Mike Watt – Hyphenated-man

Chiusi gli anni Zero con il botto grazie ai Floored by Four e al disco omonimo, Mike Watt ritorna subito in pista, stavolta solo, e più che far centro (cosa che, per uno come lui, è quasi scontata), sorprende per la varietà e la qualità della sua ispirazione. A cinquantaquattro anni suonati e con un curriculum che comprende Minutemen, fIREHOSE, Banyan, Porno for Pyros e quant’altro, Watt non solo ha le idee, ma pure la lucidità per realizzarle con sufficiente precisione

Hyphenated-man riprende il discorso dei precedent lavori solisti del bassista: sfrutta il meccanismo del concept per dipingere un affresco variopinto in cui arte, musica e vita private si fondono. L’ispirazione, infatti, nasce tanto dalle minuscole creature ritratte nei quadri di Hieronymus Bosch (alle quali è dedicato il titolo di ciascuna canzone) quanto dalle peripezie di Dorothy, la protagonista de Il meraviglioso mago di Oz di Lyman Frank Baum, ma l’obbiettivo è puntato sulla sua vita da “middle-aged man”. Il filtro, invece, è rappresentato dalla musica dei Minutemen (letteralmente, “piccoli uomini”), da quelle schegge sonore a base di punk, funk, country, blues, hardcore, folk e quant’altro con cui Watt è stato costretto a rimisurarsi spinto da We jam econo, il documentario sulla band che Keith Scheiron e Tim Irwin hanno cominciato a realizzare proprio durante la fase di concepimento dell’album.

Si chiude il cerchio, insomma, o quasi: perché se l’approccio free e decostruzionista è quello di sempre (per intenderci, di Double nickels on the dime), la furia s’è un po’ placata. Ma nonostante qualche passaggio più scontato, in Hyphenated-man i numeri di classe non mancano. Bird-in-the-helmet-man sfodera un riff maschio, degno degli ZZ Top. Stuffed-in-the-drum-man è una delirante pièce all’insegna di un post-punk primitivista e disarticolato, come la danza alienata e scomposta di Fryingpan-man, che piacerebbe a David Thomas. Shield-shouldered-man è un mirabile esempio di hardcore-funk “esploso”. Bell-rung-man è un valzerino spettrale, oscuro, Boot-wearing-fish-man è graffiante e ossessiva. Ma è forse Blowing-it-out-both-ends-man il capolavoro del disco, imperniata com’è su scatenati beat tribali, bassi che pompano forsennati e frenetiche schitarrate di funk atonale. Mockery-robed-man è un turbine di minimalismi, mentre Hill-man strizza l’occhio (a modo suo) alle nenie nevrotiche di un David Byrne. Man-shitting-man è una litania oscura ed imperiosa, dalle tentazioni lisergiche.

Sebbene un po’ dispersivo e non sempre lucidissimo nel portare avanti il suo discorso bizzarramente sincretico, Hyphenated-man è comunque un disco più che dignitoso, testimonianza ulteriore di un talento che non conosce confini di genere o barriere temporali.

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