Arrivano finalmente in Italia le cronache narrative del trasgressivo genio cileno Pedro Lemebel. Dopo Di perle e cicatrici e Irraccontabili, Edicola Edizioni ha portato nelle nostre librerie, a partire dal 9 marzo, una nuova raccolta: Folle Affanno, cronache del contagio.
In queste pagine Pedro Lemebel ci offre un punto di vista inedito sul vissuto delle persone omosessuali degli anni Ottanta e Novanta in America Latina. Il mondo queer, oltre ad affrontare la dittatura di Pinochet, in quegli anni vide dilagare anche l’epidemia di AIDS.
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Pedro Lemebel – Folle affanno
Lemebel nelle sue cronache commuove e diverte con la vita delle Locas, che con tacchi alti, trucchi, pellicce e paillettes ci mostrano con coraggio e dignità cosa significa vivere liberamente la propria identità sessuale, anche di fronte alla malattia e alla stigmatizzazione delle minoranze sessuali e di genere. Lemebel racconta il travestitismo omossessuale del Terzo Mondo, spesso in contrapposizione con il “mondo macho” del Primo Mondo, omaggiando le protagoniste con una serie di ritratti indimenticabili, disegnati con tenerezza e compassione.
Grazie all’accurata traduzione di Silvia Falorni, il testo preserva la musicalità del linguaggio poetico dell’artista, ricco di immagini e neologismi. Un misto tra biografia, giornalismo e narrazione sigillato da una prosa graffiante e variopinta. Lemebel, con la sua penna inconfondibile, si fa portavoce della comunità LGBTQI+ – e più nello specifico delle persone trans -, e rievoca con ironia, quasi a sdrammatizzare la tragedia, le storie vissute dai protagonisti: la vita in comunità piena di solidarietà e sorellanza che trova amore anche nella cura della malattia e del dolore stesso, ma è anche una vita di solitudine, povertà e violenza. Con le sue parole Lemebel narra la vita delle Locas avvicinando ancora di più il lettore alle persone trans e queer, simbolo latinoamericano di marginalità e resistenza.
Cronaca dopo cronaca, l’autore cileno racconta il calvario vissuto dagli emarginati cileni di fine secolo e lo fa toccando tematiche più che mai attuali: dall’imperialismo economico alla colonizzazione culturale, passa per la globalizzazione, il rapporto tra politica, omosessualità e questione indigena, trovando
un filo rosso nell’identità di genere. L’artista cileno usa le sue parole e il suo corpo come barricata contro l’omofobia non esitando mai a riportare la verità.
Nel settembre del 1986, infatti, durante uno storico incontro della sinistra militante cilena tenutosi a Santiago lesse il poema-manifesto “Parlo in nome della mia differenza”, per la prima volta tradotto in Folle Affanno, gridando con esso la sua diversità:
“Non sono Pasolini che chiede spiegazioni
Non sono Ginsberg espulso da Cuba
Non sono un frocio mascherato da poeta
Non ho bisogno di maschere
Questa è la mia faccia
Parlo in nome della mia differenza
Difendo ciò che sono…”
L’autore
Pedro Lemebel (1952-2015), scrittore, artista e pioniere del movimento queer in America Latina, nasce in un quartiere popolare di Santiago del Cile. Nel 1987 forma, con Francisco Casas, il collettivo Las Yeguas del Apocalipsis, trasformandosi in un mito della scena artistica cilena e nel simbolo internazionale della liberazione sessuale.
Di Pedro Lemebel sono stati tradotti in Italia: Ho paura torero, Baciami ancora, forestiero, Parlami d’amore (Marcos y Marcos), Di perle e cicatrici e Irraccontabili (Edicola Edizioni).