Giorgio Fontana – Morte di un uomo felice

Morte di un uomo felice di Giorgio Fontana ha da poco trionfato alla cinquantaduesima edizione del Premio Campiello. Meritatamente, oserei dire, perché il suo romanzo è splendido ed è incentrato su una questione sempre attuale: la giustizia. C’è chi ha paragonato lo stile di Fontana a quello del «miglior Sciascia», ma, in parte, penso anche alla riflessione di Dürrenmatt sulla giustizia, circa i suoi limiti, soprattutto di fronte a un altro tribunale, quello umano. Ma in Morte di un uomo felice oltre che di “giustizia” si parla soprattutto di “giusto”: quanto è giusto mettersi in gioco per un bene superiore, quello dello Stato, quanto è giusto sacrificare per la patria (la famiglia, gli affetti), quanto, nella vita di un magistrato, può restare effettivamente privato e non mescolarsi inevitabilmente col pubblico.

Il protagonista del romanzo è, appunto, un magistrato, Giacomo Colnaghi (personaggio fittizio, anche se parzialmente ispirato ai magistrati Emilio Alessandrini e Guido Galli, entrambi assassinati). Egli è operativo a Milano in tempi assai difficili: siamo nei tardi Anni di piombo che hanno insanguinato la penisola, in quella che è e rimane comunque la stagione più intensa e feroce del terrorismo in Italia (lo stragismo conoscerà poi un reale epilogo dopo le morti di Falcone e Borsellino, si dice grazie alla trattativa Stato-mafia, che Sabina Guzzanti ha, di recente, ampiamente documentato nel suo La trattativa). Nell’81, anno in cui Morte di un uomo felice è ambientato (e in cui, tra l’altro, venne portata alla luce pure l’attività segreta della loggia P2 di Licio Gelli), Colnaghi è in prima linea nella lotta contro il crimine, coordinando una piccola squadra nelle indagini relative a un nuovo gruppo armato, responsabile della morte di un esponente della DC.

Quella di Colnaghi è una vita tormentata: orfano di padre – morto giovanissimo in un’azione partigiana -, cresciuto in una famiglia umile, ora sposato, con due figli. Il ricordo del padre lo affligge, quel padre che la famiglia non ha mai perdonato per la sua ribellione (allo stesso modo, Giacomo ha un rapporto difficile con la sua di famiglia). La sua non è solo un’indagine giudiziaria: ci sono domande che vogliono una risposta, c’è un’Italia che soffre, c’è la necessità di dare un senso a tale sofferenza, c’è il bisogno di trovare un compromesso tra la giustizia e le ragioni degli uomini. Il tutto mentre la morte incalza, sta alle calcagna, pronta a colpire, proprio nel momento in cui il bisogno di vita diventa più forte e impellente. Quello di Colnaghi è un lungo viaggio sentimentale alla scoperta di sè e delle ferite italiane, compiuto insieme al fantasma del padre, una sorta di specchio in cui il figlio riconosce il suo stesso bisogno di verità. E sullo sfondo Milano, spettatrice a sua volta di una tragedia annunciata.

ISBN
9788838931727
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