Emilio Salgari - Buffalo Bill

Un omaggio al West: Buffalo Bill per rafforzare il mito

Esiste, se si studiano attentamente i romanzi di Emilio Salgari, un rapporto molto stretto con la figura di Buffalo Bill, personaggio simbolo del West entrato nell’immaginario collettivo. È chiaro come Salgari abbia voluto, attraverso i suoi libri, rendere omaggio al mondo della frontiera che stava svanendo sotto il peso degli anni e dell’avanzata dell’uomo bianco e del progresso. La figura dell’eroe è sicuramente la migliore se si vuole rafforzare un mito. I personaggi salgariani rimangono nell’immaginario collettivo e vanno al di là della precisione storica dei fatti raccontati. Nella carrellata di indiani e cowboy che l’autore veronese ci presenta non poteva di certo mancare chi ha realmente contribuito alla creazione del mito del grande Ovest: Buffalo Bill. Proprio lui, il colonnello William Frederick Cody, era il personaggio sbiadito che Salgari aveva visto esibirsi all’arena di Verona. I suoi spettacoli, attrazione per milioni di persone in tutto il mondo, non erano più sufficienti, secondo lo scrittore, a rappresentare il West. I pochi frammenti di leggenda che Cody presentava al pubblico erano invecchiati e per di più inseriti in un contesto assolutamente non naturale, sotto il tendone di un circo e nei limitati spazi di un’arena. Bisognava, in un certo senso, “salvare il salvabile”, recuperare quei pochi frammenti e farli rivivere nel loro contesto naturale, sfruttando l’enorme portata dello strumento letterario. Quell’antico eroe del passato, Buffalo Bill, che lotta contro i segni del tempo nello spettacolo veronese sotto gli occhi del giovane Emilio, torna a brillare nelle pagine dei romanzi salgariani: «Quell’uomo straordinario, che ad una forza ed audacia prodigiosa univa una bellezza fisica da dio greco» [1].Protagonista indiscusso de Il Re della prateria, Salgari ci racconta l’ascesa di questo grande personaggio e le imprese che lo hanno fatto entrare nella leggenda:

Buffalo Bill […] era allora l’eroe delle praterie americane. Certo nessun uomo si era guadagnata tanta fama quanto quell’intrepido avventuriero, che incarnava l’antico tipo del vero corridore e del cacciatore di prateria e forse a nessuno più di lui erano toccate tante straordinarie vicende. Egli era allora la vera bestia nera degli indiani […] ed è certo che i rossi guerrieri non avrebbero esitato a perdere tutti i loro cavalli e le loro armi, pur di avere nelle loro mani la sua capigliatura. […] aveva cominciata la sua carriera giovanissimo […] possedeva un fucile che era ancora sconosciuto ai cacciatori delle frontiere, uno Springfield ad ago, che gli era costato un occhio e col quale sapeva fare dei veri prodigi ed un superbo cavallo bianco che aveva battezzato col nome di Brigham, un animale che gli era affezionatissimo e che gli aveva salvata varie volte la vita, distanziando sempre i mustani della prateria. […] ecco Buffalo Bill sulle frontiere in lotta continua cogl’indiani suoi implacabili nemici […] Nel 1876 è fra le Montagne Nere dove Sitting Bill, il famoso capo dei Sioux, aveva dissotterrata la scure di guerra e distrutta completamente la colonna del Generale Custer […] fu in quell’occasione che il terribile cacciatore si acquistò la fama di essere, anche per gl’indiani, assolutamente invincibile. [2]

Quando Harris, Annie e Blunt sono in grave difficoltà assediati dagli indiani, ecco che sopraggiunge l’eroe del West in soccorso. Quasi come un aiuto divino, Buffalo Bill compare dal nulla e mette a disposizione degli sfortunati protagonisti tutte le sue virtù:

Era un uomo bianco che indossava il caratteristico costume dei cacciatori di prateria, col sombrero messicano sul capo e la lunga capigliatura. Montava un bellissimo mustano e galoppava dritto verso il treno, sferzando vigorosamente la sua cavalcatura, quantunque filasse come una tromba marina. […] con un volteggio fulmineo […] si levò il cappello salutando […] Era un bellissimo uomo sulla trentina, dalle linee perfette come quelle d’un greco, con lunghi capelli bruno-oscuri che gli cadevano in riccioli sulle spalle, come usavano gli abitanti delle frontiere e di statura alta ed atletica. [3]

Vanno poi sottolineati due aspetti interessanti nella descrizione che Salgari fa di Buffalo Bill. Il primo è il continuo richiamo agli spettacoli itineranti che il colonnello Cody porta in giro per il mondo. Nelle pagine che l’autore dedica all’eroe del West si legge infatti: «Buffalo Bill, diventato poi popolarissimo anche in Europa e soprattutto in Italia, facendosi ammirare colla sua banda indiana ed i suoi più intrepidi cow-boys» [4]. Ma ancor più evidente questo aspetto risulta essere a pagina 123 de La sovrana del campo d’oro, quando Salgari inserisce addirittura una nota a piè di pagina, con riferimento al colonnello Cody, per richiamare alla mente del lettore gli spettacoli e i rodei di Buffalo Bill. Nella nota l’autore scrive: «il conduttore della truppa indiana che venne anche in Italia» [5]. Il secondo elemento caratterizzante potremmo definirlo quasi paratestuale. A pagina 120 dello stesso romanzo (Mondadori, 2004) è presente una raffigurazione di Buffalo Bill a cavallo, la cui didascalia dice testualmente: «L’eroe Buffalo Bill» [6]. Note a piè di pagina e didascalie sembrano aiutare Salgari nel presentare al lettore l’immagine dei suoi eroi. Ma mentre il richiamo agli spettacoli del colonnello rientra più in un processo di unione fra resoconto giornalistico e romanzo, caratteristico dell’autore veronese, la parola eroe della didascalia fornisce al pubblico l’indicazione diretta e precisa sul ruolo di Buffalo Bill, da considerare, appunto, eroe. Non solo quindi le sue gesta all’interno della storia narrata lo elevano a mito, ma già l’impostazione editoriale del testo ne caratterizza gli aspetti.

