Unmap – Pressures

Una band non band, gli Unmap. Inizialmente, il progetto di Alex Stolze e Marichen Danz era nato per sonorizzare le performance di quest’ultima. A un certo punto, però, i due devono essersi resi conto che le melodie nate dalle loro session erano tutt’altro che disprezzabili e, soprattutto, avevano la forza per camminare con le proprie gambe. E dunque dopo l’ingresso in formazione del bassista Matthias Geserick e del batterista Thomas Fietz, ecco gli Unmap e Pressures, il disco di debutto.

Melodia, dicevamo prima: pop, e di prima qualità pure. Basta ascoltare ABC (hierarchy of the alphabet) per rendersene conto. Ipnotica, con tracce di dub e, r’n’b e dagli aromi trip-hop, è uno dei brani che meglio esemplifica il senso profondo del progetto Unmap, all’insegna di un’elettronica minimalista e melodica al tempo stesso, con suoni che rimbombano profondi e testi che riflettono sui costrutti artificiali della nostra società (il linguaggio, per esempio) non senza una buona dose di paranoia. Pirates è un altro bel passaggio, un r’n’b digitale che prende al laccio con un beat minimo. I riferimenti sono Tricky e Massive Attack, ma anche il post-rock e certe derive “cosmiche”: Monkey effort, ad esempio, cresce lenta e celestiale, e un po’ richiama alla memoria le “interferenze di trasmissione” dei Boards of Canada e un po’ i Sigur Rós.

Mediamente, però, i toni sono tutt’altro che chiari. Altar la butta sul noise e su un tono da minaccia incombente. I pattern ripetitivi e un approccio a tratti persino cameristico (merito anche di qualche tocco di archi) non devono trarre in inganno: la musica degli Unmap possiede pure un groove di sapore hip-hop, capace di catturare in maniera sorniona. Per esempio Take over, scandita da un tintinnare ipnotico e rifinita da una chitarra carica di mistero, e When to lead and when to follow, opportunamente animata da un passo marziale.

Con Pressures, insomma, gli Unmap sono riusciti a tenere bene assieme i molteplici fili della loro ispirazione, senza particolari alzate d’ingegno ma neppure grossolate cadute di tensione. Un lavoro coeso, intrigante, che la produzione (curata dalla formazione assieme a Marco Haas e PC Nackt) ammanta di un fascino berlinese senza tempo. Da tenere d’occhio.

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