Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare, diceva Seneca. Ce lo ricorda anche Andrew O’Hagan nel suo ultimo romanzo, Stammi vicino. Un racconto che scava sotto la superficie delle cose ma senza disprezzare le apparenze, senza discostarsi dal fascino che, a volte, quella superficie possiede.
Il protagonista della storia è David Anderton, cinquantaseienne e nuovo parroco di Dalgarnock. Lì, nella piccola cittadina della Scozia, David ha le sue abitudini, le sue piccole gioie quotidiane, un buon bicchiere di vino, la musica di Chopin e le belle chiacchierate con la signora Poole, la sua perpetua. Ha studiato ad Oxford, Anderton, studi che lo hanno reso un uomo forte, colto, dalla grande coscienza critica. La vita di David segue la sua mente mai sazia, sempre alla ricerca del nuovo, della libertà. Mosso da un senso di inquietudine, ha scelto il paesino scozzese per isolarsi, per prendere le distanze dal suo mondo, dal suo passato e da se stesso.
In questa comunità, che sembrava inizialmente pronta ad accoglierlo e salvarlo, il parroco dovrà fare i conti con le insidie che si nascondono dietro i facili giudizi delle persone, dietro l’ottusità, l’ignoranza, la finta moralità, perfino dietro la religione. Rapito dal fascino della vita disperata e senza scrupoli di una giovane coppia, Mark e Lisa, David cade nel baratro, attraversa le parti più buie di se stesso e delle sue credenze.
O’Hagan fa cadere ogni resistenza, dimostra di avere talento nel carezzare la superficie delle cose e delle persone, e con tocco leggerissimo portarci piano al di sotto, senza troppe increspature. Stammi vicino diventa la storia di un uomo e del suo desiderio di vivere una vita libera e mai sazia, sempre rivolta alla scoperta e al dubbio. L’esperienza umana che nasce da queste pagine accende la luce sulla laicità, sulle lievissime e puntuali sottrazioni di ogni momento nel nostro cammino, al quale rispondiamo chiedendo aiuto a ciò che nasce e sopravvive tra la nostra mente e il nostro cuore.