Federico Finchelstein

Federico Finchelstein e una breve storia delle bugie dei fascismi

Federico Finchelstein in libreria nei mesi scorsi per Donzelli editore. Il volume si intitola Breve storia delle bugie dei fascismi. Il libro è arricchito da una prefazione di Angelo Ventrone.

Ecco un breve estratto del libro di Federico Finchelstein: «Storicamente, il fascismo e la menzogna vanno a braccetto. Prima o poi, anche i suoi seguaci vedranno che il re è nudo. Ma purtroppo, prima che il re cada, molti cittadini pagheranno le conseguenze delle sue azioni».

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Federico Finchelstein e Breve storia delle bugie dei fascismi

Federico FinchelsteinDa Hitler a Mussolini, i capi dei regimi fascisti hanno fatto della menzogna la base del proprio potere. I seguaci delle ideologie fasciste credevano ad ogni affermazione del capo, ritenendolo una sorta di incarnazione della verità stessa. Perché un fascista considera le menzogne più assurde, e spesso odiose come quella della razza, pura verità? Nel fascismo è l’idea stessa della verità empirica ad essere messa in discussione: la verità non corrisponde a ciò che si vede, ma a ciò che si crede, indipendentemente da qualsiasi prova o dimostrazione.

Federico Finchelstein riprende la sua definizione ampia di fascismo e post-fascismo – secondo la quale gli attuali governi populisti non sono che manifestazioni di una forma di fascismo adattata alle regole democratiche – per far emergere la centralità delle bugie nei fascismi, a suo avviso uno degli elementi essenziali per comprendere il funzionamento non solo del fascismo storico, ma anche delle sue versioni odierne. La menzogna, infatti, è tornata a ricoprire un ruolo fondamentale nella politica: basti pensare a ciò che accade con la pandemia da coronavirus in paesi governati da «post-fascisti», come gli Stati Uniti di Trump o il Brasile di Bolsonaro, dove – come l’autore spiega nell’introduzione scritta appositamente per questa edizione italiana – il negazionismo sostenuto oltre ogni limite sta avendo conseguenze drammatiche per la popolazione, e il coronavirus è stato la scusa perfetta per concentrare ulteriormente il potere e portare avanti l’obiettivo autoritario.

Si tratta di un caso eclatante, certo, ma non è raro nel presente che i fatti vengano considerati fake news, mentre le notizie davvero inventate vengano elette a grandi verità, amplificate e sostenute da governi che si servono della menzogna per orientare gli elettori: del resto, come avverte Angelo Ventrone nella prefazione al volume, ormai abbiamo «imparato che, nel tempo dei social media, un contenuto falso, se viene ripetuto infinite volte, rimbalzando da una mente all’altra, ha la possibilità di essere creduto vero, tanto da riuscire forse a condizionare addirittura i risultati di elezioni politiche nazionali».

Questo libro offre uno strumento utile per confrontarci con il nostro tempo, in quanto ci ricorda che ciò che stiamo vivendo è il risultato di una lunga storia, il punto di arrivo di un percorso che si muove tra la politica e la cultura, e che è bene non ignorare.

L’autore

Federico Finchelstein è professore di Storia alla New School for Social Research e all’Eugene Lang College di New York. È autore di numerosi libri, tradotti in molte lingue, tra i quali ricordiamo Dai fascismi ai populismi (Donzelli, 2019), The Ideological Origins of the Dirty War (Oxford University Press, 2014) e Transatlantic Fascism (Duke University Press, 2010). Collabora con vari media americani, europei e sudamericani, come il «New York Times», il «Washington Post», il «Guardian», la Cnn, il «Clarín», il «Corriere della Sera», «Nexos» e «Folha de S. Paulo».

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