Il maestro di compagnia

Tayama Katai e Il maestro di campagna

Tayama Katai è l’autore del libro Il maestro di compagnia, che la casa editrice Marsilio porta in libreria in questo periodo. Il libro esce nella collana Letteratura universale.

Appassionato ritratto dei sogni e degli ideali di una generazione, il romanzo costituisce un importante documento storico-letterario, ma anche un’originale esplorazione degli effetti della modernità sulle comunità che si trovano alla sua periferia.

Tayama Katai – Il maestro di campagna

Il maestro di compagniaGiappone, 1901. Hayashi Seizō è giovane e ambizioso, ma anche povero, e a differenza dei coetanei che si trasferiscono a Tōkyō per proseguire gli studi, è costretto, dopo il diploma, a rimanere in provincia. Qui accetta con scarsa convinzione un posto da maestro elementare in un villaggio.

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Nel Maestro di campagna Tayama Katai ripercorre la traiettoria di un vinto, basandosi sui diari di un giovane realmente esistito. Deluso progressivamente dall’amore e dall’amicizia, frustrato nelle ambizioni di riscatto sociale e artistico, Seizō sembra poco alla volta accettare la propria sorte nel mondo. Ma quando ciò avviene, la tragedia lo colpisce, negli stessi giorni in cui il paese esulta per le vittorie della Guerra russo-giapponese.

Incarnando magistralmente le poetiche del naturalismo, Il maestro di campagna ci restituisce un caso di studio sull’infelicità umana, in cui le condizioni familiari, sociali e geografiche di partenza giocano un ruolo determinante.

 

 

 

L’autore

Tayama Katai (1872-1930), appartenente a una famiglia di samurai decaduti, si dedica in gioventù agli studi classici, per poi appassionarsi alla letteratura europea. Grazie alla frequentazione di intellettuali di fama come Kunikida Doppo e Yanagita Kunio, espande ulteriormente i propri orizzonti e approfondisce la conoscenza del naturalismo, in particolare tedesco, diventando sostenitore di uno stile di scrittura autentico e immediato, scevro da velleità stilistiche e influssi romantici, capace di rappresentare la natura umana così com’è. Tali principi vengono applicati in racconti come Jūemon no saigo (La fine di Juemon, 1902) e Shōjobyō (La passione per le ragazze, 1907), ma è Futon (Il futon, 1907) a consacrarlo in Giappone come esponente di punta del naturalismo. Tra le opere più significative si ricordano anche Sei (Vita, 1908) e Inaka kyōshi (Il maestro di campagna, 1909).

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