C’è poi un altro personaggio che Salgari definisce «l’uomo più scaltro, più temuto e più svelto di tutti gli scorridori della prateria […] dotato d’una audacia incredibile e d’un sangue freddo assolutamente eccezionale» [7]: Bud Turner. Altro personaggio che entra di diritto nel mito del West, Turner viene così descritto dall’autore veronese:

Era, come Buffalo Bill di cui era stato per lungo tempo compagno di avventure, uno degli eroi più popolari del Far West. Nato nella prateria, aveva trascorso la sua vita nella prateria, sempre in guerra cogl’indiani, suoi mortali ed accaniti nemici. A soli trent’anni si era guadagnato il titolo di “Campione degli uccisori d’uomini”. Non si creda però che Bud Turner fosse un Uccisore d’uomini nel vero senso della parola, ossia che ammazzasse pel puro capriccio di mettere una tacca di più sul calcio del suo infallibile rifle o della sua rivoltella. Non era uno di quei sanguinari bad-man, sempre alla caccia di capigliature indiane […] Era diventato un terribile uccisore in causa della vita avventurosa che conduceva e della carica di sottosceriffo di Gold-City. [8]

Come già avvenuto per Buffalo Bill, Salgari inserisce una nota a piè di pagina per darci ulteriori informazioni su questo mitico personaggio: «Quest’uomo non meno straordinario di Buffalo Bill, non è morto che l’anno scorso, a settantacinque anni, a Tanton nel Missouri» [9]. Da notare come l’autore tenda costantemente ad accostare la figura di Bud Turner a quella del colonnello Cody. Un procedimento dettato non solo dalla storia comune dei due eroi, ma soprattutto per fornire al lettore un buon termine di paragone su cui valutare le doti di Turner, avvicinato nelle sue capacità al mitico Bill. Ma Salgari spende parole anche per un altro personaggio che ha realmente fatto la storia del Far West, questa volta però dalla parte opposta dei cowboy: Toro Seduto, «famosissimo capo, anima della resistenza dei sacre sioux» [10]. Nella descrizione del grande capo indiano l’autore oltrepassa di nuovo il romanzo per sfociare nella storia attraverso una scrittura molto simile al resoconto giornalistico:

Due parole prima su questo famosissimo capo […] Era nato nel 1837 […] A quattordici anni affrontava il suo primo nemico, il quale era naturalmente un uomo bianco, lo uccideva e lo scotennava come se fosse ormai un vecchio guerriero. Fu allora che assunse lo strano soprannome di Toro Seduto […] che rimase celebre fra tutte le tribù indiane […] Nemico implacabile della razza bianca nella quale vedeva già la sterminatrice della razza rossa, aveva preso parte a tutte le insurrezioni […] portava dipinti sul suo grande mantello di bisonte ben ventitré combattimenti ai quali aveva preso parte, facendo sempre meravigliare i suoi nemici per la sua straordinaria audacia […] – Venite a prendermi, se vi basta l’animo: io vi aspetto!…In quanto al vostro denaro tenetevelo: gli sioux non ne hanno bisogno. [11]

Un’ulteriore dimostrazione che il concetto di eroismo, per Salgari, acquista nel west una valenza ben più ampia che negli altri suoi romanzi. Difficile, nella prateria americana, distinguere con certezza il bene e il male, e difficile sopravvivervi se non si posseggono quelle qualità che fanno di un uomo un eroe, di una donna intrepida combattente sia essa giovane di razza bianca o agguerrita capo indiana. Con questi racconti e con i personaggi mitici che li animano, l’autore riesce a veicolare verso il lettore il leggendario scenario del West che rischia di perdersi, e nello stesso tempo, in controtendenza rispetto a ciò a cui aveva assistito all’arena di Verona, a rendere omaggio al mito della frontiera americana, imprimendola nell’immaginario collettivo.

Note:

[1] Emilio Salgari, La sovrana del campo d’oro, Milano, Mondadori, 2004, p. 155.

[2] Ivi, pp. 155-157.

[3] Ivi, pp. 119-121.

[4] Ivi, p. 155.

[5] Ivi, p. 123.

[6] Ivi, p. 120.

[7] Emilio Salgari, La scotennatrice, Milano, Fabbri, 2002, pp. 15, 22.

[8] Ivi, p. 20.

[9] Ibidem.

[10] Ivi, p. 194.

[11] Ivi, pp. 194-195.

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diDonato Bevilacqua

Proprietario e Direttore editoriale de La Bottega di Hamlin, lettore per passione e per scelta. Dopo una Laurea in Comunicazione Multimediale e un Master in Progettazione ed Organizzazione di eventi culturali, negli ultimi anni ho collaborato con importanti società di informazione e promozione del territorio. Mi occupo di redazione, contenuti e progettazione per Enti, Associazioni ed Organizzazioni, e svolgo attività di Content Manager.