germogliare fino a rendere gli individui attori di gesti efferati? Sono tutte domande per le quali la sceneggiatrice irlandese Liz Nugent (1967), cultrice delle opere di Patricia Highsmith (1921-1995), nel suo libro d’esordio ammette implicitamente di non avere una risposta. Ed è il mistero irrisolto di una personalità responsabile di innumerevoli violenze materiali e psicologiche a rendere inquietante Il mistero di Oliver Ryan.

Il tentativo di avere un ritratto esaustivo del noto scrittore irlandese che riduce la moglie in coma picchiandola cade nel vuoto: prendono infatti la parola come testimoni, in una sorta di processo di fronte a una giuria immaginaria, le vittime del suo subdolo fascino, ma nessuno pronuncia la parola definitiva su Oliver, motore del dramma all’interno di un microcosmo borghese caratterizzato storicamente dall’essere irlandese negli ultimi decenni del ‘900. La lapidaria sentenza di Veronique che lo ha conosciuto giovane studente lavoratore stagionale nella sua tenuta «è un mostro» centra il lato più visibile di una verità il cui nucleo resta nell’ombra. Neppure lo stesso Oliver, chiamato dall’autrice a deporre in proprio favore, riesce a far luce sulla personalità da cui i suoi comportamenti sono stati determinati, eppure la sua confessione non è reticente, anzi è lucidamente onesta. Gli sarebbe facile trovare attenuanti per il male inflitto ad altri in quello da lui subito durante l’infanzia, ma la sua testimonianza è oggettiva nei minimi dettagli: egli, arrivato in fondo al suo percorso, ne rivive le tappe, senza cercare scontate scusanti, in un resoconto che si trasforma ad ogni passo in rinuncia alla conoscenza di sé.

Oliver imbroglia, sfrutta chi lo ama, umilia sia l’amante Moya sia Alice, una moglie devota, è crudele con il fratello autistico di lei, tuttavia in lui non c’è solo cinica indifferenza nei confronti delle ragioni degli altri ed egli non potrebbe ambire al titolo di genio del male. La sua cattiveria non è affascinante, perché piena di lacune: c’è la sofferenza per l’abbandono del padre, c’è l’amore per Laura, la giovane da lui spinta al suicidio, e soprattutto l’attaccamento inspiegabile al piccolo Jean-Luc e al nonno di lui, conosciuti in Francia durante un soggiorno estivo. Dunque un insieme di frammenti che non si combinano mai in un quadro. Uno scorcio, nient’altro consente o merita la banalità del male.

ISBN
9788854508668
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