John Carpenter – The ward. Il reparto

Dieci anni. Tanto è passato da Fantasmi da Marte, lavoro che sembrava aver messo definitivamente la parola “fine” in calce alla filmografia di uno dei più grandi registi della storia del cinema (horror). La forma non sembrava delle migliori: lontano anni luce dai capolavori 1997: fuga da New York (1980), La Cosa (1982) e Il seme della follia (1994), il film s’accontentava di mettere insieme in modo un po’ sbrigativo una commistione di action, sci-fi ed horror. Un compitino, insomma.

The ward non migliora le sensazioni relative alla carriera del cineasta americano. Al di là del valore (mediocre, tanto per esser subito chiari) della pellicola, a stupire è l’impersonalità dell’insieme. Basato su una sceneggiatura di Michael e Shawn Rasmussen e girato, come sempre, con pochi mezzi, Il reparto (questo il titolo italiano) racconta della vicenda (ambientata negli anni ‘60) di Kristen, una ragazza che finisce ricoverata in un manicomio dopo aver dato fuoco ad una fattoria. Nella stessa ala dell’ospedale sono confinate anche la nevrotica Emily, la seducente Sarah, la silenziosa ed infantile Zoey e la creativa Iris. Qualcosa, tuttavia, non va, e Kristen non ci mette molto ad accorgersene: di notte, per i corridoi dell’ospedale, comincia a manifestarsi un’oscura e terribile presenza che, a poco a poco, uccide tutte le sue compagne, nell’indifferenza del personale medico. Lo scontro finale sarà rivelatore, e metterà le varie tessere del puzzle a posto. In maniera tutt’altro che inaspettata, però. Il plot, infatti, fa pensare a Identity (2003) di James Mangold riletto alla luce di Shutter Island (2010) di Martin Scorsese, con l’aggiunta di un pizzico di Gothika (Mathieu Kassovitz, 2003). Il risultato è un prodotto, ancora una volta, diligente, ordinato ed ordinario, che suscita brividi meccanici e non tira fuori un’invenzione che sia una. Per fortuna Carpenter ci risparmia il predicozzo sull’inumanità dei trattamenti riservati, in passato, ai malati di mente, limitandosi a suggerire visivamente il tema tramite le feroci “esecuzioni” della misteriosa creatura, la quale uccide le sue vittime con metodi e strumenti clinici (bisturi, scosse elettriche e quant’altro).

The ward, insomma, è un film di Carpenter solo perché nei credits c’è il suo nome. L’avesse firmato con uno pseudonimo, difficilmente qualcuno gliene avrebbe attribuito la paternità tanto è piatto, privo di mordente e banale. Dieci anni son passati da Fantasmi su Marte: forse era il caso di aspettare ancora un altro po’.

SOSTIENI LA BOTTEGA

La Bottega di Hamlin è un magazine online libero e la cui fruizione è completamente gratuita. Tuttavia se vuoi dimostrare il tuo apprezzamento, incoraggiare la redazione e aiutarla con i costi di gestione (spese per l'hosting e lo sviluppo del sito, acquisto dei libri da recensire ecc.), puoi fare una donazione, anche micro. Grazie