Vi do subito un consiglio. Toglietevi dalla testa il John Williams di Stoner, quello della scrittura magistrale e dei capolavori. Qui non riuscirete a trovarlo. Certo, la stoffa non mancava al ragazzino che a soli vent’anni racconta la giornata di un giovane borghese della California, e pur nella sua scrittura acerba possono ritrovarsi tratti di ciò che sarebbe stato di lì in avanti.
Nulla, solo la notte, è l’esordio letterario di Williams, dicevamo, scritto con enfasi nelle lunghe ore vuote della sua esperienza militare tra India e Birmania durante la Seconda Guerra Mondiale. Un libro pubblicato nel 1948, un anno prima della laurea. Il turbine della guerra e l’incertezza della giovinezza devono aver toccato nel profondo l’autore, che disegna un protagonista incerto, dalla biografia familiare particolare, in balìa della vita e senza la protezione dei genitori, sparita troppo in fretta. «Questa stanza è come la mia anima: sporca e disordinata». Arthur Maxley ha l’animo opaco, stretto e costretto. Lo seguiamo da mattina a sera, in una sola giornata estiva a San Francisco, spesa tra le feste in cui si beve troppo e tra persone lamentose e viziate. Se Williams fosse stato uno scrittore mediocre, la cosa avrebbe anche potuto concludersi qui, e nella sua banalità avremmo letto una perfetta descrizione di un qualsiasi giorno vuoto di un qualsiasi americano di fine anni ’40.
Ma Williams ha “i colpi del futuro campione”, e li mette al servizio della storia, che dalla metà in poi sterza decisamente verso strade più profonde e interessanti, fatte di ricordi dell’infanzia, di una madre perduta senza sapere quale sia la causa e di un uomo d’affari in giro per il mondo e lontano da casa; un padre che, in città per un giorno, propone al figlio un incontro. Da questo momento la semplice descrizione fa largo alla lucidità spietata e sensibile della condizione umana, della fragilità di ogni personalità. Nel dialogo tra padre e figlio le parole non bastano, così arriva lo sconforto, la delusione. Sentimenti che Arthur cerca di spegnere nei club immersi per le strade della grande città, che diventa la mamma mai avuta, e si trasforma, un cocktail dopo l’altro, in una donna affascinante, compagna di solitudini e seduzioni. Prima e dopo la notte non vi è nulla da ricordare o per cui valga la pena vivere. Resta quel presente amaro e sul punto di esplodere, che non ha la certezza di arrivare al mattino e conservare attimi di profumo e serenità.
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